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martedì 16 Aprile 2024,

«Qui io giaccio. Corona la vittoriosa»

Sabato 22 giugno alle 20.45 aprirà la 14.ma edizione de «La via al Santuario» a Feltre.

Sempre dalla legenda di Vittore e Corona, dopo aver indagato l’anno scorso sulla figura di Vittore in «Qui io giaccio. Vittore l’incoronato», la Fucina Arti Performative Ca’ Foscari di Venezia trae spunto quest’anno per il concerto drammatizzato «Qui io giaccio. Corona la vittoriosa», che sabato 22 giugno alle 20.45 aprirà la quattordicesima edizione consecutiva de «La via al Santuario. Itinerario musicale, poetico e di conoscenza» (ideazione di Elena Modena e Orazio Cirri) incentrato sulla Basilica-Santuario di Feltre intitolata ai due santi martiri. Ingresso prevede un’offerta libera, per informazioni Centro Studi Claviere, 340 2122409.

Lettura, azione scenica e ascolto si intrecciano in comunione artistica definendo il profilo di Corona come antesignana delle numerose donne che hanno abbracciato la causa «in nomine Christi», spinte da autentica passione e vera chiamata interiore. Un percorso fra le tenebre e la luce, la terra e il cielo, gli echi di scritti del tempo e il risonare antico delle volte della Basilica. Musiche da fonti medievali e del primo barocco a cura di Ensemble Claviere, con particolare attenzione al repertorio di donne consacrate compositrici. La regia è di Elisabetta Brusa.

«Una corona aurea, segno di manifesta santità, di gloria, di onore, e opera di fortezza: questo, in conformità alle Scritture, il premio destinato a Corona e Vittore, cristiani per scelta in un’epoca barbaramente ostile alla nuova fede. Simbolo speculare, Corona sta a Vittore come la vittoria al suo imprescindibile dono; vittoriosa lei, incoronato lui, entrambi figure della luce. L’uno al fianco dell’altra, Vittore e Corona si complementano sino all’abbraccio spirituale nel nome del Cristo incarnato e risorto», si legge nella nota diffusa dagli organizzatori.

«Numerosi i segni di questa unione. Beati, creature elette, vittoriosi stringono fra le mani rami di palma; e di palme, come di fiori o frutti, sono intrecciate le corone poste sul capo durante feste rituali di riconoscimento. Dei due martiri, la giovanissima donna rappresenta la sapienza; assistendo alle torture di Vittore soldato, ne paragona la dignità d’obbedienza e la forza di sopportazione a numerose figure veterotestamentarie, passando in rassegna la sacra Parola. Nel Passio colpisce quanto sia mite Vittore; il suo resistere ai tormenti, affrontati con silenziosa fermezza, ne testimonia l’intrinseco destino di santità. Di Corona si coglie piuttosto la determinazione e la libertà di scelta, dall’assistere al supplizio di Vittore al rispondere alle domande di Sebastiano, il persecutore. Infine, sarà Corona a veder scendere dal cielo due corone, una più grande per Vittore, una più piccola per sé, preannuncio del suo martirio: i carnefici sceglieranno proprio l’albero della palma, imprimendo alla figura della santa tutta la forza dell’archetipo simbolico. Il premio finale è la speranza della resurrezione e la memoria imperitura inscritta nelle pietre del luogo consacrato».

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