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Ogni giorno può avere un cuore

di Luigi Del Favero

Ripercorro con memoria veloce una giornata qualsiasi. Ma esiste veramente una giornata che può dirsi ’qualsiasi’? Oppure ognuna ha la propria fisionomia, porta con sé sorprese, riserva sofferenze e offre doni che ne fanno ogni volta una giornata speciale?
Di quella di oggi conservo alcuni quadretti.
Per strada, mentre sono in viaggio con un impegno ad orario fissato, l’automobile, prima con un rumore sospetto, poi con l’accensione di una spia mi segnala che c’è un guasto. Non sono lontano da un’officina dove diagnosticano il malanno e mi annunciano i tempi per ripararlo. Non saranno brevissimi. Io chiedo anche il preventivo di spesa perché non ho con me molto denaro. Capiscono la mia fretta, il disagio e l’ansia che probabilmente si possono leggere in faccia e fanno di tutto per restituirmi l’auto riparata a tempi di record. Arriverò a destinazione con un ritardo accettabile che non crea problemi. Io riparto soddisfatto per il buon esito della piccola avventura, ma soprattutto colpito e ristorato dalla cortesia dei giovani meccanici. E poi dicono male dei giovani... Ho fatto pace anche con il vento un po’ teso e freddo che quando ero sceso dall’auto mi aveva dato tanto fastidio.
Alla cerimonia alla quale devo presenziare c’è una giovane coppia che mi attende all’uscita, timorosa di disturbare. Il papà tiene in braccio un bambino al quale faccio i miei complimenti; la mamma mi avverte che è lo stesso piccolo che ho battezzato due anni fa in una presenza occasionale nella loro parrocchia, dove mi ero recato in sostituzione del parroco. Mi hanno manifestato l’orgoglio per il figlio ora cresciuto, mi hanno raccontato della loro vita facendomi sentire un po’ di famiglia e assicurandomi del ricordo. È molto di più che ritrovare conoscenti o riconoscere amici; è scoprire un legame che continua a vivere, anche se rimane nascosto. Pure io manifesto loro riconoscenza e prometto una preghiera: questa sera non la dimenticherò perché porto con me la piccola e preziosa gioia di questo incontro.
Passo in ospedale per un saluto a un ammalato che mi trattiene più di quanto avessi preventivato: ha qualcosa da dirmi. L’infermiera si affaccia alla porta della camera per qualche mansione, ma vedendoci impegnati in una conversazione non fatta di convenevoli, si ritira dicendo che potrà ripassare un po’ più tardi. Avrebbe avuto tutto il diritto di farmi uscire e forse anche di rimproverarmi. Dato che le davo le spalle, io ho sentito solo la voce ed ho percepito la presenza di una persona buona; nelle sue parole ho sentito un messaggio di pazienza, virtù così rara e così necessaria nei nostri giorni. E soprattutto tanto bella.
Sulla via del ritorno a casa c’è una sosta al supermercato. Quando arriva il mio turno alla cassa mi affanno a cercare delle monetine nelle troppe tasche che ci sono negli abiti invernali. Gli altri guardano, la cassiera attende, ma non rimane inattiva: sistema i miei acquisti nella borsa. È incredibile quante cose riesce a sistemare una donna nella borsa della spesa! Un tempo mi stupivo per quello che mia madre riusciva a mettere nella valigia alla partenza da casa. Ma anche le mani di questa giovane commessa sono esperte nella stessa arte e fanno stare in un’unica borsa quello per cui io ne avevo chiesto due. È un piccolo servizio che sveltisce il passaggio alla cassa, solleva dal disagio, pur minimo, per il ritardo nel trovare e contare le monete e mi mette in mano una borsa ben ordinata.
Quadretti che ritraggono cose troppo piccole? Eppure se le trascuriamo domina il nervosismo, cresce la diffidenza reciproca, ci invade un atteggiamento di difesa, si allargano gli spazi per la prepotenza. Il bene che ho ricevuto da queste persone mi spiana il volto e apre il cuore ad accogliere notizie che annunciano fatti più grandi per i quali si utilizzano gli aggettivi solenni: sono avvenimenti storici, addirittura epocali.
Così viene presentato dalla radio che ascolto in macchina l’incontro che avverrà giusto tra una settimana tra papa Francesco e il patriarca di Mosca Cirillo. Il fatto è clamoroso ed è lecito sperare buoni frutti per l’unione tra i cristiani, ma anche per la pace nelle terre più insanguinate: la Siria, l’Ucraina, la Palestina. E l’incontro avverrà a Cuba, con i buoni uffici di uno degli ultimi comunisti, Raul, fratello di quel Fidel Castro che avevamo tanto temuto. In Cielo qualcuno stasera sorride per come cammina la storia quaggiù. Sorriderà anche papa Francesco quando il giornalista del Corriere della Sera gli chiederà il segreto dell’incontro ritenuto impossibile, che non è riuscito ai Papi precedenti. Francesco dirà di non aver fatto nulla: ha solo atteso, ha dichiarato di voler a tutti i costi incontrare il Patriarca, lasciando a lui la scelta del luogo e del tempo. La fiducia, la cortesia, l’umiltà sono state abbondantemente premiate.
Non posso fare a meno di pensare che si tratta delle stesse virtù praticate dalla persone che ho incrociato oggi sulla mia strada, che hanno reso più bella la mia giornata. Ne hanno fatto una giornata speciale.

Leggi "Don Luigi Del Favero" della settimana scorsa.

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