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Un patrimonio da non dissipare

Gli abitanti della montagna si sono sempre distinti per la capacità di arrangiarsi e di organizzarsi in modo autonomo, anche nelle difficoltà. Una capacità "imposta" da un ambiente impegnativo che per essere "domato" richiede più impegno e più collaborazione. Una capacità maturata e aumentata nel tempo, che si è tradotta anche in un certo modo di intendere la vita, quella personale e quella comunitaria. Un modo che, per esempio, non prevede di rimanere passivi in attesa che altri risolvano i problemi, ma che spinge ad attivarsi e a farlo anche oltre il solo interesse personale, perché è un bene per tutta la comunità. Il tutto in genere senza clamore, senza chiedere ricompense, spesso sapendo anche rinunciare a un ringraziamento perché il proprio impegno lo si è portato avanti in quanto giusto.
Un esempio di questo impegno per il proprio territorio, di questa dedizione per la propria comunità in questo periodo viene anche da tanti amministratori locali, in particolare da quelli che si danno da fare, e non poco, pur non ricevendo praticamente nessun compenso e dovendo fronteggiare situazioni sempre più complesse e difficili.
È il caso di vari consiglieri comunali. Le nuove norme hanno imposto la riduzione degli assessori comunali e quindi molti sindaci hanno cominciato a delegare questa o quella materia ai consiglieri disponibili. Consiglieri che, spesso, prendono molto sul serio il loro incarico, impegnando per esso energie, tempo e anche risorse proprie.
Un impegno certamente da riconoscere, da apprezzare e anche da valorizzare perché rappresenta una bella risorsa per le comunità e perché sarebbe certamente un peccato e un danno che questo patrimonio di disponibilità venisse disperso se non addirittura ostacolato. Purtroppo invece è quello che rischia di accadere dal momento che molte istituzioni, a partire dallo Stato centrale, pare non si rendano conto dell’importanza e dell’utilità di questo patrimonio e non solo non lo sostengono, ma addirittura lo mortificano con scelte molto discutibili. È il caso dei continui tagli imposti agli enti locali per diminuire la spesa pubblica. Ma si tratta di tagli applicati a istituzioni (come è il caso dei piccoli Comuni o delle Province) che poco incidono sulla spesa dello Stato. Senza poi considerare che non si fa mai la differenza tra quelli che sono enti virtuosi e quelli che non lo sono. E questa è una mortificazione per chi invece cerca di amministrare al meglio e, per farlo, ci mette anche del suo.
Un’altra mortificazione viene dal mancato riconoscimento delle maggiori difficoltà (e dei maggiori costi) che deve affrontare chi opera in montagna. Anche questa mancanza, se non corretta per tempo, oltre a rappresentare un’ingiustizia (perché non garantisce una vera parità tra tutti i cittadini), rischia di dissipare un patrimonio di disponibilità che, oltre ad essere un valore importante, è anche un grande vantaggio per lo Stato che ne patirebbe se lo perdesse.

Leggi il "fondo" della settimana scorsa.

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