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giovedì 28 Marzo 2024,

I cent’anni di Caffè Bristot, la tradizione proiettata al futuro, nel segno della montagna dolomitica

A Belluno, nello stabilimento di via Tiziano Vecellio, l'Open Day dell'azienda fondata nel 1919 da Domenico Bristot, dal 1989 Procaffè spa e dal 2001 parte del gruppo multinazionale alimentare Wedl&Hofman GmbH. Senza però mai mettere da parte il legame con le origini.

«Sul Made in Italy ci siamo già, dobbiamo lavorare e puntare molto al territorio. E quando parlo di territorio intendo la montagna, le Dolomiti, i piccoli paesi fatti di terra, acqua e ambienti puliti e di persone con grandi valori». Dal 2001 Bristot è entrata a far parte del gruppo multinazionale alimentare Wedl&Hofman GmbH. Ma questo non significa che il legame con le radici e con il contesto bellunese sia andato perso. Anzi, rappresenta quel quid in più che fa la differenza. Lo ha ricordato nella mattinata di oggi Gerhard Laner, amministratore delegato del Gruppo Procaffè, durante l’evento con cui si sono celebrati ufficialmente i 100 anni di Caffè Bristot.

Una lunga storia che ha avuto inizio nel 1919, quando Domenico Bristot rientrò da Vienna arricchito da idee ed esperienze maturate frequentando lo stimolante ambiente imprenditoriale e culturale del caffè, in una delle principali capitali della “Belle Epoque”. Il bellunese decise di avviare una propria attività di torrefazione, per poter perfezionare, sperimentare e mettere in pratica innovative tecniche di tostatura e miscelazione. Già allora la montagna diventò per la torrefazione Bristot una delle chiavi di successo.

Un’immagine storica della torrefazione in via Psaro, in centro città.

L’azienda nel 1989 passò dalla famiglia Bristot alla famiglia Palombini, cambiando la sua ragione sociale in Procaffè spa e diventando polo industriale e distributivo del Nord Italia. La presenza sul mercato internazionale viene implementata anche grazie all’acquisizione di importanti altri marchi storici radicati nel territorio: Caffè Breda di Padova (fondata nel 1921), Caffè Dorsola di Torino (fondata nel 1920), Caffè Vescovi di Padova (fondata nel 1927) e Testa Rossa Caffè. Nel 2001 l’ingresso in Wedl&Hofman GmbH. «Siamo nati 115 anni fa in un piccolo paesino vicino a Vienna, Mils bei Hall», ha aggiunto Laner. «Il proprietario era di Bressanone. Un’azienda austriaca che, rispetto a Belluno, è appena al di là delle montagne. Siamo tutti “montanari” e l’appartenenza a Belluno e alle Dolomiti è totale. Noi siamo parte integrante di questo territorio e viceversa. È parte del nostro codice genetico in modo imprescindibile».

Nel 2018 l’azienda Bristot ha registrato un fatturato di 35 milioni di euro, quest’anno si sta già avvicinando ai 40 milioni. La produzione annua ha raggiunto i 5 milioni di kg. I dipendenti sono 100, gli agenti 60 e le esportazioni si indirizzano a 65 paesi del mondo. Sul totale del business, il 63% deriva dall’export, il 37% dall’Italia. «La gente che vive in montagna è in un certo senso abituata al territorio di appartenenza», ha detto ancora Laner, «e spesso non si accorge dello splendido contesto da cui è circondata. Chi viene da fuori lo vede ed è una straordinaria opportunità. Puntiamo a crescere sempre più e il fattore chiave è proprio quello del rafforzamento del legame con il territorio».

La cerimonia di oggi è stata affiancata da una visita guidata alla tofferazione di via Tiziano Vecellio. «Ogni giorno vengono tostate 25 tonnellate di caffè» ha spiegato Alberto Pipan, manager di ricerca e sviluppo. «Produciamo 700 milioni di tazzine. I fornitori sono traider internazionali e il percorso di controllo della qualità è impegnativo ed estremamente accurato, anche perché con il caffè, l’unico frutto di cui si mangia il nocciolo e si butta la polpa, è più facile “imbrogliare” e non si può tralasciare alcun passaggio dalla località di raccolta della materia prima fino all’arrivo sui tavoli di un bar».

