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L’orario dei corvi

di Luigi Del Favero

Quella sera non ero preparato a trattenermi per tutta la notte assistendo, in casa, una persona ammalata. Lo hanno richiesto all’improvviso le circostanze alle quali dobbiamo obbedire: ho imparato che esse sono le nostre padrone più esigenti.
Mi sono sistemato dunque nella camera, cercando di prevedere quanto dovevo fare e a quali cose occorreva prestare attenzione. Solo dopo un certo tempo mi sono accorto di essere privo di orologio e di cellulare; nella stanza non c’era altro orologio e l’ammalato mi aveva chiesto di spegnere quello luminoso collocato sul comodino poiché la luce rossa di cui è dotato gli dava fastidio. Di andare a recuperare un orologio o il cellulare non era il caso né volevo disturbare il leggero sonno che nel frattempo aveva dato riposo all’infermo. Fino ad una certa ora mi è venuto in aiuto un campanile vicino con i suoi rintocchi e io mi sono paragonato a Renzo dei «Promessi Sposi» nella sua famosa notte trascorsa in riva all’Adda: il suono delle ore dal campanile di Trezzo avevano dato sollievo alla sua angoscia.
Dopo le 22 però anche i rintocchi cessarono in ossequio a severissime leggi che impongono di non disturbare il riposo notturno dei cittadini. Chissà perché sono tenuti ad obbedire solo i campanili mentre a tanti altri disturbatori è concessa piena libertà; a chi si lamenta è domandata una ’civile’ tolleranza, come mi disse una volta un assessore del Comune in cui vivo. «Così va il mondo, povero il mio Renzo», avrebbe sentenziato Perpetua.
Immerso nell’oscurità e nel silenzio la mia notte di assistenza divenne molto lunga e col passare del tempo anche un po’ penosa.
Improvvisamente mi sono reso conto di quanto sono legato al controllo dell’ora, di quante volte consulto l’orologio e di come questo oggetto regola il mio tempo di giorno e anche di notte. Privato dell’orologio, in qualche modo non ero più padrone nppure del tempo che ormai, impropriamente, definisco il "mio" tempo.
Quando finirà la notte? Quando giungerà l’alba? Quando inizierà la nuova giornata che ha già degli impegni legati a un orario? Non riuscivo a trovare né una risposta né un indizio. Nonostante la tranquillità dell’ammalato al quale dovetti dare aiuto solo in due occasioni, non riuscii a prendere sonno, non solo perché è difficile dormire su una sedia, ma anche per quella benedetta mancanza dell’orologio.
Finalmente una voce, un segnale, un avviso! I corvi, come fanno ogni mattina, risalgono dal Piave e vanno invariabilmente verso Est. Dove non lo so e ignoro il motivo di questa processione assai disordinata e molto chiassosa. A sera fanno il tragitto inverso più lentamente e quasi in silenzio. Ma a che ora passano i corvi? Li ho sentiti tante volte, ho notato che annunciano l’avvicinarsi del giorno, ma non mi sono mai interessato al loro orario.
Subito dopo ci fu l’indizio della luce che cominciò a penetrare attraverso le imposte. Ma si impose la medesima constatazione: non sto attento all’ora in cui sorge la luce del giorno e non presto attenzione al suo cammino. Finalmente quel benedetto campanile riprese i suoi rintocchi che segnavano le sette. Ma tra il primo passaggio dei corvi e la voce delle campane passò forse un’ora durante la quale ho riflettuto sulla nostra distanza dalle cose semplici. Ci siamo estraniati dalla natura per vivere una vita affidata alla tecnica, precisa quanto si vuole, ma fredda e del tutto indifferente alla nostra vicenda. Un tuffo di nostalgia mi è salito fino al cuore o al cervello facendomi sentire il dolore per aver lasciato da tanto tempo un mondo più semplice, naturale, in cui eravamo amici degli animali, del sole, del vento, del campanile... Il canto del gallo lo ricordiamo soltanto leggendo la Passione di Cristo e accompagnando Pietro che va a nascondersi per piangere liberamente. Eppure a tante generazioni era stata data la sveglia proprio dal gallo!
Al seguito della nostalgia è tuttavia spuntata una fiducia rassicurante e buona. Se ne sono fatti messaggeri proprio quei corvi ai quali riserviamo poca attenzione al punto da negare loro qualsiasi amicizia; ne abbiamo perfino fatto un segno di malaugurio.
Il segnale che ci avverte sull’ora che stiamo vivendo arriva. Non siamo destinati per sempre alla notte con la sua oscurità né al silenzio che genera angoscia e non siamo neppure consegnati al deserto dove non esistono tracce per segnare il cammino.
Quando la nostra attesa è matura il segno può giungere inaspettato. Quasi sempre dalla parte opposta rispetto alle previsioni, ai calcoli e anche ai desideri.
Scopriamo in quel momento che il segnale corrisponde però al bisogno più profondo. L’annuncio pasquale è affidato alla colomba, uccello gentile, bello, messaggero ben accolto.
Ma talvolta una funzione di supplenza è assegnata ai corvi. Gli esperti assicurano che sono straordinariamente intelligenti e molto longevi. Cercherò di imparare il loro orario.

Leggi "Don Luigi Del Favero" della settimana scorsa.

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