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Turismo in bicicletta subìto e non gestito

Sono sempre più numerosi i ciclisti che scelgono per le loro sgambate i dislivelli e i paesaggi dolomitici della provincia di Belluno. Costituiscono una presenza importante, però quasi sempre subìta dal territorio e quasi mai gestita. Così, difficilmente questa presenza diventerà una risorsa.
Il confronto come sempre insegna. Le due Province autonome di Trento e di Bolzano da molti anni sono impegnate in una politica di valorizzazione del cicloturismo con grossi investimenti sulle piste ciclabili e con un vasto coordinamento dell’offerta (itinerari, segnaletica, ospitalità). Qui da noi invece i ciclisti li accogliamo in modo sostanzialmente disorganizzato e a volte, perfino, li prendiamo in giro.
Fateci caso, i “monconi” di ciclabile sono diffusi: costituiscono un pericolo e sono un pessimo biglietto di accoglienza del ciclo–turista. Basta vedere lo “spezzatino” ciclabile in centro a Belluno, ma non fa bella figura nemmeno il centinaio di metri di “pista” che si stacca e subito si riattacca alla 203 Agordina appena a nord del sito minerario di Val Imperina. Qui, a dire il vero, il problema è terra–terra: non si trovano i soldi per completare il progetto della ciclabile Sedico–Agordo. «Non si farà mai», ci rivela un amministratore locale.
Nelle scorse settimane gli amici della bicicletta si sono fatti sentire dopo aver scoperto che era stato abolito il servizio di trasporto bici sul treno Belluno–Calalzo (treno appena ripristinato dopo mesi di chiusura). Calalzo di Cadore – notare bene – è sede di partenza della ciclabile «La Lunga Via delle Dolomiti», percorso spettacolare che passa per Cortina e arriva a Dobbiaco. E così si è saputo che il servizio non è più stato istituito semplicemente perché il nuovo contratto fra Trenitalia e Regione non lo prevede. Chi ha preparato le carte in Regione e non se n’è accorto? E d’altra parte chi avrebbe dovuto mettere in guardia Venezia, se in realtà il territorio bellunese non ha un progetto politico complessivo per la valorizzazione del turismo a pedali? Subiamo e non gestiamo.
Subiamo, per esempio, il passaggio di giri ciclistici che bloccano il traffico, creano disagio e lasciano pochi vantaggi al territorio.
Eppure, guardiamoci intorno: il carosello Superski Dolomiti, colosso europeo dello sci, si è inventato il carosello Dolomiti Supersummer (www.dolomitisupersummer.com) e ora utilizza gli impianti di risalita anche d’estate per portare in quota le bici (c’è un gancio di fianco al sedile), offrendo agli appassionati di mtb chilometri di tracciati sostanzialmente in piano e in discesa, insieme a pacchetti–vacanza.
È nata una nuova passione e anche sulle nostre Dolomiti si vedono numerosi ciclisti, italiani e stranieri, infangati e soddisfatti, alla scoperta di itinerari emozionanti.
È meglio gestirli, non subirli.

Leggi il "fondo" della settimana scorsa.

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