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I contesti più difficili più predisposti a innovare

«I contesti ambientali più difficili sono anche i più favorevoli all’innovazione. Ciò vale anche per un territorio montano come Belluno, diverso e sicuramente più complesso rispetto ad altre realtà venete, ma proprio per questo più adatto a sviluppare soluzioni innovative». È quanto ha affermato Carlo Bagnoli, docente di innovazione strategica all’Università Ca’ Foscari di Venezia, nel corso di un incontro promosso il 24 settembre da Confindustria Belluno Dolomiti.
«Non è un caso ‐ ha spiegato Bagnoli ‐ se un’azienda come Nokia è nata in Svezia, vale a dire in un paese con condizioni ambientali più difficili rispetto ad altri. Ciò conferma che è in questi contesti che le persone e le aziende sono più propense a sviluppare soluzioni innovative, che servono essenzialmente a risolvere problemi». Queste sottolineature del docente di Ca’ Foscari meritano di essere tenute presenti non solo dagli imprenditori, ma da tutta la società bellunese perché in un periodo di crescenti difficoltà per la montagna, si fa sempre più evidente la necessità di soluzioni nuove, capaci di dare quelle risposte che i modelli economici e sociali di un tempo non riescono più a garantire.
Ma l’innovazione non piove dal cielo, non cresce da sola, bisogna saperla coltivare e sviluppare, a partire dalla capacità di trasformare le difficoltà in stimoli per trovare soluzioni nuove e all’altezza.
Come prima conseguenza ne deriva che non ci si può limitare a giocare in difesa, spendendo tutte le energie solo a tutela di ciò che c’è, senza avere la capacità di prendere sul serio i limiti che affliggono l’attuale modello di vita in montagna e guardare avanti, per immaginare un futuro diverso, per progettare risposte nuove in grado di evitare che le difficoltà vadano via via crescendo.
Non si tratta di lasciare il sentiero sicuro per preferire una via incerta, ma di capire che è indispensabile trovare (o meglio, costruire) un nuovo sentiero, perché quello vecchio è destinato a non reggere più, a scomparire. Gli esempi possono essere numerosi: dalla sanità alla scuola, dalle poste ai trasporti, dall’ambiente al turismo, dall’economia alla cultura.
Servono strade nuove per le quali è sì giusto chiedere tutte le competenze e le risorse utili a realizzarle, ma insieme è necessario anche elaborare un progetto, individuare nuove modalità per garantire lo sviluppo futuro della montagna.
Solo belle parole e auspici astratti? Purtroppo l’impressione è che non manchi chi la pensa così e che magari, definendosi realista e pratico, scelga di limitarsi a gestire il quotidiano meglio che può, senza però alzare mai la testa per guardare più in là.
Gli industriali di Belluno si sono dimostrati consapevoli di questo rischio, tanto che hanno messo in calendario tutta una serie di incontri dedicati proprio all’innovazione, segno che avvertono la necessità di crescere in questa direzione.
Sarebbe certo importante che questo bisogno fosse avvertito un po’ da tutti: sarebbe la premessa per mettersi nelle condizioni di costruire qualche nuova prospettiva per la provincia.

Leggi il "fondo" della settimana scorsa.

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