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giovedì 18 Aprile 2024,

«La palestra dello sci si chiama Nevegàl»: in più di mille marciano a Belluno per salvezza e rilancio del Colle

Nella mattinata di oggi, sabato 22 giugno, la manifestazione organizzata dagli operatori. Presenti Fisi Veneto e tutti gli sci club della Valbelluna, di Vittorio Veneto e dell'asse che porta a Venezia. Grandi numeri nonostante la pioggia.

Nevegàl montagna di Belluno? Sì, ma non solo. Lo hanno dimostrato le tantissime persone scese oggi in piazza, nel capoluogo, per partecipare alla marcia «per non chiudere settant’anni di storia», come l’hanno chiamata gli organizzatori. Dalla stazione a piazza dei Martiri hanno sfilato, nonostante la pioggia, un migliaio tra bellunesi e veneti. Presenti infatti la Fisi Veneto, le federazioni provinciali di Belluno, Treviso e Venezia, tutti gli sci club della Valbelluna, di Vittorio Veneto e dell’asse che porta a Venezia. Organizzata dagli operatori del Nevegàl, la marcia ha potuto contare sull’appoggio di Confindustria, Confcommercio e altre associazioni di categoria, sindacati e Comitato dei cittadini del Comelico pro collegamento, arrivati numerosi nel capoluogo per dimostrare la propria solidarietà a chi vuole salvare il Colle. 

Tantissimi striscioni hanno riempito le vie del centro storico, tutti sotto un unico appello: ribadire che lassù, alle falde del Col Visentin, non si chiude ma si rilancia e il Nevegàl è aperto per rinascere. A colpire la massiccia presenza di bambini e ragazzi. «Un’ulteriore testimonianza di quanto diciamo da tantissimo tempo, ossia che la palestra dello sci si chiama Nevegàl», ha evidenziato dal palco allestito in piazza dei Martiri, punto di arrivo del corteo, Alessandro Molin, direttore della Scuola di sci. «Quando questa mattina abbiamo visto la pioggia, ci siamo un po’ preoccupati. Poi, invece, siamo stati ancora più contenti nel vedere che, nonostante il maltempo, sono arrivate tantissime persone. I 1.200 cappellini preparati per la manifestazione sono andati tutti a ruba. Non possiamo che ringraziare i ragazzi dello sci club e tutti coloro che hanno deciso di appoggiarci. Negli anni Settanta e Ottanta il Nevegàl era la prima stazione del Veneto per numero e km di piste, seconda solo a Cortina. Ricopre tuttora una posizione strategica, essendo raggiungibile in tempi molto brevi e i dati degli ultimi anni dimostrano quanto sia importante per le scuole di sci di tutto il Veneto: bambini e ragazzi salgono sul Colle per muovere i primi passi sulla neve. Ogni anno sono circa 4 mila i coinvolti in corsi di sci».

Insomma, se il Nevegàl dovesse chiudere le ripercussioni negative riguarderebbero anche gli altri sci club a livello regionale. «La nostra attività è rivolta alla fascia giovanile», ha precisato Fiorindo Zanon, presidente dello Sci club Limana, «e il non poter più portare bambini e ragazzi sul Colle rappresenterebbe un problema enorme per noi e per le famiglie. Immaginiamoci cosa vorrebbe dire dover salire fino ad Alleghe o in altre località sciistiche meno “a portata di mano”. Inoltre, i bambini sul Colle imparano a sciare, per poi frequentare, da grandi, altre stazioni. Se muore il Nevegàl viene ucciso lo sci in senso più ampio».

«Quel romanzo di neve e sport invernali lungo ormai quasi un secolo rischia di essere arrivato a scrivere l’ultimo capitolo», ha sottolineato Giovanni Viel nell’intervento con cui ha ripercorso la storia del Colle. «In una tradizione di 70 anni il Nevegàl si è posizionato tra le più qualificate stazioni di sport invernali d’Italia. Su queste piste lo sci alpino e quello nordico hanno scritto pagine di storia copiose e nobili. In Nevegàl si sono consumati straordinari eventi agonistici che hanno indicato la rotta da seguire. Oggi tutto ciò rischia di diventare un ricordo, ma la nostalgia non aiuta ad andare avanti. Senza prospettive, senza volontà e senza un filo logico che mette insieme le ambizioni di tutti, la stessa nostalgia diventa solo una condanna definitiva. Appassionati di ogni età ed epoca, giovani protagonisti dello sci veneto, professionisti del settore, operatori turistici, turisti e semplici innamorati della propria terra sono qui che ci ricordano cosa è stato il Nevegàl, cosa ha rappresentato, come vogliono sia ancora nei decenni futuri, per non chiudere una prospettiva e non far morire un sogno».

