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Le carte del Vajont
verso la tutela Unesco

Martedì 21 giugno a Belluno è stata presentata la candidatura del Fondo processuale Vajont ad entrare nel registro della Memoria del mondo dell’Unesco. L’idea di questa candidatura (che è già stata presentata e di cui si saprà l’esito il prossimo anno) è dell’arch. Irma Visalli ed è nata dopo la sua esperienza lavorativa con l’Archivio storico Luce per il suo inserimento nel registro delle Memorie del mondo. L’idea è stata poi fatta propria dall’associazione culturale Tina Merlin che l’ha sottoposta alla Fondazione Vajont e all’Archivio di Stato di Belluno che in quanto affidatario del Fondo (insieme all’Archivio dell’Aquila che ne è il proprietario) è il proponente istituzionale della candidatura. Si è costituito poi un «gruppo proponente» (gli Archivi di Stato dell’Aquila e di Belluno; l’Associazione culturale Tina Merlin; la Fondazione Vajont 9 ottobre 1963) che, avvalendosi anche del supporto della Commissione italiana Unesco, ha condiviso le motivazioni, gli obiettivi e il significato della candidatura impegnandosi, ognuno per le proprie competenze, a divulgarne l’idea e l’evoluzione presso istituzioni, associazioni e cittadini.
L’idea della candidatura è nata dalla consapevolezza che l’Archivio processuale Vajont costituisce un esempio significativo di documentazione complessa in grado di testimoniare in che modo l’uomo possa provocare una catastrofe intervenendo in maniera dissennata nel modificare l’equilibrio della natura per trarne profitto economico. «La tragedia della frana e dell’inondazione che il 9 ottobre 1963 distrusse luoghi abitati e infrastrutture, causando la morte di 1910 persone», si spiega nelle carte predisposte a sostegno della candidatura, «è raccontata dai documenti del relativo processo penale, protrattosi dal 1963 al 1971». E poi si ricorda che «nel 2008 l’Unesco indicò nel disastro del Vajont il primo dei dieci più significativi esempi di disastri degli ultimi cinquant’anni causati dall’incomprensione umana ed errori scientifici» e che «l’Archivio processuale Vajont è considerato unanimemente fonte e monito di una memoria mondiale, nonché argomento di studio di grande importanza, come testimonia anche la ricchissima e molteplice bibliografia culturale e scientifica prodotta negli ultimi decenni».
«I documenti del processo», hanno fatto ancora presente i sostenitori della candidatura, «racchiudono una memoria che si ritiene contenga i caratteri di ’valore universale eccezionale’ in quanto offre un contributo culturale, storico o scientifico unico nel suo genere, rispettando requisiti di autenticità e integrità». L’eccezionalità dei contenuti delle carte del Vajont, si sottolinea ancora, «è inoltre garantita dal riconoscimento dato dall’Unesco nel 2008 il quale testimonia che la ’storia del Vajont’ e la gravità delle responsabilità che ne sono state causa, trascendono i confini nazionali e l’importanza meramente locale assumendo rilevanza per le generazioni presenti e future dell’intera umanità e ne giustificano la necessità di protezione permanente non solo a carico degli enti preposti, ma anche della comunità internazionale nel suo insieme».
Detto che per poter essere candidabile per il registro delle Memorie del mondo è necessario che si tratti di un «fondo chiuso», cioè non suscettibile di ampliamenti o riduzioni, vale la pena chiarire che la candidatura riguarda il fondo archivistico che contiene gli atti del processo relativo al disastro del Vajont, cioè circa 250 faldoni di atti (dal 1900 al 1971) e oltre a questi anche materiali non cartacei di diversa natura: campioni di roccia, un plastico, tracciati sismografici, negativi e lastre fotografiche, pellicole cinematografiche, che costituiscono inscindibili allegati agli atti processuali. L’insieme dei documenti quindi coinvolge, oltre agli aspetti giuridici, anche molteplici discipline scientifiche.
Alla candidatura sono state allegate le lettere di supporto delle istituzioni locali e delle associazioni dei sopravvissuti e dei superstiti della tragedia. Nello specifico hanno dato supporto alla candidatura: Provincia di Belluno, Provincia di Pordenone, Comune di Longarone, Comune di Vajont, Comune di Erto e Casso, Comitato dei superstiti del Vajont, Associazione dei sopravvissuti del Vajont. I rappresentanti di questi enti durante la presentazione della candidatura a Belluno hanno espresso vivo apprezzamento per l’iniziativa, sottolineando l’importanza di conservare la memoria del Vajont, ma anche di renderla sempre più accessibile e nota. Parole di grande soddisfazione sono anche venute dall’Associazione Tina Merlin che, tramite le parole di Adriana Lotto, ha ricordato la valenza politica e culturale della tragedia del Vajont e della sua vicenda processuale quando si comincia a interessarsi dei reati ambientali e lo Stato finisce sul banco degli imputati. Complimenti all’iniziativa sono venuti anche dal rappresentante dei sopravvissuti e dal giudice Mario Fabbri, che istruì il processo, il quale ha fatto presente che si tratta di un progetto bellissimo e più che opportuno anche perché, ha detto, «oggi un processo come quello del Vajont non si potrebbe più fare», vista la riduzione dei tempi di prescrizione e le nuove regole introdotte nell’ordinamento giudiziario. È quindi importante mettere in evidenza il caso Vajont anche a beneficio del legislatore, perché possa regolarsi nel modo migliore nella sua attività che deve essere tesa ad assicurare la giustizia migliore per tutti.
Creato nel 1992, il programma Memoria del mondo dell’Unesco trae la sua spinta originaria da una crescente presa di coscienza della situazione critica di conservazione e di accesso al patrimonio documentario in varie parti del mondo. Il suo obiettivo è quello di promuove il patrimonio documentario mondiale come bene universale e quindi facilitarne la conservazione attraverso le tecniche più appropriate; assicurarne l’accesso a tutti, incoraggiandone la conoscenza anche attraverso le nuove tecnologie; dare massima visibilità all’esistenza e al significato del patrimonio documentario.
I mezzi attraverso cui incrementare il programma sono: il registro della Memoria del mondo; la realizzazione di copie di accesso anche digitale e in rete; i contatti con i media; le pubblicazioni e l’informazione promozionale.

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