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Un treno per l’Europa sbocco a Nord del Veneto

Bortolo Mainardi, già commissario per le Grandi opere, si inserisce nel dibattito sul futuro della ferrovia con una soluzione nuova rispetto a quelle emerse nelle settimane scorse, di più ampio respiro e di forte valore simbolico. Presentiamo la proposta a pagina 4.
L’architetto cadorino pensa a un nuovo tracciato diretto, verso Nord, verso l’Austria, senza giri tortuosi, senza “slalom” verso Cortina e poi Dobbiaco. Si può puntare dritti a Nord, si può collegare direttamente il Veneto all’Austria. Un treno “vero”, non un nuovo Trenino delle Dolomiti, ma una linea transfrontaliera con normali capacità di carico e velocità accettabili.
Mainardi lo chiama «European Dolomiti Train», sulla copertina del cd con le mappe campeggiano tre bandiere: Italia, Austria e in mezzo, molto più grande, le dodici stelle in campo blu dell’Europa. E una frase: «1915–2015, la memoria di ieri sui binari di domani».
Il senso è chiaro: dare vita al treno delle Dolomiti, ma assegnandogli una chiara vocazione europea. E tutto questo in un momento molto significativo: sono passati cent’anni dalla Grande Guerra.
«La mia proposta prende il volo proprio nell’occasione del centenario della Prima Guerra Mondiale», spiega Mainardi, «e nella fattispecie con il pensiero rivolto a Italiani e Austriaci che si sparavano sulle montagne dolomitiche».
Il nuovo tracciato potrebbe scollinare nella zona del Monte Cavallino, in Comelico. Quel monte fu teatro di alcune tra le più aspre e cruente battaglie della Grande Guerra. Quel monte di confine tra Italia e Austria potrebbe ora “aprirsi”, diventare luogo di comunicazione, là dove cent’anni fa infuriava la guerra.
Mainardi ha recapitato la sua proposta al presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi proprio per la valenza internazionale ed europea del collegamento. Appare evidente che oltre a Italia e Austria proprio l’Unione Europea dovrebbe essere coinvolta nella realizzazione.
Per il Veneto, poi, il proseguimento dei binari in linea quasi retta verso Santo Stefano di Cadore e poi l’Austria (nella zona di Sillian) rappresenterebbe la creazione di un vero sbocco a Nord verso l’Europa, uno sbocco più adatto alle sensibilità e alle esigenze di oggi rispetto all’antico progetto dell’autostrada. Il Protocollo trasporti della Convenzione delle Alpi, che vieta la creazione di nuovi grandi assi transalpini, non si oppone a nuovi collegamenti transfrontalieri, anche perché in Europa c’è la piena consapevolezza che il dialogo e gli scambi aiutano la coesione dei popoli. In Alto Adige, d’altra parte, stanno progettando un nuovo collegamento ferroviario diretto tra la Val Venosta e l’Engadina, in Svizzera, e il commissario europeo ai trasporti ha già espresso il suo favore per quell’opera.
E poi, un punto sembra condiviso da tutti: la ferrovia in provincia di Belluno trarrebbe nuovo slancio se potesse essere collegata a Nord, se non fosse una sorta di binario morto con fine a Calalzo di Cadore. La proposta di Mainardi vola alto in questa direzione.

Leggi il "fondo" della settimana scorsa.

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