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Mercoledì 12 luglio 2017

Dall’Italia e dal mondo






Parma, trovate uccise mamma incinta e figlia 11enne. Russiagate, da Donald Jr. altri guai per Trump.

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Cronaca. Parma, duplice delitto in un appartamento della periferia. Morte una donna incinta e la figlia di 11 anni

Indagini a tutto campo a Parma dove, ieri sera attorno alle 21, sono stati rinvenuti i corpi di una donna incinta e della figlia di 11 anni. Il ritrovamento da parte di un altro figlio della donna, nel loro appartamento nella periferia della città emiliana. L’assassino avrebbe utilizzato un lungo coltello. Gli investigatori concentrano le ricerche sul luogo del delitto, mentre sono sulle tracce di un altro figlio, attualmente sospettato del duplice omicidio. Il padre risulta nel Regno Unito per ragioni di lavoro. La famiglia è di origine ghanese. Secondo le prime ricostruzioni della polizia scientifica, la scena presentava scene di violenza e macchie di sangue ovunque nell’alloggio.



Triton, Frontex promette una revisione dell’operazione Ue nel Mediterraneo. «Necessario aiutare l’Italia

Mantenere gli impegni di rafforzare l’operazione Triton e nel frattempo «rivederne obiettivi e modalità operative»: è la conclusione cui è giunto il direttore dell’agenzia Frontex, Fabrice Leggeri, al termine dell’incontro tenutosi ieri a Varsavia riguardante l’operazione marittima Ue nel Mediterraneo. Il prefetto Giovanni Pinto, in rappresentanza dell’Italia, ha dichiarato. «È stato concordato che sarà stabilito senza ritardi un gruppo di lavoro per identificare ulteriormente ed elaborare cosa deve essere rivisto nel concetto operativo di Triton in vista delle decisioni già raggiunte a livello politico». L’intento sarebbe di aumentare il sostegno di Triton all’Italia sul fronte rimpatri, hotspot, sorveglianza aerea delle coste e per la definizione del codice di condotta per le Ong. La delegazioni italiana ha ribadito l’urgenza di consentire sbarchi di migranti recuperati in mare in porti di altri Paesi. «Le richieste dell’Italia all’Europa sono giuste», ha detto all’Ansa il ministro greco per le migrazioni Ioannis Mouzalas.



Russiagate, le rivelazioni di Donald Jr.complicano il caso politico. Il presidente twitta: «Mio figlio ama il suo Paese»

«Ho ricevuto una mail. Non sapevo cosa aspettarmi, volevo sentire cosa avevano da dire. L’incontro è finito in nulla». Così Donald Trump Jr. riassume il suo coinvolgimento nel caso Russiagate tramite un incontro avuto con l’avvocatessa russa Natalia Veselnitskaya durante la campagna per le presidenziali. Dalla Russia sarebbero state promesse notizie compromettenti nei confronti della candidata democratica Hillary Clinton. Lo stesso figlio maggiore del presidente statunitense ha svelato il caso diffondendo sui social le email intrattenute con Mosca. Intervistato dalla Fox, Trump Jr. ha detto: «Ho ricevuto una mail e ho risposto, non posso controllare quello che ricevo. Un segno di cortesia verso un conoscente. Volevo sentire cosa avevano da dire. Ma non è emerso nulla». Il presidente ha quindi twittato ieri in tarda serata: «Mio figlio è una grande persona che ama suo Paese». Ora il comitato dell’intelligence interna degli Stati Uniti intende ascoltare Donald Trump Jr.



Camerun, nasce «Renata», rete di accoglienza e protezione per ragazze e donne vittime di violenza

Sono oltre 20mila i volontari in Camerun che aderiscono a una rete, «Renata», sorta per proteggere, accogliere, curare, le donne vittime di violenza di genere: madri bambine, donne violentate, ragazze vittime d’incesto. Il caso è approfondito da Euronews, che dà voce a Charnelle Lumière, volontaria: «Molto spesso quando si verifica un stupro nel circolo familiare, è difficile per qualcuno parlare, perché i membri della famiglia dicono ’questa è una questione familiare e non deve essere discussa con gli estranei’. E provano tra di loro a risolvere il problema. Altre volte la famiglia si accorda con il violentatore senza che la vittima lo sappia e così resta abbandonata a se stessa». E la vittima spesso è bambina: il 10 per cento di chi ha subito violenza, in Camerun, ha incontrato il suo aguzzino prima dei 10 anni d’età. Flavien Ndonko, cofondatore di Renata, dichiara: «Il governo deve provvedere con leggi e concretamente perseguire i violentatori, ma deve anche preoccuparsi delle vittime». Secondo il servizio, in Camerun sono state stuprate 400mila donne negli ultimi 20 anni.



Società. Doppia sentenza della Corte dei diritti umani, no al niqab negli spazi pubblici del Belgio

Fanno discutere, in Belgio e nelle sedi politiche e fra gli esperti di diritto, le sentenze emesse ieri dalla Corte di Strasburgo. «Non viola la Convenzione il divieto di portare abbigliamento che nasconda il volto nello spazio pubblico»: lo affermano due sentenze della Corte europea dei diritti umani riguardo due diversi ricorsi provenienti dal Belgio. Si tratta in un caso di due donne, Samia Belcacemi (cittadina belga) e Yamina Oussar (cittadina marocchina), nate rispettivamente nel 1981 e 1973. Il loro ricorso è indirizzato contro la legge del 2011 che ha introdotto il divieto del niqab, velo che copre il volto a eccezione degli occhi, in tutti gli spazi pubblici. Il secondo caso, simile, è stato presentato da Fouzia Dakir, anche lei cittadina belga, nata nel 1977 e residente a Dison: anche lei per libera scelta indossava il niqab, fino a quando nel 2008 un regolamento comunale a Pepinsterl, Veriviers e Dison ne ha vietato l’uso nei luoghi pubblici. Per entrambe i casi, la Corte ha ritenuto che «la restrizione controversa mira a garantire le condizioni del vivere insieme come elementi della protezione dei diritti e delle libertà altrui e che può quindi essere considerata necessaria, in un società democratica». Secondo la Corte, che fa riferimento anche al precedente francese, «la preoccupazione di rispondere alle esigenze minime della vita in società può essere considerato come un elemento della protezione dei diritti e delle libertà altrui». La legge belga considera quindi il niqab «incompatibile» e quindi vietato per le «modalità di comunicazione sociale» esistenti in Belgio.


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