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Necessaria concretezza per lo sbocco a nord

Ha ripreso quota in provincia il dibattito sul prolungamento dell’autostrada. È stata l’associazione «Vivaio Dolomiti» a sostenerlo sottolineando che la prosecuzione della A27 oltre confine è vitale per il futuro della provincia, per darle una reale prospettiva di sviluppo e contrastare la sua perdurante tendenza allo spopolamento. L’idea di fondo è che l’autostrada sia molto più efficace rispetto alla ferrovia come infrastruttura di trasporto e anche molto più redditizia per i territori che la ospitano. Senza contare che oggi si possono costruire autostrade molto più attente di un tempo agli aspetti ambientali e anche molto più belle e tecnologiche (facendole diventare anche un "corridoio" per tante altre infrastrutture, dai tubi per il gas, ai cavi per l’energia elettrica o per la banda larga).
Queste argomentazioni, come era facile attendersi, hanno suscitato la reazione di associazioni ambientaliste e di quanti, come il Movimento 5 Stelle, restano convinti che l’autostrada sia sempre e comunque incompatibile con le Dolomiti e che sia perciò preferibile puntare sul treno.
Per tanti aspetti quello che è ripreso assomiglia al dibattito che si è sviluppato tante altre volte in provincia negli anni scorsi tra chi è favorevole e chi è contrario all’autostrada. Per questo viene da chiedersi: c’è qualche fatto nuovo che giustifichi la richiesta di riprendere in mano un progetto autostradale? Progetto che più e più volte in passato ha cercato di raccogliere il consenso necessario per essere realizzato, ma che è sempre stato stoppato, o per la contrarietà dei territori interessati, o per la mancanza di fondi, o per l’emanazione di norme che hanno impedito il suo sviluppo.
Dal dibattito che si è sviluppato non pare di scorgere alcuna novità sostanziale. I proponenti sottolineano che l’autostrada farebbe molto comodo anche al territorio austriaco che fa capo a Lienz dal momento che vive tante delle difficoltà che sta sperimentando il Bellunese. Ma da qui a pensare di ottenere un «sì» dall’Austria ce ne corre.
Si è detto poi che i soldi sono recuperabili, o attraverso il coinvolgimento dei privati, o tramite l’Europa. Ma il coinvolgimento dei privati in questi anni non ha dato i risultati sperati in tantissime occasioni e il coinvolgimento dell’Europa al momento pare solo una bella speranza, come era ed è rimasta negli anni scorsi. Senza contare che un’autostrada super tecnologica (e per metà tracciato in galleria) costerebbe molto di più di quanto era stato ipotizzato in passato.
La conclusione è che bisogna fare attenzione ad animare il dibattito senza che ci siano elementi nuovi e concreti. C’è infatti il rischio di creare confusione in chi ascolta e soprattutto di dare l’impressione di rimettere in discussione scelte e prospettive che si vanno faticosamente consolidando come quella del potenziamento della ferrovia (una prospettiva, questa sì, che ha registrato delle novità rispetto al passato, anche se tutte da verificare circa la possibilità di passare dalla carta alla realtà).
Gli accordi sono sempre difficili e quando se ne raggiunge qualcuno (e in modo ampiamente condiviso) è meglio non metterlo in discussione, anche perché, visto che le risorse sono limitate, si finisce per dare l’occasione a chi governa di dirottarle altrove in attesa che il territorio ritrovi l’accordo messo in forse.
Certo, uno sbocco diretto in Austria, un collegamento efficace e davvero funzionale, è più che auspicabile per la provincia di Belluno e per questo è sicuramente importante lavorare. Ma a partire da ciò che è possibile, non tramite ipotesi che rischiano di non produrre frutti e di lasciare invece senza qualsiasi risultato, come già tante volte è capitato.

Leggi il "fondo" della settimana scorsa.

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