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Una scommessa che va affrontata

Nei giorni scorsi il presidente di Confindustria Belluno, Gian Domenico Cappellaro, ha detto di ritenere che, una volta approvata, la legge attuativa dell’articolo 15 dello Statuto del Veneto (quello che riconosce la specificità della Provincia di Belluno) sarà «l’ennesima beffa per i Bellunesi, che si vedono riconoscere la tanto agognata specificità dopo che l’ente che è chiamato a gestirla è stato svuotato, in attesa di essere addirittura cancellato». Il riferimento è alla legge Delrio, che ha trasformato le Province in enti di secondo livello governati dai sindaci, e all’intenzione del Governo di cancellare le Province dalla Costituzione.
Chi sarà chiamato a governare – ha scritto ancora Cappellaro – «non si troverà certo nelle condizioni per assumersi quelle responsabilità che invece sono richieste a chi si deve occupare di funzioni strategiche quali le politiche transfrontaliere, le risorse idriche ed energetiche, la viabilità e i trasporti, il sostegno e la promozione delle attività economiche, l’agricoltura e il turismo», cioè le materie che la Regione si appresta a trasferire alla Provincia di Belluno. Senza dimenticare – conclude il presidente degli Industriali bellunesi – «l’incertezza sulle risorse, visti i reiterati tagli ai trasferimenti decisi a livello nazionale».
A Cappellaro ha subito risposto Giacomo Deon, presidente di Confartigianato Belluno, facendo presente che la legge Delrio ha riconosciuto nuovi spazi di autonomia alle province totalmente montane e che nella modifica della Costituzione Belluno potrebbe consolidare la sua specificità «con un riconoscimento al più alto livello nella gerarchia delle fonti legislative». «Il risultato non è ancora conseguito – fa presente Deon – ma i rappresentanti bellunesi in Regione e a Roma si stanno dando un gran daffare». Di qui la sua conclusione: no a dichiarazioni che disorientano e tolgono speranza nel futuro; sì alla necessità di fare squadra e di assumersi le responsabilità del momento.
Deon riconosce che sarà difficile e che forse come Bellunesi «non ne saremo capaci», ma questo non significa che non sia il caso di provarci.
È vero che le difficoltà e le incertezze non mancano, ma è anche vero che limitarsi a dolersene non serve a nulla. Molto meglio (e più utile) cercare di mettere a frutto quello che si può, passo dopo passo, con determinazione e tenacia. È questa anche l’indicazione che viene dai territori "speciali" con cui confiniamo: l’autonomia non si costruisce per salti, ma un po’ alla volta, stando uniti e cercando in tutti i settori possibili di fare qualche passo avanti.

Leggi il "fondo" della settimana scorsa.

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