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Nel cammino di una Chiesa

Eccoci testimoni e protagonisti di una tappa importante nel cammino secolare della diocesi di Belluno–Feltre. Si conclude il percorso guidato da mons. Giuseppe Andrich e si apre un nuovo tratto di strada, che ci auguriamo lungo, in cui ci sarà guida don Renato Marangoni. I diocesani e – crediamo – tutti gli abitanti della nostra terra provano in questo passaggio tante emozioni che la nostra indole ci insegna a custodire nel segreto. I sentimenti invece possono essere condivisi fino a diventare un sentire corale; i propositi di oggi cementano una volontà comune, che si alimenta alla sorgente della fede e riconosce negli avvenimenti di oggi il disegno della Provvidenza sopra di noi. Questa è l’ora dei sentimenti che tentiamo di esprimere con parole veloci.
Caro e venerato vescovo Giuseppe, riconosciamo il cammino di questi dodici anni nei quali sei stato nostro Vescovo e ti diciamo «grazie». Voltandoci indietro ritroviamo motivi che rendono sincero il ringraziamento. Davvero i tuoi passi sono stati i nostri. Quasi non hai più avuto una vita ’privata’, ma giorno dopo giorno sei stato in mezzo al tuo popolo, al punto che anche una lontananza limitata ti è stata pesante. Né hai voluto costruire un percorso originale che portasse il tuo nome. All’inizio ti sei immesso nel solco lasciato aperto dal vescovo Vincenzo al quale sei stato generosamente vicino nella difficile malattia e del quale hai raccolto l’opera rimasta aperta: il Sinodo diocesano. L’hai celebrato e divulgato, mantenendolo come una bussola per la strada da percorrere. In seguito è stata tua preoccupazione metterci in sintonia con il cammino della Chiesa universale, indicato dai Papi che si sono succeduti. Da ultimo hai trasmesso alla tua Diocesi, senza esitazione e con entusiasmo, il ritmo di marcia impresso da papa Francesco. Non hai mai distolto l’attenzione da chi faceva più fatica a camminare perché frenato o impedito dalle tante crisi che hanno attraversato gli anni non facili del tuo episcopato: crisi economica e sociale, crisi demografica della nostra terra per la quale hai sinceramente sofferto, crisi ecclesiale che non ha risparmiato la vita della comunità cristiana. La fede e la presenza assidua sono state la tua risposta. Quando il tuo passo si è fatto più stanco a causa delle malattie, nelle quali non hai avuto alcuno sconto, la volontà di camminare non è venuta meno. Hai disobbedito ai medici piuttosto che rallentare l’impegno di essere con la tua gente. Grazie!
E ora, carissimo don Renato, siamo pronti a continuare la strada con te. Rapide notizie raccolte in queste ore ci assicurano che sei allenato alla marcia, che conosci le nostre montagne, che ami le vette. Ci dicono anche che possiedi buona esperienza maturata nella grande diocesi di Padova e già messa a disposizione delle Chiese del Veneto. Hai alle spalle studi che ti garantiscono una competenza invidiabile anche grazie al maestro che hai eletto per le tue ricerche: il papa Paolo VI. L’aria buona del Concilio, da te approfondito, ci porterà freschezza e immetterà l’ossigeno necessario per riprendere il cammino esigente che ci attende. Sei molto abituato a collaborare con i laici, sei un riconosciuto esperto nella pastorale familiare e, come responsabile della formazione dei sacerdoti, conosci la vita e i problemi dei preti.
Don Renato, oggi ti diciamo solo due parole. Ti aspettiamo! Certamente con affetto, con l’ansia di chi vuole conoscerti, con la consapevolezza che abbiamo bisogno di te. Ma ti aspettiamo soprattutto con fede, salutando in te l’apostolo inviato alla nostra Chiesa. Per questo – ed è la seconda cosa che desideriamo dirti – preghiamo per te. Ti ringraziamo per aver detto di sì alla voce che ti chiamava a venire sulle Dolomiti, questa volta come Vescovo di una Chiesa antica, gloriosa ma forse un po’ stanca. Domandiamo per te i doni che lo Spirito ti conferirà con la consacrazione episcopale, facendo di te il maestro della nostra fede, il nostro pastore e il segno visibile dell’unità di questa comunità che già ti vuole bene.
d.L.D.F.

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