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Il Vescovo: «Mettiamo insieme speranze, desideri e cuore»

«Percepisco che per me si tratta di un bel tirocinio, di conoscere e imparare». Così ha esordito il vescovo Renato prendendo la parola al termine degli interventi dei vari rappresentanti delle istituzioni che gli hanno tracciato, da vari punti di vista, la realtà del territorio bellunese. «Grazie», ha continuato il Vescovo, «per questo accompagnamento, per questo gesto di attenzione e delicatezza verso la Chiesa di Belluno–Feltre. «Le criticità sono da vivere con la speranza, non evanescente, ma che si radica nella testimonianza che viene da persone e realtà vive. Di qui il mio ringraziamento».
«Avvicinando i rappresentanti delle istituzioni», ha sottolineato ancora il Vescovo, «mi viene da pensare che potrei essere io al loro posto. Questo aiuta a mettere a fuoco il senso dello scambio e a sentirsi tutti sulla stessa barca. Ha senso che ci aiutiamo e per i cristiani – ha continuato monsignor Marangoni – è un compito importante capire sempre meglio cosa voglia dire coinvolgersi con l’altro, anche con le istituzioni. Come Chiesa in questo senso c’è un grande cammino da fare, ma qualcosa si sta svegliando e sciogliendo, ci si sta rendendo sempre più conto che l’altro è un appello, una realtà che ancora non ho raggiunto e conosciuto abbastanza. Un atteggiamento questo su cui lavorare insieme perché c’è bisogno di capire che cosa vuole dire l’altro».
Il vescovo Renato ha poi fatto presente che anche nella Chiesa c’è la necessità di un cammino per quanto riguarda il campanilismo perché «qualsiasi Chiesa locale è chiamata ad essere in cammino, ad uscire, a mettersi in movimento. La vicenda della comunità cristiana è una vicenda itinerante».
«Per esempio», ha domandato il Vescovo, «cosa vuol dire accoglienza? Cosa comporta? C’è bisogno di trovarne il senso profondo, non servono le frasi fatte».
Tra le varie indicazioni che gli erano state appena proposte il vescovo Renato ha poi messo l’accento sull’importanza della «concordia», perché mette in gioco il cuore e ciò vale anche per le istituzioni, oltre che per le persone e per la ricerca del bene comune. E poi anche una sottolineatura dedicata alla «misericordia» perché «è uno dei bisogni vitali», ha detto il Vescovo, «una condizione di vita, una condizione perché anche le nuove generazioni trovino il gusto di esprimersi. La misericordia è quindi stata indicata da monsignor Marangoni «come una bella prospettiva su cui lavorare, che non riguarda solo la sofferenza, ma anche i rapporti tra le istituzioni, che aiuta a ritrovare il senso della vera giustizia, perché senza misericordia la giustizia perde il suo vero fine».
«Come comunità cristiane», ha continuato ancora il Vescovo, «dopo decenni di trasformazione per fortuna ci stiamo ritrovando su ciò che è costitutivo e di cui c’è tanto bisogno, e cioè il Vangelo, che comporta uno sguardo grande sulla vita e sul futuro; uno sguardo anche delicato e rispettoso delle diversità, dei bisogni particolari. L’impegno è di tenere vivo questo senso del Vangelo, anche nell’ascolto, cioè nel dare spazio all’altro, e quindi anche nella collaborazione. Una indicazione questa venuta anche dal convegno della Chiesa italiana di Firenze che ha riflettuto sul travaglio della presenza della Chiesa nella società, una presenza che non deve essere più di conquista, ma di cammino insieme».
«Il Papa», ha ricordato ancora il Vescovo, «ci ha invitati non tanto a produrre eventi e iniziative, ma ad avviare processi perché è più importante la dinamica del diventare che quella dell’occupare spazi».
Infine monsignor Marangoni ha chiesto il favore di essere aiutato e di aiutare la Chiesa «perché possiamo cominciare ad ascoltare e ad avviare processi nuovi anche per i giovani». «Non so», ha precisato, «se è necessario che i giovani se ne vadano, ma per me questa è una nostra interpretazione. I giovani non se ne vanno e invece ci stanno dicendo molto».
In conclusione un saluto: «Grazie a tutti e arrivederci per mettere insieme speranze, desideri, cuore».

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