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giovedì 28 Marzo 2024,

Il benefattore regala la farmacia dei tumori: 600 mila euro

I farmaci antiblastici non saranno più preparati a Castelfranco ma a Belluno. Gli interrogativi su una scelta che doveva essere fatta quattro anni fa.

Dalla settimana prossima diventerà operativa presso la farmacia dell’Ospedale di Belluno l’Ufa (Unità Farmaci Antiblastici), che preparerà i farmaci chemioterapici per l’Oncologia degli ospedali di Belluno e di Feltre. È una notizia molto importante e molto positiva che L’Amico del Popolo ha raccolto parlando con i medici: la preparazione di questo tipo di farmaci fondamentali per i malati di tumori “solidi” e tumori del sangue tornerà a essere effettuata in provincia di Belluno e non più a Castelfranco Veneto, come avviene dal febbraio 2015 a causa dell’incapacità di mettersi d’accordo delle due Ulss di Belluno e di Feltre, che all’epoca erano ancora divise e poco collaborative. Pare che il costo aggiuntivo sostenuto in questi anni per la preparazione fuori sede sia ammontato a 200 mila euro l’anno, mentre il disagio per le persone gravemente malate non è facilmente quantificabile.

Come mai si è risolta la questione? Non per una scelta di politica sanitaria con l’investimento di risorse pubbliche, ma grazie alla volontà un donatore, un benefattore privato che pare abbia regalato 600 mila euro proprio per la realizzazione dell’Ufa a Belluno. Bravissimo, ma viene da chiedersi: se l’Ufa fosse stata realizzata già nel 2015, la sanità pubblica avrebbe risparmiato in questi quattro anni ben 800 mila euro, insomma l’Ufa si sarebbe ampiamente ripagata. Oppure, potremmo metterla così: 600 mila del donatore privato più 800 mila spesi dal pubblico fanno, a spanne, 1 milione e 400 mila euro spesi fin qui per questa faccenda dei farmaci chemioterapici, con un notevole spreco di risorse. Corre voce che il benefattore privato sia lo stesso bellunese che ha fatto fare un grosso salto di qualità all’Ospedale di Belluno regalando apparecchiature diagnostiche per milioni di euro (e non ha trascurato Feltre): oggi con l’Ufa ha concretizzato quella soluzione che doveva essere raggiunta già quattro anni fa. E se Belluno è un po’ più «hub», cioè ospedale di riferimento, è in buona parte dovuto ai regali di questo benemerito personaggio.

Per fare informazione sulla sanità bisogna lavorare anche sulle “voci” perché per ordine dell’Ulss ai medici è vietato parlare con i giornalisti se non dietro esplicita autorizzazione della direzione generale (è giusto che i cittadini lo sappiano) e le comunicazioni ufficiali, com’è logico, difficilmente lasciano trasparire le criticità. Ma le criticità ci sono e in questa storia sono evidenti. Quando si prospettò il trasferimento della preparazione dei farmaci chemioterapici a Castelfranco, L’Amico del Popolo denunciò (era il novembre 2014) l’incapacità delle due Ulss di Belluno e di Feltre di mettersi d’accordo per trovare una risposta ai nuovi standard stabiliti da una delibera regionale del luglio 2014. «Nella necessità di una riorganizzazione che coinvolge tutto il Veneto», rifletteva allora L’Amico, «la Regione ha fissato il nuovo parametro basandosi su valutazioni economiche: per creare un nuovo punto di diluizione centralizzato con tutte le caratteristiche a norma bisogna che vengano fatte almeno 30 terapie al giorno. Belluno non fa 30 terapie al giorno, per poco. Feltre non fa 30 terapie al giorno, per poco. Sommando Belluno e Feltre si farebbero molto più di 30 terapie al giorno. Ebbene, le due Ulss di Belluno e di Feltre non hanno pensato di unire i loro numeri per realizzare un nuovo centro unico di diluizione in provincia, come verrebbe logico pensare, ma hanno separatamente deciso di rivolgersi ciascuna a Castelfranco Veneto». E ciò ha comportato una revisione delle prassi operative, con disagi per i malati e le famiglie ma anche per gli specialisti: il medico vede il paziente di mattina il giorno prima della terapia con i chemioterapici; entro la stessa mattina spedisce a Castelfranco le schede per la diluizione dei farmaci; il giorno dopo attende l’arrivo dei farmaci da Castelfranco per poter iniziare il trattamento. In prospettiva, forse, si potrebbe tornare a fare tutto in giornata, almeno in qualche caso, con grosso vantaggio soprattutto per i pazienti che non hanno gli Ospedali di Belluno e di Feltre sulla porta di casa.

La legge regionale del luglio 2014 prevede la presenza di unfarmacista che certifichi la quantità di farmaco diluita: la dottoressa MarinaCoppola era a Castelfranco Veneto quando è iniziata la preparazione centralizzatadei farmaci antiblastici e ora è il direttore della Farmacia dell’Ospedale diBelluno.

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