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venerdì 19 Aprile 2024,

Negli ultimi 10 anni perse 185 stalle nel Bellunese

Ricerca di Confagricoltura e Cgia: chiuse 17 stalle nel 2018: il problema soprattutto nella parte nord della provincia.

La rivolta del latte in Sardegna riporta l’attenzione sul comparto anche in Veneto, che nell’ultimo decennio ha vissuto momenti di crisi molto pesanti. I dati del 2018 confermano il trend negativo dell’ultimo decennio, con la chiusura di oltre un centinaio di stalle in tutta la regione, e un’ennesima flessione del prezzo medio del latte crudo. La provincia di Belluno non fa eccezione. Secondo l’elaborazione dati dell’Ufficio studi di Confagricoltura Veneto e Cgia, che ha preso in esame dati camerali e Agea sulle imprese che hanno indicato come attività prevalente l’allevamento di bovini da latte, l’anno scorso hanno chiuso 17 allevamenti, passando dai 424 del 2017 ai 407 del 2018.

Nel Bellunese in quasi un decennio le stalle sono diminuite dalle 592 del 2009 alle attuali 407, con una perdita di 185 strutture, pari al 31%. Anche il prezzo del latte è progressivamente calato, scendendo dal prezzo medio di 40,65 centesimi al litro del 2014 ai 36,78 dell’anno scorso, anche se il quadro negli ultimi anni è in miglioramento considerato che nel 2015 e 2016 (anni del passaggio dal regime delle quote latte al libero mercato) era sceso a 33,04, quando i costi di produzione superano i 42 centesimi.

Tiene invece la produzione di latte, che sale a 52.000 tonnellate dalle 50.000 tonnellate del 2017, con un’incidenza del 4% sul totale prodotto dal Veneto, che è di 1.183.000 tonnellate. A fare la parte del leone sono Vicenza, con 374.000 tonnellate prodotte, e Verona con 304.000. Seguono Padova con 207.000, Treviso (164.000), Belluno (42.000), Venezia (48.000) e Rovigo (24.000).

«In questo momento il prezzo del latte non è malissimo, perché nel Bellunese viene pagato oltre 40 centesimi al litro, ma alcune latterie riconoscono anche di più», sottolinea Diego Donazzolo, presidente di Confagricoltura Belluno. «Il vero problema segnalato dai dati è che chiudono le piccole stalle, mentre quelle di dimensioni medio-grandi cercano di strutturarsi ampliando le strutture e aumentando il numero di capi. Il settore soffre la mancanza di ricambio generazionale, come altri lavori che richiedono sacrificio e una grande professionalità. Il problema che stiamo vedendo è che oggi si chiude nelle realtà marginali: le stalle si stanno concentrando nelle zone più comode e servite, come il Feltrino, mentre la parte a nord del Bellunese è sempre più in sofferenza. Si perde, quindi, un importante presidio del territorio, con il rischio che tanti terreni finiscano in abbandono e vengano sempre più popolati dalla fauna selvatica. Perciò urge una politica agricola che vada a incidere sul reddito, andando a remunerare anche il lavoro che produce un beneficio ambientale. Ci vogliono dei contributi ad hoc che vadano a sostenere chi vive e produce sul territorio, o la possibilità di dare priorità nelle assunzioni per garantire servizi e reddito».

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