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Giovedì 17 maggio 2018

Spopolamento, Roffaré: «Piano regolatore dello sviluppo sociale»






La proposta del segretario generale aggiunto della Cisl Belluno Treviso. Venerdì 25 maggio la Cisl si confronta con il territorio.

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Lo spopolamento sarà uno dei temi-chiave del convegno organizzato dalla Cisl Belluno Treviso per venerdì 25 maggio alle 9.30 a Villa Carpenada, a Belluno, dal titolo «Lavorare in rete per governare il cambiamento, le proposte della Cisl per il territorio», al quale interverranno, oltre ai segretari Cisl territoriali Roffarè e Cinzia Bonan, i neo-eletti parlamentari bellunesi, il presidente della Provincia Roberto Padrin e rappresentanti locali di associazioni di categoria e istituzioni. «Lo sosteniamo da sempre», dice il segretario generale aggiunto della Cisl Belluno Treviso Rudy Roffarè, «per far crescere questo territorio occorre lavorare in maniera sinergica, condividere una visione e un progetto di sviluppo e di tutela del Bellunese sotto tutti i punti di vista: sociale, infrastrutturale, economico e demografico. Il 25 maggio lanceremo le nostre proposte e chiederemo a tutti i soggetti che esercitano una responsabilità sul territorio di avviare un confronto serio».

«Il dramma dello spopolamento della provincia di Belluno va affrontato sinergicamente attraverso un piano regolatore dello sviluppo sociale, che parta da un’analisi seria dei bisogni della popolazione per dare risposte concrete alle necessità reali della cittadinanza». Roffarè commenta così la fotografia del territorio bellunese scattata dalla Cgia di Mestre, che ritrae una provincia che perde 1800 abitanti ogni due anni.

«La bassa densità abitativa, il negativo coefficiente anziani/giovani», afferma Roffarè, «e il presumibile continuo calo di entrate fiscali e tributarie, pongono gli enti pubblici in difficoltà di erogazione di servizi che sono invece necessari per il sostegno delle famiglie, per favorire una ripresa del tasso di natalità e per mantenere le popolazioni nelle nostre vallate. La Cisl sta lavorando attraverso la contrattazione sociale con i Comuni per affrontare la questione, puntando al miglioramento dei servizi sociali che devono essere maggiormente mirati a soddisfare le esigenze della popolazione. Tuttavia, serve fare un’analisi dei bisogni reali dei cittadini, in modo da utilizzare le poche risorse per andare incontro agli effettivi bisogni. È necessario un piano regolatore dello sviluppo sociale per l’intero territorio bellunese, da realizzare grazie all’apporto di tutti i soggetti istituzionali e di rappresentanza della provincia».

«Se vogliamo fare in modo che le persone non lascino la montagna, oltre alle politiche sociali per la famiglia», aggiunge Roffarè, «bisogna creare meccanismi virtuosi che premino l’iniziativa privata e sostengano quella pubblica per il mantenimento sul territorio dei servizi come farmacie, medici di base, rete di trasporto, piccoli negozi, banda larga, asili e scuole, centri di aggregazione e sportivi, ma anche per il lancio di corsi di specializzazione universitari che possano contribuire a ricostruire quel polo culturale che negli anni è andato perso».


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