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Per un’informazione attenta alla persona

«Egregio direttore
mi permetto di scriverle queste due righe per esporre la mia disapprovazione sul modo in cui i quotidiani hanno trattato la vicenda che ha avuto come esito la tragica e improvvisa morte avvenuta in Cadore nei giorni scorsi. Non riesco a capacitarmi di come una circostanza così piccola, il furto di pochi euro – paragonata a ben peggiori ruberie e a ben maggiori delitti presenti nel nostro Paese – possa aver convinto a scegliere di dare alla notizia una visibilità impressionante per titoli e contenuti. Direttore, in che mondo viviamo? Il rispetto della vita umana ha ancora un significato nella sfera del giornalismo? Personalmente mi chiedo come possano queste persone vivere la vicenda e le sue conseguenze serenamente. Come possano la sera prendere sonno pensando a quanto è capitato.

Lettera firmata»

È bastato aprire i social network nelle ore successive al fatto cui fa riferimento la lettera (il suicidio di un professore dopo che era diventata pubblica, con grande risalto sui giornali, la notizia che era stato scoperto a rubare nella scuola in cui insegnava) per rendersi conto che l’intera categoria dei giornalisti è stata sottoposta a una critica molto severa. Anche il popolo del web ha fatto sentire la sua voce, richiamando a una maggiore professionalità e al rispetto della deontologia.
«Inter mirifica» e i testi del Magistero successivi al Vaticano II dedicati alla comunicazione sociale sono chiari nell’affermare che ogni comunicazione sociale serve per costruire il bene comune. Sì: il bene comune. Non a solleticare curiosità. Non a dividere il mondo in schieramenti alleati o nemici. Non a cercare capri espiatori di un male che non abita se non nel cuore di ciascuno.
Anche le regole che disciplinano l’attività del giornalista sottolineano che si può parlare di diritto di cronaca solo quando c’è un riferimento all’interesse pubblico e, per le notizie delicate, come sono quelle sui suicidi, raccomandano, se proprio sono necessarie, cronache essenziali e misurate perché l’informazione da diritto non si trasformi in danno.
Su questi aspetti il mondo del giornalismo deve fare ancora passi avanti, ma li devono fare anche i lettori che vogliono sempre conoscere anche i particolari più scabrosi e morbosi, a prescindere dalle conseguenze che la loro divulgazione può comportare.
Ma già oggi lettori e giornalisti possono scegliere di uscire dal circolo vizioso delle notizie che solleticano gli istinti più bassi dell’uomo, per entrare nel circolo virtuoso delle notizie in cui il diritto di cronaca si accorda in una sintesi armonica con tutti gli altri diritti che ha una persona, compreso quello alla riservatezza.
L’auspicio è allora che tutti possano scegliere di scrivere o leggere notizie e testate che aiutano a costruire una civiltà a misura d’uomo. Con l’impegno anche a ricordare che una persona va ritenuta innocente fino a che non sia provata la sua colpevolezza e che, anche qualora un tribunale la dichiari colpevole, la personalità di un uomo non si esaurisce mai nei suoi atti.

Leggi il "fondo" della settimana scorsa.

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