Lungo il corteo i “marciatori”  hanno più volte fatto appello alla politica, sottolineando quello che ritengono essere lo scarso interesse, in primis da parte del Comune di Belluno, nei confronti del Nevegàl. «La gente si è unita, ora devono farlo anche le istituzioni», hanno detto “armati” di megafono Gianni Pastella per il Gruppo residenti Vivaio Dolomiti e Francesco Tison, del b&b Checco Zaino. «Come operatori siamo pronti a fare la nostra parte, come abbiamo sempre fatto in questi anni, sostenendo Alpe del Nevegal nei costi per l’innevamento artificiale. Vogliamo avere un ruolo da protagonisti nel futuro del Nevegàl e chiediamo che tutti gli enti si uniscano per trovare una soluzione. Ora l’importante e che gli impianti non chiudano. Bisogna sistemare le Erte per tamponare la situazione e, fatta la società di gestione, andare a chiedere finanziamenti per una progettualità di ampio respiro». Ribadito a gran voce il fatto che il Nevegàl, «a differenza di quanto purtroppo pensano in molti, non è un costo per la città, ma un’importante risorsa. Il Colle, con i suoi circa 50 operatori economici e 1.500 unità abitative, produce in loco un indotto di almeno 2 milioni di euro, riversando quattro-sei volte tanto in tutta la città».

«I nostri padri hanno fatto il Nevegàl e noi dobbiamo impegnarci affinché vada avanti», ha messo in risalto Luigi Borgo, presidente del Collegio regionale del Veneto dei maestri di sci. Sulla stessa linea Roberto Bortoluzzi, presidente di Fisi Veneto: «Siamo qui per sensibilizzare chi ha il potere di prendere decisioni. Il Nevegàl è sempre stato un fiore all’occhilello e non possiamo rischiare di perderlo». «Viviamo in un momento storico in cui il nostro territorio è in prima linea sia per i Campionati mondiali di sci alpino 2021 e speriamo in una buona notizia lunedì, quando a Losanna si saprà se Cortina ospiterà anche le Olimpiadi 2026», ha continuato Molin. «Noi chiediamo però che la politica sia pronta a “giocare” questa partita in modo più ampio, inserendo anche il Nevegàl. A uscirne vincente deve essere tutto il Veneto».

Il maestro di sci Franco Comiotto e Mario Fabrinetti, da decenni punto di riferimento in Nevegàl per gli appassionati di bicicletta, hanno fatto notare che, all’apertura della stagione estiva, i sentieri devastati dalla tempesta Vaia sono ancora impraticabili, compresi quelli per le mountain bike. «Sappiamo che non è semplice e che c’è una ditta al lavoro per il recupero del legname», hanno commentato, «però gli interventi non sono stati organizzati in modo da dare priorità ai percorsi turistici e chi sale sul Colle è costretto a tornare indietro».

«Le diverse zone di montagna vivono problematiche comuni e abbiamo voluto essere presenti per esprimere la nostra solidarietà», ha sottolineato Rinaldo Tonon per il Comitato del Comelico. «Il Nevegàl svolge un servizio che possiamo definire anche “sociale”, in quanto località facilmente raggiungibile per fare scuola ai bambini. Comelico e Nevegàl sono legati dalla battaglia per gli impianti. Pe noi della parte alta sono indispensabili per non morire; Belluno è un capoluogo di provincia e può vivere anche di altro. Ma questo non toglie che il Nevegàl deve continuare a esistere e deve essere rilanciato, perché perderlo significherebbe penalizzare l’intera città capoluogo e anche il resto della provincia. Faccio appello ai bellunesi affinché si rendano conto di questo: spesso ci si accorge del valore di qualcosa solo dopo averla persa».

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