Belluno °C

giovedì 18 Aprile 2024,

«Reddito di cittadinanza lontano dalle persone e dal territorio»

L'assessore di Belluno Valentina Tomasi critica la nuova misura del governo: era meglio il Rei.

L’assessore alle politiche sociali del Comune di Belluno Valentina Tomasi esprime le sue perplessità in merito al reddito di cittadinanza. Per evidenziare i problemi che nasceranno, Tomasi porta a paragone il Rei, il reddito di inclusione: «Era uno strumento cucito sui bisogni e le esigenze della persona, certamente da perfezionare, ma il Governo aveva lavorato con i territori per migliorarlo», spiega. «Il percorso per ottenere il Rei partiva dal Comune, dal confronto con un assistente sociale, che sosteneva la persona nella presentazione della domanda all’Inps; il Comune era il primo interlocutore, ed interveniva anche con altre forme di sostegno, dopo aver valutato i bisogni del richiedente». Il reddito di cittadinanza riazzera tutto, complicando il percorso e rendendolo meno funzionale.

«Innanzitutto», spiega Tomasi, «si rivolge ala stessa platea alla quale era destinato il Rei, ma riducendo il numero dei beneficiari, e riduce il tema della povertà solo ad una questione occupazionale, mentre gli interventi contro la povertà agiscono su un campo molto più ampio. Inoltre, bisognerà rivolgersi direttamente all’Inps, che poi reindirizzerà la persona al centro per l’impiego, se si tratta di solo problemi lavorativi, o, se ci fossero altri tipi di disagio, al comune, per la stesura del “patto di inclusione”, come già avveniva per il Rei. In più, stando ai dati dell’Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro, oggi meno del 3% di chi si rivolge al centro per l’impiego trova occupazione, e solo l’1,5% delle aziende (studio Unioncamere-Ministero del Lavoro e delle politiche sociali del 2015) li usa per la ricerca e selezione del personale, e a loro viene affidato questo compito delicatissimo. Si tratta quindi di una misura “romana”, centralista, lontana dalle persone in difficoltà e da chi con quelle persone dialoga e lavora per aiutarle ad uscire dalla situazione di disagio».

Nel reddito di cittadinanza, per Tomasi, manca anche una visione a lungo termine: «Rischia di diventare una misura assistenzialistica orizzontale, uguale per tutti, che non tiene conto dei bisogni dell’individuo, e che disincentiva al lavoro», spiega, «il Rei portava alla stesura di progetti personalizzati che creavano condizioni per rendere autonoma la persona».

In Veneto, poi, la gestione sarà ancora più complicata: «La Regione non ha dato piena attuazione alla legge nazionale 328/2000, che prevede la riorganizzazione dei servizi sociali. Tra gli obbiettivi della legge, c’è anche l’istituzione e organizzazione da parte delle regioni degli ambiti territoriali: mancando questi passaggi, mancano gli strumenti per rendere efficace l’attuazione del piano di povertà, e all’interno di questo panorama si inserisce la nuova misure del reddito di cittadinanza».

Oltre che alle persone in difficoltà, la nuova misura creerà problemi di organizzazione nei territori montani: «Cancelliamo due anni di lavoro, impegnati nella realizzazione degli sportelli sul territorio (6 nel territorio dell’ex Ulss 1: Belluno, Longarone, Alpago, Pieve di Cadore, Santo Stefano di Cadore e Agordo), con conseguente perdita di tempo e risorse. Da quanto ci risulta, infatti, sappiamo che è prevista la chiusura di questi sportelli, e per un territorio montano come il nostro, con tutte le difficoltà che ben conosciamo, questo sarà un’ulteriore difficoltà per i comuni, soprattutto quelli più piccoli. La misura, così come proposta inizialmente, andava nella giusta direzione, poiché sarebbe stata una sorta di “clausula di galleggiamento”, volta a smussare gli angoli del precariato secondo un’impronta scandinava del mercato del lavoro, dove la flessibilità è sostenibile perché accompagnata da analoghe misure di galleggiamento», conclude l’assessore, «il reddito di cittadinanza così concepito, invece, è lontano dalle persone e dai territori, e porterà confusione e rallentamenti che non aiuteranno nessuno, né i cittadini né le istituzioni».

Secondo un’elaborazione de Il Sole 24 ore basata su dati del Ministero del Lavoro e Istat su “Il nuovo Isee. Rapporto di monitoraggio 2016”, la provincia di Belluno si trova al terzultimo posto della graduatoria nazionale per percentuale di famiglie potenzialmente interessate dal reddito di cittadinanza: 3100 famiglie, pari al 3,3%. Ultimo posto per Bolzano, 5100 famiglie, 2,3% del totale, e penultimo per Sondrio, 2600 famiglie pari al 3,3%. A seguire, le altre province montane: Verbano-Cusio-Ossola (2600 famiglie, 3,5% del totale), e Trento (9100 famiglie, 3,9%). Guidano la classifica virtuale Crotone (19.500 famiglie; 27,9%), Napoli (229.900; 20,6%) e Palermo (100.800; 20,5%).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

%d