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giovedì 28 Marzo 2024,

Dorfmann: l’Europa sostenga il latte di montagna

Sedico, gli interventi e le proposte al convegno della Confederazione Italiana Agricoltori Cia.

La nuova Politica Agricola Comune (Pac) deve tutelare la montagna e proporre misure di sostegno al settore latte montano: questo il cuore dell’intervento dell’europarlamentare Herbert Dorfmann, sabato mattina tra i relatori del convegno organizzato dalla Confederazione Italiana Agricoltori (Cia) al Palazzo dei Servizi di Sedico. «Come Parlamento Europeo, abbiamo davanti ancora cinque settimane di lavoro», ha spiegato Dorfmann, «e non arriveremo alla votazione della nuova Pac entro la fine di questo mandato ma ci sarà presto una prima votazione in Commissione agricoltura».

Ad ostacolare il percorso della Pac 2021-2027 c’è l’assenza del bilancio, «una scelta politica voluta da alcuni paesi dell’Unione, che vogliono così ostacolare e mettere in cattiva luce il lavoro della Ue» e c’è l’incognita della Brexit: «Ora sul tavolo abbiamo la proposta del Commissario al bilancio, Gunther Oettinger, che ha proposto un taglio del 3-4% ai fondi della Pac, lasciando invariato il primo pilastro e proponendo una riduzione del 15% al secondo pilastro, finanziato dagli Stati membri».

«È una scelta», sottolinea Dorfmann, «che penalizza la montagna e che contrasterò in ogni modo: il taglio al secondo pilastro rischia di creare un nuovo divario tra zone di pianura rispetto alla montagna». Dorfmann ha avanzato anche una proposta a sostegno dei produttori di latte: si tratta di un nuovo strumento, già esistente da oltre 20 anni nel settore dell’ortofrutta, che prevede dei “programmi operativi” che coprono fino al 3% del primo pilastro. «Bisogna aiutare il settore latte in montagna, gli allevatori, ma anche le strutture, così da dare plusvalore al prodotto. Se il latte di montagna, con un costo di produzione più alto, ha lo stesso valore sul mercato del latte di pianura, non c’è possibilità di confronto: bisogna investire su prodotto e produttore, creando una filiera di valore».

In chiusura, una riflessione sulle produzioni biologiche: «non devono essere scelte calate dall’alto, ma decisioni prese dai produttori o dalle vallate, come già avvenuto anche nel Bellunese». E una critica alla visione “urbano-centrica” a livello europeo e nazionale: «Le Alpi non sono la Disneyland dei cittadini delle metropoli; sono un territorio dove c’è una popolazione che vive e lavora, e che ha bisogno di adeguati provvedimenti, ad esempio, nella gestione dei grandi predatori».

Ad aprire la mattinata di Sedico i saluti dei presidenti regionale e provinciale della Confederazione Italiana Agricoltori, Gianmichele Passarini e Luca Cosul Cuffaro: «Bisogna ragionare insieme sull’attuale situazione europea e i suoi sviluppi», ha sottolineato Passarini, «il destino del Regno Unito è fondamentale per l’agricoltura veneta: con la Brexit, rischiamo di perdere il quarto mercato per la nostra regione. La nuova Politica Agricola Comune deve essere riscritta dal nuovo Parlamento Europeo, iniziamo a lavorare e facciamolo insieme».

Per il presidente provinciale, Luca Cosul Cuffaro, «l’agricoltura bellunese deve affrontare tantissimi problemi: dalla frammentazione fondiaria alla burocrazia, dalla viabilità alle dimensioni delle nostre aziende. Serve un aiuto tramite la Pac e il Piano di Sviluppo Rurale, altrimenti il futuro è a rischio: l’agricoltura è fondamentale per il nostro territorio, abbiamo visto i risultati dell’abbandono del territorio con il passaggio di Vaia. Dobbiamo poi legare agricoltura e turismo, riportando gente e imprese dove c’è un presidio agricolo».

A rimarcare l’importanza del mondo agricolo per il territorio è stato l’assessore alla protezione civile del Comune di Sedico, Marco Crepaz: «Quanto ci costa l’abbandono della montagna, rispetto al sostegno agli allevatori, ad esempio sostenendo e compensando il prezzo del latte? Dobbiamo chiederci se, fuori da questa sala, c’è veramente l’interesse a mantenere e difendere l’agricoltura in provincia». Franco Contarin, tecnico della Regione Veneto, ha illustrato i numeri del Psr veneto e gli interventi post-Vaia: su 1,2 miliardi di euro del Psr 2014-2020, 860 milioni di euro sono già stati concessi (il 75%, al 31/12/2018), 507 dei quali già liquidati (il 43%). Alle zone montane, a fine periodo, la Regione intende destinare il 35% dei fondi totali, e al momento si è circa al 41%; è stato ricordato che l’agricoltura di montagna “pesa” circa il 10% rispetto al totale regionale. Per la fase di ricostruzione post-Vaia è stato ricordato il decreto della Presidenza del Consiglio che ha sbloccato i finanziamenti, illustrando i tempi e le modalità di presentazione delle richieste di contributo per enti pubblici e attività private.

Al termine del dibattito, la riflessione del presidente nazionale della Cia, Dino Scanavino: «Non possiamo vivere senza Unione Europea: non solo senza le sue risorse, ma senza un progetto sociale di convivenza e di uguaglianza tra le popolazioni e tra le aree metropolitane e rurali. La Pac, i Psr, sono “prove generali” per dare senso all’Unione Europea perché diventi una potenza economica mondiale. Il gap infrastrutturale, informatico, di “reputazione” tra le aree montane e quelle di pianura non è solo economico, ma democratico».

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