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mercoledì 24 Aprile 2024,

Fabio “Rufus” Bristot si dimette da capogruppo di “Insieme per Belluno”

In un lungo comunicato stampa le motivazioni della scelta. «Dimissioni senza possibilità di revoca, contestuali con quelle da membro della maggioranza», precisa, «con il conseguente passaggio/istituzione al/del Gruppo misto. Tutto molto serenamente, come è giusto che sia».

Fabio “Rufus” Bristot si dimette da capogruppo di “Insieme per Belluno”. La notizia arriva proprio dal diretto interessato, che in un lungo comunicato stampa spiega le motivazioni della sua scelta. Non proprio un fulmine a ciel sereno, visto che Bristot non aveva nascosto più di una volta un atteggiamento critico nei confronti della maggioranza. Spiegando le sue dimissioni, fa comunque prima di tutto un’autocritica, precisando che la scelta è arrivata «a seguito di una lunga e davvero sofferta valutazione, protrattasi per più tempo, non poco tempo, dopo anche un colloquio intervenuto nelle scorse giornate con il mio gruppo di appartenenza e, ovviamente, con il sindaco nella giornata di ieri (mercoledì 22 maggio per chi legge, ndr)».

«Dimissioni senza possibilità di revoca, contestuali con quelle da membro della maggioranza», precisa, «con il conseguente passaggio/istituzione al/del Gruppo misto. Tutto molto serenamente, come è giusto che sia. Un minestrone, il mio, sin troppo mescolato che alla fine andava tolto dal fuoco, anche per essere alla fine coerente con le petizioni di principio – lo dico senza vergognarmene – che ho più volte professato in modo alle volte riservato, in altre, in modo pubblico, anche se sempre nell’ambito del confronto civile, parlando cioè di fatti politici ed amministrativi».

«Mi assumo una parte delle responsabilità politiche dell’attuale andamento del Comune di Belluno», prosegue Rufus facendo autocritica. «Credo, con onestà intellettuale, di poter dire che siano invero una parte modesta, poiché se sin dall’inizio è stato abbastanza evidente il percorso in salita che ci sarebbe aspettato per la situazione trovata e per un certo metodo di lavoro che francamente è mancato a tutti noi. Non avrei però mai sospettato che quel percorso sarebbe stato e diventato così faticoso. Mi assumo la responsabilità, senza attenuanti in questo caso, dell’andamento del Gruppo, dove la mia modesta e rarefatta presenza dovuta a fattori oggettivi commisti al finale disincanto, non ha saputo generare alcun percorso virtuoso rivolto a migliorare la vita e l’azione politico-amministrativa del Comune di Belluno, che si traduce poi nel fare e fare bene. Molti obiettivi sono stati indubbiamente conseguiti con positività, alcuni di questi eccellenti e come tali non posso rinnegarli in modo capriccioso ed acritico, facendo così di ogni erba un fascio. Questo è giusto che sia rimarcato e lasciato agli atti. Altri obiettivi, forse è fisiologico che sia propriamente così, solo sfiorati. Altri, infine, neppure affrontati».

A questo proposito, Bristot porta alcuni esempi: «Penso tema delle opere pubbliche strategiche: siamo città capoluogo, fulcro della viabilità e mobilità dell’intera provincia e non ne abbiamo neppure abbozzato un’idea e, tanto più, una definitiva progettualità, anzi nelle previsioni di Prg è stato addirittura deciso di togliere il ponte Bailey. Ma va anche detto, in modo oggettivo e senza posizioni livorose, che in alcuni settori abbiamo (uso come è corretto che sia il plurale maiestatis) fatto, anche con il puntuale raffronto del programma, poco e talvolta con una qualche superficialità. Il procrastinare, poi, su alcune decisioni che non permettevano e non permettono, invece, questa dilazione, o l’assumerne altre frettolosamente non hanno certo concorso a garantire sempre eccellenza in una parte delle azioni programmatiche che si sono via via sviluppate in questi anni. Questo stato di cose rimane e rimarrà per me, senza dubbio, un cruccio pesante».

