L’Amico del Popolo.it
Info | YouTube

Il bosso è guarito

di Luigi Del Favero

Nei vialetti della centrale elettrica in località ’La Stanga’ i cespugli di bosso, tenuti molto bassi, collocati ai bordi sono completamente secchi, tanto che chiunque può constatarne la morte. Evidentemente la malattia di questa pianta ornamentale segnalata un anno fa, lì ha compiuto la sua opera. La diagnosi di allora parlava di un parassita giunto dalla Cina, capace di colpire inesorabilmente questo tipo di vegetazione, predisposto ad una diffusione rapida e praticamente inarrestabile poiché non si conoscevano rimedi efficaci. Tuttavia per la maggioranza dei casi osservati le cose sono andate ben diversamente. Osservo le recinzioni di bosso che per mesi hanno avuto un aspetto malinconico e dappertutto le trovo rinate, rigenerate, nuovamente vive. Anzi la vita appare esuberante nel produrre nuovi rami, carichi di foglioline di un verde fresco, bello. Non si può immaginare alcun intervento dell’uomo, anche tenuto conto dell’ampia diffusione che il bosso ha nei nostri giardini, nelle recinzioni, nei cimiteri, nei viali pubblici. La resistenza della pianta, ormai ben ambientata, ha vinto una malattia temporanea e minacciosa. E i vialetti della centrale? Lì probabilmente, nelle aiuole lunghe e strette, contenute da bordi di cemento, non c’è terra sufficiente per garantire la vita delle radici.
Ma cosa ha salvato il bosso tanto familiare da non essere notato dai più anche per il fatto che non richiede manutenzione e non avanza alcuna pretesa? Non ho competenza per rispondere. Forse la caldissima estate del 2015 ha ucciso i parassiti o la mitezza della stagione invernale ha curato naturalmente gli arbusti oppure le piogge della primavera ‐ che persistono ancora ‐ li hanno ripuliti e alimentati. È proprio il caso di nominare la natura, ricordandosi della sua saggezza e delle sue risorse infinite. Non tutto è risolto. La mano dell’uomo è ancora necessaria almeno per due operazioni: ci sono rametti secchi che spuntano qua e là e devono essere rimossi, ci sono alcuni vuoti da riempire trapiantando piantine novelle, c’è tutta l’opera competente di chi sa potare i nuovi rami che si sono sviluppati con esuberanza dando l’impressione di un certo disordine. Occorrerà anche aspettare che la nuova stagione ridoni la consistenza caratteristica alla nuove foglie, ora tenere e fragili, che dovranno irrobustirsi poiché la pianta è perenne e rimane verde anche sotto la neve e nel rigore dell’inverno. Tuttavia si può dire che il bosso è felicemente guarito.
Ogni volta che lo constato il mio pensiero scappa in un’altra direzione e mi porta molto lontano dal mondo vegetale. Penso infatti alla famiglia. Anche la famiglia nel suo insieme si è ammalata. I sintomi della malattia sono sotto gli occhi di tutti e sono stati descritti con completezza quasi spietata: pochi matrimoni, poche nascite, molte separazioni che preparano divorzi e poi l’ideologia del gender, le leggi nuove che indeboliscono la famiglia tradizionale (che continuiamo a chiamare naturale), la crisi economica che pesa principalmente sulle famiglie. Per emettere la diagnosi si sono adoperati tutti gli specialisti: psicologi, sociologi, giuristi, preti, politici; anche registi e scrittori hanno dato il proprio contributo originale. Il risultato finale è un misto di preoccupazione, pessimismo, senso di colpa, e tante accuse che partono in molte direzioni per indicare i colpevoli, alimentando in molti una vecchia voglia di rivincita.
Eppure la famiglia non muore. Il desiderio e il bisogno di famiglia hanno radici così profonde nel cuore dell’uomo e della donna che doneranno nuova vita alle nostre famiglie. Le figure della madre e del padre sono così necessarie che nessuno potrà cancellarle. Il sogno di un amore che duri per tutta la vita è così presente che saprà farsi strada anche in circostanze nuove. L’agitazione, il pessimismo, lo scoraggiamento sono fuori luogo. In una parola il desiderio di famiglia è vivo e preparerà una nuova stagione nella quale si vedrà qualcosa di inedito. Ci sono anche le lezioni della storia che documentano altre stagioni brutte per la famiglia in una cornice di disuguaglianze sociali, di disparità tra i sessi, di moralismo ipocrita perché troppo attento alle apparenze, di emarginazione di quanti erano giudicati irregolari o diversi: sono tutte cose delle quali non proviamo alcuna nostalgia. Senza dimenticare le guerre, la povertà, l’emigrazione che rovesciavano sulle famiglie carichi di sofferenze penose.
Ma la famiglia è sempre risorta. E non è stato possibile a nessuno programmare a tavolino i modi nei quali si è rivelata la nuova vitalità. Perché disperare per la nostra epoca? A chi sono utili i profeti di sventura? Senza chiudere gli occhi sulle vittime che la crisi di oggi produce! Anche il parassita del bosso ha lasciato vittime causando la morte di alcune piante e ferendone altre. Quanti portano le ferite ‐ bambini che crescono soli, anziani che si sentono abbandonati, coniugi segnati dal fallimento pagato con il prezzo altissimo di depressioni o di ingiustizie ‐ è necessaria la mobilitazione della società, civile e religiosa. Aiuteremo però la famiglia annunciandone la vita e la bellezza e soprattutto mostrandone la possibilità alla quale si accompagna sempre la gioia dei singoli, delle comunità, dell’intera società. Il bosso "guarito" è più bello di quello vecchio.

Leggi "Don Luigi Del Favero" della settimana scorsa.

Copyright © 2000-2019 L'Amico del Popolo S.r.l.
Piazza Piloni 11, 32100 Belluno - tel. +39 0437 940641, fax +39 0437 940661, email redazione@amicodelpopolo.it | P.Iva/C.F. 00664920253