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venerdì 29 Marzo 2024,

Una filiera del legno alpino bellunese tra gli obiettivi di “Ronce 2020”

Con "Belluno Alpina" si è svolto nelle scorse settimane un incontro a Valmorel, in comune di Limana.

Creare una filiera del “legno alpino bellunese”. Di questo argomento si è parlato il 23 maggio al Centro natura e cultura “Al Vejò” di Valmorel, in comune di Limana. Un incontro organizzato dalla cabina di regia del progetto antispopolamento “Ronce 2020”, promosso dal comitato “Belluno Alpina”. Un sodalizio nato con l’obiettivo di contrastare l’abbandono delle ‘‘terre alte’’ del comune capoluogo, nello specifico le Ronce, Tassei, Piandelmonte e Medil. Ma senza dimenticare la necessità di agire in un’ottica comprensoriale, cioè insieme ai comuni confinanti di Limana e Ponte nelle Alpi.

«Prima dell’incontro nella sede di “Al Vejò” si è tenuto un sopralluogo sul tratto di strada silvo-pastorale che, partendo dalla foresteria di Pianezze, in comune di Limana (ben 30 posti letto), conduce dapprima a Pian Sambuga e da qui a Casera Valpiana, in comune di Belluno», spiega Gimmy Dal Farra di “Belluno Alpina”. «Ciò ha permesso di prendere visione dello stato del bosco e dei danni causati dai recenti eventi meteorologici al patrimonio forestale e alla viabilità silvo-pastorale e al contempo ha consentito di fare una valutazione di fattibilità tecnica degli interventi necessari per aprire il tratto mancante del previsto collegamento tra Casera Valpiana e la località Valdart».

La strategia di “Ronce 2020. Vivere in montagna senza essere a Cortina” mette infatti sul tavolo la possibilità di ripristinare vecchi sentieri e consentire un collegamento tra il Nevegàl e Valmorel, attraverso le Ronce e Tassei. «All’incontro dello scorso 23 maggio hanno preso parte volontari, tecnici, operatori economici e amministratori», continua Dal Farra. «Persone che, come noi di “Belluno Alpina”, sono determinate a trovare soluzioni per frenare lo spopolamento e, nel caso specifico, a portare avanti azioni per ripristinare una filiera del “legno alpino bellunese”. Un processo certamente non semplice che, a nostro parere, passa attraverso la creazione di un marchio territoriale adeguatamente supportato da campagne di informazione e marketing che spieghino l’importanza e la convenienza di utilizzare le risorse locali, anche se a volte magari un po’ più costose, in analogia a quanto avviene per le produzioni agricole con il concetto di “prodotto a km 0”».

«Riteniamo che il ripristino di una filiera bosco-legno, che in passato vedeva i nostri territori all’avanguardia per saperi e tecnologie, voglia dire, in prospettiva, offrire nuovi posti di lavoro ai nostri giovani», sostiene “Belluno Alpina”, «dando loro un’alternativa al lavoro in fabbrica o all’emigrazione, possa incrementare la resilienza di un territorio che si è dimostrato oltremodo fragile, migliorandone la capacità di superare i sempre più frequenti eventi climatici estremi contenendone i danni, consenta di migliorare l’offerta turistica e ricreativa con l’apertura di nuove interessanti opportunità occupazionali e infine, contribuisca a rinsaldare quel legame con la natura e con la terra che, da sempre, è parte integrante del nostro essere gente di montagna».

Intanto, in accordo con l’assessore del Comune di Belluno Biagio Giannone, coordinatore della cabina di regia “Ronce 2020”, si è deciso di aumentare la frequenza degli incontri periodici che, d’ora in avanti, si terranno con cadenza quindicinale anziché mensile e saranno caratterizzati dalla scelta di uscire dalle sedi istituzionali, per avvicinarsi ancor più alle realtà locali, andando di volta in volta nei luoghi interessati dagli argomenti trattati.

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