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Troppi squilibri nella ricchezza

Un segnale di debolezza per un Paese è la sua tendenza a disgregarsi, ad aumentare la distanza tra ricchi e poveri. L’incapacità di prendersi cura dei più fragili, di creare opportunità per il loro futuro oltre ad alimentare l’ingiustizia sociale, getta le basi per corrodere lo sviluppo nei sistemi democratici. Lo conferma un recente studio dell’Ocse.
A pagarne i costi più alti spesso sono i ragazzi e i bambini. Per averne una prova non bisogna andare molto lontano, è sufficiente guardare in casa nostra. Purtroppo l’Italia è uno dei sistemi democratici dove gli squilibri si incrociano.
Infatti il recente studio dell’Ocse conferma un aumento delle disuguaglianze interne a molti Paesi democratici tra i quali l’Italia: il 10% della popolazione più ricca guadagna 9,5 volte di più (10 volte in Italia) del 10% della popolazione più povera: il rapporto è cresciuto dato che 30 anni fa era di 8 a 1. Dalla rilevazione che combina disuguaglianza e crescita emergono due ulteriori elementi: innanzitutto si crea una spaccatura nella popolazione, perché negli anni di crisi il 40% più povero della popolazione ha perso la maggior parte del reddito.
Inoltre per la prima volta si stabilisce un nesso tra aumento della disuguaglianza e diminuzione della crescita: infatti nello stesso periodo in cui le distanze tra ricchi e poveri aumentavano, il Pil si contraeva. L’Italia, ad esempio, ha registrato una perdita del 6,6% del suo potenziale per la mancanza di politiche redistributive.
Il secondo squilibrio conseguente al primo è l’aumento dei minori in stato di povertà. Per l’Italia la situazione denunciata dall’annuale Rapporto di «Save the children» è grave: il 13,8% versa in stato di povertà assoluta (parliamo di 1milione e 400mila bambini e ragazzi). Purtroppo quando si amplia lo spettro degli indicatori le maglie della deprivazione si estendono: 3 milioni e 200mila minorenni non hanno letto nemmeno un libro nell’ultimo anno e oltre la metà vive in famiglie che non possono permettersi una vacanza; inoltre il 53,7% degli adolescenti non pratica sport in modo continuativo. Per questi ragazzi si sta tracciando una linea che li separa dai loro coetanei: ora incide sulle loro condizioni socio–economiche e sul loro stile di vita, ma in futuro segnerà un solco sul livello culturale e sulle condizioni di salute.
Politiche redistributive diventano allora necessarie sia per garantire una giustizia sociale, sia per mettere carburante nel motore dello sviluppo. Dovremmo prendere atto che gli squilibri generano parcellizzazione del tessuto sociale e una lotta per affermare gli interessi di pochi, invece che un cammino verso il bene comune.
An.Ca.

Leggi il "fondo" della settimana scorsa.

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