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giovedì 25 Aprile 2024,

Teatro comunale di Belluno stipato per fratel Enzo Bianchi

Il fondatore della comunità di Bose ha sottolineato in particolare l’importanza dell’amore, della fraternità, per la vita della Chiesa e di ogni singolo cristiano.

Teatro comunale di Belluno pieno in ogni ordine di posti nella serata di ieri, mercoledì 20 marzo, per ascoltare fratel Enzo Bianchi, fondatore ed ex priore della comunità di Bose, sul tema «Quale felicità? Quale santità?» (a questo link il video integrale della conferenza: http://www.chiesabellunofeltre.it/due-incontri-con-fratel-enzo-bianchi/).

Dopo aver sottolineato che ogni uomo cerca la felicità, Bianchi ha fatto presente che nelle lettere di san Paolo la felicità è un imperativo per i cristiani («Rallegratevi nel Signore, sempre – scrive l’apostolo ai Filippesi – ve lo ripeto ancora, rallegratevi»). E anche papa Francesco – ha detto – ha intonato tutto il suo pontificato all’insegna della gioia, presente nei titoli dei documenti più alti del suo magistero: «Evangelii gaudium», «Amoris laetitia», «Gaudete et exsultate».

La gioia, dimensione fondamentale della vita cristiana, non nasce da un’idea o da una decisione etica, ha spiegato Bianchi citando papa Benedetto XVI, ma nasce da un incontro con una persona, con Gesù che può parlare ancora all’uomo di oggi proprio perché è stato veramente uomo, un uomo che ha amato fino all’estremo quelli che ha incontrato, fino a dare la sua vita per loro. Per questo Gesù è morto, ma poi è risorto. L’amore di Gesù ha vinto la morte. È questo, secondo fratel Bianchi, l’annuncio, la buona notizia che può intrigare l’uomo moderno e portare sulle tracce di Gesù: il suo amore vince la morte!

Di qui l’appello per una Chiesa che si giochi sull’amore, sulla fraternità, parola che può essere indicata come un nome della Chiesa e che è anche la via della santità semplice, feriale, quella della porta accanto, tanto sottolineata da papa Francesco. Non abbiamo bisogno tanto di una santità che fa miracoli – ha fatto presente fratel Bianchi – ma di quella santità veramente cristiana, che solo Dio vede. Abbiamo bisogno di fraternità, di unirci, di aiutarci, di camminare insieme.

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