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giovedì 25 Aprile 2024,

Alloggi Ater, Rento: «Nuova legge non punitiva, ma a tutela di chi realmente è in difficoltà»

La norma 39 del 2017 è entrata in vigore il 1° luglio di quest'anno, suscitando anche qualche polemica. L'azienda territoriale per l'edilizia residenziale pubblica fa il punto della situazione a livello provinciale.

«La 39 del 2017, entrata in vigore il 1° luglio di quest’anno, non è una legge punitiva, ma a tutela delle fasce deboli e delle famiglie meritevoli di attenzione. Non lasciamo solo nessuno». Hanno suscitato polemiche le nuove normative in materia di assegnazione degli alloggi di edilizia pubblica popolare e l’Ater di Belluno, in contemporanea con le Aziende delle altre province del Veneto, ha convocato oggi una conferenza stampa «per fare chiarezza e il punto della situazione».

La riforma. Le novità introdotte dalla legge 39 sono riassumibili in dieci punti. «In primis si tiene conto dell’Isee per accedere all’alloggio e per il calcolo del canone», precisa Ilenia Rento, presidente dell’Ater di Belluno. «Questo significa che per l’assegnazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica si considera anche il patrimonio. Il tetto dell’Isee per avere accesso a un alloggio Erp è di 20 mila euro. La legge fornisce inoltre agli enti gestori una piattaforma informatica e un unico metodo di calcolo del canone, che permette di controllare e gestire la morosità. In terzo luogo, viene premiato, nell’accesso, chi ha residenza in Veneto da 5 anni, anche se non consecutivi». La legge stabilisce poi la durata del contratto a 5 anni, prorogabile via via di ulteriori quinquenni dopo la verifica del permanere dei requisiti. «I controlli rimangono comunque annuali», fa sapere il direttore dell’Ater di Belluno, Alberto Pinto. «La differenza sta nel fatto che prima della riforma il reddito di accesso era diverso dal reddito di permanenza, ora invece i due vanno a coincidere». «Con la riforma gli inquilini vengono responsabilizzati in modo più incisivo», aggiungono presidente e direttore. «Rispetto al passato, la novità è che per chi danneggia il patrimonio pubblico o ne fa un uso non corretto (sub locazione, lavori abusivi, per fare due esempi) è prevista l’ipotesi di decadenza e l’apertura di una proceduta amministrativa». «Non che prima la responsabilizzazione non vi fosse», precisa Raffaele Riva, dirigente tecnico dell’Ater, «ma le regole sono fissate in modo più preciso, tanto più che come Azienda stiamo realizzando, specie negli ultimi anni, alloggi di un certo valore».
Crescono i controlli in relazione all’ospitalità temporanea autorizzata e alla coabitazione. «Ovviamente deve esserci come presupposto un rapporto di parentela e affinità», spiega Pinto, «e se fino a prima dell’entrata in vigore della riforma l’ospitalità poteva essere a tempo indeterminato, oggi prevede un aumento del canone se supera i 4 mesi e non è possibile se non vi è una corrispondenza tra i metri quadrati dell’alloggio e il numero di componenti il nucleo familiare». Per il “passaggio” dell’alloggio di padre in figlio, non è più sufficiente il vincolo di parentela, ma con un certificato anagrafico bisogna dimostrare di aver convissuto con l’assegnatario, fino al momento del decesso o abbandono, per almeno 2 anni, al fine di evitare ingressi “strumentali”.
La riforma permette la gestione del patrimonio in modo da poter intervenire sugli immobili in caso di manutenzione, alienazione del patrimonio, assegnazione dell’alloggio della dimensione più corretta in rapporto al numero dei componenti del nucleo familiare. Stabilisce inoltre, nel caso di mobilità obbligatoria, che l’ente proprietario concorra alle spese di trasloco. Inserita nella legge 39 la tutela dei nuclei familiari fragili e delle famiglie nascenti, «a conferma che non siamo di fronte a una norma punitiva, ma che vuole garantire equità e aiutare la famiglie che hanno veramente bisogno di una vasa popolare», dice ancora la presidente.