La tofferazione di via Tiziano Vecellio a Belluno.

«Contiamo una sessantina di miscele, dal 100% arabica al 100% robusta», ha proseguito. I paesi di provenienza della materia prima sono Brasile (30%), Vietnam (20%), India (14%), Indonesia (8%), Uganda ((8%), Colombia (5%), Honduras (5%), Messico (3%), Nicaragua, Etiopia e Guatemala (3% a testa). Lavoriamo con due porti, Genova e Trieste». Il caffè, per molti aspetti, è simile al vino e quindi l’analisi organilettica gioca un ruolo importante. Lo ha dimostrato anche la degustazione organizzata al termine della visita guidata allo stabilimento. Alcuni componenti della “Bristot Coffee Academy” hanno preparato il caffè ai presenti seguendo il “syphon metod : due bocce di vetro, posizionate l’una sopra l’altra e collegate da un sifone che sporge dalla boccia superiore all’interno della boccia inferiore, dentro il quale è posizionato un filtro.

La degustazione del caffè preparato con il “syphon metod”
e illustrata dalla “Bristot Coffee Academy”.

«Dieci anni fa è stata creata la “Bristot Coffee Academy”, una rete nazionale e internazionale di 30 formatori con l’obiettivo di entusiasmare e motivare i baristi per promuovere il Caffè Bristot in tutto il mondo», ha fatto sapere Laner. «Oltre che a Belluno, è presente ad Atene, Bucarest, Corfu, Galway, Khmelnytskyi, Kiev, Londra, Novisad, Shanghai e lo sarà presto ad Ausburg, Bratislava, Cairo, Dusseldorf, Katowice, Mosca, San Pietroburgo».

«Il nostro obiettivo è continuare a cresce», ha detto ancora, «e di arrivare a un fatturato di 100 miloni di euro. I territori verso cui si stanno espandendo la commercializzazione e la formazione sono rappresentati da Grecia, Israele, Russia, Egitto. Mercato storico è quello tedesco e ci sono buone prospettive di ingresso in Cina». «La filosofia di Domenico Bristot basa le sue origini su un atteggiamento estremamente curioso e di sperimentazione», ha precisato. «Era una sorta di pioniere per quei tempi e ha certamente influenzato le successive evoluzioni relative alle tecnologie legate al caffè. Siamo fieri di questo passato e sono questi i principi, curiosità e ricerca, che ancora muovono i nostri processi di innovazione e ci consentono di conservare un atteggiamento attento e critico nei confronti del mercato; siamo certamente ancora influenzati dalle nostre origini, ma in un modo positivo che continua a muovere la nostra azienda nel futuro»

E le Dolomiti Patrimonio dell’Umanità, di cui quest’anno ricorre il decennale, possono svolgere un ruolo strategico anche dal punto di vista della promozione dei prodotti locali, tra cui c’è appunto il Caffè Bristot. «Ci troviamo di fronte a una realtà di eccellenza del settore», ha commentato il presidente della Provincia Roberto Padrin, presente all’evento insieme a numerose autorità. «Va dato merito a questa azienda, che è stata capace di resistere alle difficoltà economiche che ben conosciamo. C’è anche un legame con la Mig (Mostra internazionale del gelato), che in questo 2019 compie 60 anni, e stiamo pensando a un evento congiunto».

Lorraine Berton, presidente di Confindustria Belluno Dolomiti, ha manifestato l’orgoglio nel rendersi conto di come l’azienda fondata 100 anni fa nel capoluogo sia così apprezzata all’estero. «Siamo di fronte a una tradizione proiettata verso il futuro» ha ribadito Laner, «nel suo forte legame con i valori e gli elementi delle circostanti montagne dolomitiche. L’azienda vuole approfittare della ricorrenza del centenario per per avvicinarsi sempre più alle genti di Belluno e del Veneto, a coloro che in questa terra lavorano ed abitano, perché il senso di appartenenza ha costituito da sempre un segno distintivo della famiglia Bristot e dell’attuale management».

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