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Memoria del Vajont con un fiume di luci

Il 9 ottobre, dal 2011 «Giornata nazionale in memoria delle vittime dei disastri ambientali e industriali causati dall’incuria dell’uomo», ricorre il 51° anniversario della tragedia del Vajont.
Rispetto a dodici mesi fa, in occasione del 50°, quest’anno le manifestazioni di commemorazione del disastro sono in numero minore ed hanno anche una risonanza inferiore, ma non per questo meno significato e valore.
Tra le varie iniziative che sono state predisposte per ricordare la tragedia ne sottolineiamo una, certamente per il messaggio di cui è foriera, ma soprattutto perché è alla portata di tutti e può aiutare tutti a fare memoria di quei tragici fatti di 51 anni fa e a prendere slancio perché eventi del genere non abbiano a ripetersi e, anzi, diventino lo stimolo per impostare in modo diverso il rapporto tra l’uomo e l’ambiente, ma anche tra uomo e uomo.
Si tratta dell’iniziativa denominata «Un fiume di luci» che consiste – spiegano i promotori (il Comune di Belluno e il Comune di Longarone che ha condiviso l’idea) – nell’accendere, all’imbrunire, una candela sui davanzali delle finestre in modo da illuminare la notte con un fiume di luci, unendo simbolicamente, attraverso un piccolo gesto di presenza consapevole e di memoria, l’intera vallata.
La proposta è stata indirizzata a chi abita in Valbelluna, con particolare riferimento a chi si trova lungo il corso del Piave, ma è certamente valida anche per chi risiede nelle altre zone della provincia e anche per chi vive più distante.
I promotori sperano nella massima partecipazione affinché – sottolineano – il silenzio rispettoso e consapevole non possa in nessun modo confondersi con l’indifferenza.
L’accensione dei lumi sarà anche un modo per "collegarsi" alla veglia notturna organizzata a Longarone e condividere con tutti, in religioso silenzio – sottolinea Roberto Padrin, sindaco di quel Comune – questa dolorosa vicenda che ha segnato indelebilmente le comunità del Vajont e l’intero territorio.
«Un fiume di luci» sarà un modo per ribadire che il futuro è affidato nelle mani di ciascuno – fa presente da parte sua l’assessore di Belluno Claudia Alpago Novello – e che il ricordo può e deve trasformarsi in consapevolezza e in impegno individuale e collettivo perché non c’è futuro senza memoria. Memoria che non dimentica una tragedia che poteva e doveva essere evitata, ma che diventa anche monito e stimolo per fare tutto quanto è possibile per evitare che ci siano ancora vittime di altri disastri simili. Un impegno che vale per tutti, che si nutre della partecipazione di tutti e che, in una sera d’ottobre, tra le montagne, può essere alimentato e testimoniato da una semplice fiammella alla finestra.

Leggi il "fondo" della settimana scorsa.

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