Bristot non rinnega il rapporto con il Gruppo di Insieme per Belluno – Città Futura e gli altri Gruppi e non abiura «neppure il patto elettorale con i cittadini che mi hanno votato (il più votato della maggioranza nella passata consigliatura e, dopo i due assessori uscenti, anche nell’attuale, sempre di
maggioranza parlando). Anzi è vero il contrario. Un patto, quello elettorale, rispetto al quale avrei voluto sinceramente garantire risposte sostanziali e vere al cittadino e alla comunità tutta, ma una serie di fattori ha impedito che ciò avvenisse».

Dall’ex consigliere di maggioranza arriva poi una precisazione. «Voglio essere categorico su un aspetto, non ho chiesto in questi anni alcun posto a sedere in giunta», tiene a evidenziare. «A scanso di ulteriori equivoci di carattere squisitamente politico, preciso anche che resterò ben saldo a difesa di quei valori ai quali ho sempre creduto e ai quali ho cercato di dare attuazione nelle piccole azioni che sono riuscito a produrre nel mio impegno quotidiano, da quelle note a quelle meno note, prodotte lontano dalla ribalta di qualche luce accesa da facebook. Quindi, nessun salto della quaglia o nessun programmato e lento passaggio ad altri gruppi, come qualcuno sentenzierà banalmente. Verrò per questa scelta probabilmente attaccato da qualcuno della stessa maggioranza o, almeno da una parte di essa, ma le spalle grosse non mi difettano e dissiperò senza timore il tutto».

Tra i nodi da sciogliere per la città, secondo Bristot, ci sono «la partecipazione autentica che deve tornare ad essere confronto con pubbliche assemblee; politiche del personale che da metà anni 2000 è “in libera uscita” in ormai tutti i settori. Va ripensato un patto con i dipendenti di medio lungo periodo; rigenerazione urbana che rischia di trasformarsi in un azzardo irreversibile, con il protrarsi di assegnazioni dei lavori a causa delle procedure previste ex lege; la complessiva politica delle manutenzioni ordinarie e straordinarie del tutto assente nonostante i social sembrino dire il contrario». E ancora: «Grandi contenitori, Auditorium in primis chiuso da oltre 5 anni, parliamone. Con Palazzo Fulcis già in affanno finanziario come è pensabile garantire la copertura finanziaria minima anche a Palazzo Bembo, Chiesa dei Gesuiti e Auditorium, assieme al Teatro Comunale e al Palazzo Crepadona? Serve un piano speciale e fare scelte coraggiose anche di conversione delle attuali destinazioni. Non affrontare ora il tema significa lasciare che il tempo decida per noi».

Nella sua lettera Bistot ricorda inoltre la cricità di Cordele, oltre alla situazione del Nevegàl, per il quale «senza la stagione invernale una qualsiasi stazione turistica, tanto più se ski-area,
perde quote di mercato sino ad esaurirsi e a morire con tutto l’indotto correlato». «Sono convinto, allora, che a Belluno, la mia e la nostra città, si debba garantire senza più alcun indugio un netto e nuovo profilo ai processi decisionali ed amministrativi», conclude. «Non voglio vedere una Belluno rassegnata, una Belluno che ha smesso di sperare di diventare un
reale interfaccia e fulcro tra la nostra montagna e la pianura, tra le Dolomiti e Venezia, cerniera per generare politiche d’eccellenza per il territorio. Non voglio vedere una Belluno spenta che non sa più dire né osare, avendo preferito da tempo indossare l’abito del “tran tran” quotidiano, che sembra dissipare nel tempo le energie migliori. Vedo, insomma, una Belluno un poco disorientata, seduta su sé stessa e priva di aneliti a voler emergere, migliorare e dire “sono e conto”».

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