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E' ripartito il treno
per il Cadore

Un fischio e poi un grande applauso, che aveva un che di liberatorio. E’ quello che si è elevato venerdì 1 agosto poco dopo le 8.50 dalla banchina della stazione di Calalzo di Cadore all’arrivo arrivo del treno. Dopo tanti mesi di assenza quel fischio ha riempito le orecchie, ma anche i cuori delle diverse persone in attesa. Accanto ai viaggiatori in partenza c’erano molti semplici cadorini che, come indicava il grande striscione preparato da Tiziana Menegus e dal figlio George Buxton, volevano testimoniare che il treno Ponte–Calalzo correva ancora.
La notizia dell’arrivo tuttavia non aveva goduto dei tempi tecnici utili per divenire di dominio pubblico. Se ciò fosse accaduto, il numero delle persone presenti sarebbe stato ben più elevato (ne era all’oscuro lo stesso ufficio Iat posto in stazione). Anche i responsabili delle amministrazioni locali non hanno voluto mancare. Alcuni sono giunti con lo stesso treno, altri erano in attesa sulla banchina. E si contavano sulle dita, le assenze.

Commenti dei sindaci

C’è stata tanta convinta partecipazione al «Viva il treno» gridato dal sindaco di Pieve di Cadore, Maria Antonia Ciotti, a cui aveva fatto eco il «Finalmente» della collega di Santo Stefano, Alessandra Buzzo. «Dobbiamo difendere il nostro treno e farlo proseguire fino a Dobbiaco», ha aggiunto il primo cittadino di Vodo, Gianluca Masolo, mentre, scherzando, il sindaco di Calalzo, Luca De Carlo, ha osservato: «Il treno ha potato il sole. E’ la prima giornata di sole perché c’è il treno».
«E’ una bella giornata in tutti i sensi», è stato il commento del sindaco Mario Tremonti di Lorenzago. «Si riapre la ferrovia ed è auspicabile che questa sia l’ultima volta», sottolineando poi che il tra–sporto su rotaia deve però raggiungere l’adeguatezza richiesta a un servizio pubblico, quella a cui ogni cittadino ha diritto, e, in particolar modo, gli abitanti di montagna. «C’è molto da fare, da mi–gliorare. Un treno che fa poco più di 30 km/h di media nel 2000, se ha solo una valenza turistica può anche andar bene, ma dobbiamo allora incentivare i turisti perchè si avvalgano di questo mezzo».
«Più che emozione», ci ha detto Giuseppe Cian, vicesindaco di Domegge, «è felicità per aver avuto di nuovo il treno in Cadore dopo mesi di isolamento. Visto che oggi è una buona giornata, questa sia anche di buon auspicio per la ferrovia».
«Siamo contenti», è stato l’incipit di Mario Manfreda, sindaco di Lozzo. «Abbiamo tenuto duro. Adesso se vogliamo rivitalizzare la ferrovia dobbiamo pensare un po’ in grande, a un proseguimento, a completare il circuito portandola verso l’Alto Adige. Bisogna, inoltre, coordinare il trasporto pubblico ruota–rotaia, gli orari e altro ancora. Serve un cambio culturale anche nella gente che deve imparare ad usare i mezzi pubblici». E riporta la propria esperienza di utilizzatore del treno: «Spesso sono vuoti, forse perché non sono comodi. Serve renderli comodi e farli usare alla gente».
«Sogniamo in grande, andiamo oltre. Non fermiamoci a Calalzo», è stata la battuta del sindaco di Vigo, Mauro Da Rin Bettina. Che, provocato sulla direzione del prolungamento, ha detto sorridendo: «Lasciamo fare ai tecnici, sarebbe bello andare da ambo le parti. Certamente Cortina diventa un attimo prioritaria, ma l’importante è collegarsi alla linea ferroviaria della Pusteria».
Pierluigi Svaluto Ferro, primo cittadino di Perarolo, rimane con i piedi ancorati a terra, forse perchè più massicciamente coinvolto dalle due chiusure (ferrovia e galleria di Caralte). «Mi auguro che sia un’apertura che vada in continuità, sapendo pure che ci sono dei lavori non ancora conclusi che dovranno essere ripresi prima delle fine del mese di agosto. Presumo si lavorerà di notte, secondo le informazioni che ho. Ciò non dovrebbe portare ad altri disagi. Altro problema invece è dare la possibilità a chi vuole utilizzare il treno a scopo turistico di non continuare viaggiare su vagoni come quelli sui quali siamo arrivati oggi». Importante, risulta per Svaluto Ferro, definire come si voglia collocare questo tipo di tratta. Sarà per i pendolari o per i turisti? Svaluto non nega di preferire la seconda perché la tratta è fra le più belle d’Italia, ma sottolinea i lati carenti come, per esemplificare, la mancanza del vagone per le bici.
«E’ un segno di speranza per tutto il territorio», ha confermato il presidente della Magnifica, Renzo Bortolot. «Non era così scontata la riapertura della tratta, qualche mese fa non ci avremmo creduto. Sono stati bravi a rispettare i tempi, adesso va senza dubbio potenziata. Sarebbe già importante ottenere qualche treno diretto da Venezia con il vagone per le biciclette perchè la pista ciclabile è richiesta, e con due cambi, la cosa diventa quasi impossibile».
Va ricordato ai lettori che la Magnifica alcuni mesi fa si era fatta promotrice di un interessante convegno sulla ferrovia dal quale erano emersi dati e studi, come quelli elaborati da Confindustria, per nulla sconfortanti.
In stazione a Calalzo c’era anche il deputato Federico D’Incà. Gli abbiamo chiesto se vedesse un futuro per questo treno. «Vedo un futuro», ci ha risposto. «Vedo la possibilità reale che diventi una fonte vitale per il Cadore, cinghia di trasmissione per il turismo, forte collegamento con Venezia e con tempi più brevi». Ha poi proseguito sottolineando la validità del progetto – da sviluppare con il Trentino Alto Adige – di un anello ferroviario che metta al centro le Dolomiti, patrimonio dell’umanità, e che permetta alla gente di lasciare a casa l’auto. Un viaggio che risulterebbe sicuramente di–verso a contatto con la natura, magari con la bicicletta vicina. Costituirebbe, per il deputato D’Incà, un rilancio dell’economia turistica del Cadore e del Bellunese in genere.
Concludiamo con Marinella Piazza, anima attiva della vita cadorina. «Credo che dobbiamo guardare in maniera ottimistica a quello che sta succedendo, ma non dobbiamo fermarci, dobbiamo puntare all’Anello delle Dolomiti, dobbiamo pensare a un grande progetto internazionale turistico che dia con serietà una grande dignità al nostro territorio che è un territorio da salvaguardare, da rispettare e da far rispettare. Noi viviamo in un luogo straordinario, non vogliamo vivere in un luogo diverso, però dobbiamo riuscire a innescare quell’economia che è adatta e che fa bene a questo territorio, per cui turismo, artigianato ecc.
Dobbiamo riuscire a trasferire la bellezza del nostro territorio alla gente che ha voglia di venirci, per cui spazio a un ampio, anzi ampissimo, progetto internazionale».
Carla Laguna

Leggi il "taglio medio" della settimana scorsa.

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