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venerdì 19 Aprile 2024,

Incontro a Roe di Sedico con don Marco Pozza, cappellano del carcere di Padova

L’appuntamento col sacerdote che ha intervistato il Papa, e che è stato denominato anche “don Spritz” per il suo carisma particolare, è per martedì 16 aprile alle ore 20.30 al Centro parrocchiale.

«Amare l’uomo quando meno se lo merita, è rimettere mano a strade scomparse dalle mappe». È un pensiero del parroco del carcere di Padova, don Marco Pozza, che martedì 16 aprile alle ore 20.30, presso il Centro parrocchiale di Roe di Sedico, parlerà di questo argomento. Appassionato di sport, teologo, giornalista, scrittore, conduttore di trasmissioni televisive, si definisce come un “prete da galera”, nella presentazione della sua parrocchia virtuale nel sito https://www.sullastradadiemmaus.it/chi-siamo/don-marco-pozza. Altri, quando frequentava i bar e le piazze per cercare e incontrare i giovani lontani dalla Chiesa, lo avevano maliziosamente soprannominato “don Spritz”. Un sacerdote con un carisma originale e particolare, che vale la pena conoscere. La pensa così anche papa Francesco che l’ha voluto incontrare di persona, privatamente, e poi pubblicamente su TV2000, facendosi intervistare per commentare il Padre nostro e l’Ave Maria.

L’«Associazione don Francesco Cassol – Laudato si’», che raduna i volontari che operano nella comunità terapeutica di Landris di Sedico, assieme alle parrocchie di Sedico, Bribano e Roe, guidate da don Cesare Larese, presidente del Movimento Fraternità Landris, che gestisce la stessa comunità terapeutica, hanno pensato che don Marco Pozza potesse essere la persona giusta per riflettere assieme sul senso e significato più profondo di questo loro impegno.

Sarà un modo anche per ricordare don Francesco Cassol, già parroco di Roe di Sedico e presidente del Movimento Fraternità Landris, che scrisse le seguenti parole per un incontro pubblico a Sedico, nel giugno 2008. «Chi opera negli ambiti quali la tossicodipendenza o con i carcerati, si ostina, nonostante tutto (e le sconfitte sono tante e pesanti) a credere nell’uomo e nella sua possibilità di cambiare. Qualche anno fa ho chiesto ad una volontaria della Comunità di Landris: “Ma chi te lo fa fare?”. “È dura”, mi ha risposto, “ma è una sfida troppo grande, troppo bella e affascinante per arrendersi”».

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