I dati provinciali. Nel Bellunese Ater ha 1.600 alloggi Erp (case popolari in senso stretto). Nei mesi di giugno e luglio 2019 (quindi ante e post riforma), sul totale sono 1.472 quelli abitati. Con la nuova legge regionale, fatti tutti i controlli, sono stati applicati gli aumenti degli affitti o le riduzioni, dove la situazione reddituale lo prevedeva. Gli aumenti hanno generato un po’ di malumore, «ma ai nostri uffici di Cavarzano non sono arrivate grosse proteste», sottolinea la Rento. «Per quanto riguarda le cifre, il canone medio per chi ha un Isee inferiore a 20 mila euro è passato da 108,14 a 136,57 euro (+28,43 euro). Il canone più basso, prima delle riforma, era di circa 10 euro, ora è di 40 euro». Per i nuclei con Isee superiore ai 20 mila euro, il canone medio è passato da 127,97 a 158,30 euro. «Il canone più alto pagato da chi alloggia in un Erp è di 1.500 euro più Iva», prosegue la presidente, «una cifra alta. Chi si trova nelle condizioni di poterla pagare, e che quindi ha la possibilità di acquistare un appartamento sul libero mercato, dovrà dimostrare entro due anni di avere i requisiti per restare in una casa popolare».

Sono 58 (il 4% del totale) in provincia gli assegnatari che possiedono più di 100 mila euro di patrimonio mobiliare (quindi depositi e conti correnti) e 42 risultano avere altre abitazioni di proprietà oltre all’alloggio Ater. «In tutti questi casi si dovranno fare valutazioni singole, per verificare il possesso dei requisiti. Chi non rientra nei parametri fissati dovrà, entro due anni, uscire dall’alloggio Ater», proseguono Pinto e Riva. Tanto più che, allo stato attuale, sono 371 le famiglie con un Isee sotto i 20 mila euro e che, dopo aver fatto richiesta, sono in attesa di poter accedere a una casa popolare. Considerando che a luglio sono state fatte 17 nuove assegnazioni e ad agosto 6, in lista d’attesa rimangono 348 persone. Sul fronte morosità, il dato storico (ossia da quando esiste l’Ater, dal 1996) si attesta all’1,94%.

Il nucleo tecnico di analisi. «Dall’entrata in vigore della legge 39 abbiamo ricevuto qualche segnalazione in più ai nostri sportelli, ma nulla di allarmante», ribadisce la Rento. In ogni caso, in provincia di Belluno non si stanno vivendo proteste a livello di quelle degli altri capoluoghi di provincia, come Treviso e Venezia. «Facciamo presente che, con provvedimento della giunta regionale, il 6 agosto è stato istituto per ogni singola Ater del Veneto un nucleo tecnico di analisi», annuncia la presidente. «Anche a Belluno stiamo valutando tutti i casi di reddito inferiore ai 15 mila euro; di patrimonio mobiliare sotto i 100 mila; di incremento del canone di locazione supeiore al 30% tra la vecchia e la nuova normativa. A questo si aggiunge il contatto diretto con i Comuni: abbiamo chiesto ai sindaci di segnalarci i casi critici». Il primo cittadino di Calalzo di Cadore, Luca De Carlo, ribadendo che i “furbetti” vanno scovati e stangati, ha auspicato che con la nuova normativa non si penalizzino le fasce più deboli e ha portato l’esempio degli anziani con una spiccata cultura del risparmio, legata alla volontà di non avere difficoltà in caso di necessità, di malattia o per la vecchiaia, ma che vivono la quotidianità con pensioni minime. «Vigileremo affinché non vi siano penalizzazioni. Il nucleo di analisi è coordinato dal presidente dell’Ater, promosso dal direttore e integrato dalla presenza del sindaco o di un suo delegato», commenta la Rento. «Da oggi è stato attivato anche un indirizzo mail (nucleotecnicoanalisi@aterbl.it, a cui non solo i Comuni, ma anche gli assegnatari possono fare segnalazioni, che verranno poi portate al tavolo tecnico regionale, che potrà presentare eventuali modifiche alla nuova legge. Lavoreremo in modo da non creare disparità di trattamento a livello regionale e tenendo conto della specificità della provincia di Belluno». Provincia in cui gli non c’è alcuna casa popolare occupata abusivamente e nella quale gli alloggi Erp sfitti si contano sulle dita di una mano. «Sono 7 in tutto il territorio», spiega Riva, «e sono collocati in zone periferiche, come Gosaldo e Rivamonte Agordino. Alloggi ereditati nei primi anni Duemila dallo Stato, costruiti qua e là in seguito dell’alluvione del 1966. Pensiamo di fare un bando provinciale dedicato e domani (venerdì 30 agosto, ndr) faremo una riunione per esaminare la situazione».

1 commento

  • Tanto per essere breve e succinto. Innanzitutto la legge andava fatta ancora tanti anni or sono. IL punto è che gli inquilini delle case popolari hanno sempre pagato troppo poco gli affitti e purtroppo sono stati occupati anche da soggetti che magari avevano redditi inferiori alla realtà grazie ai non controlli, etc. La cosa strana è che tanti di noi che vivono in affitto su alloggi diversi dalle case popolari pagano anche 500 o 600 euro al mese magari con un solo reddito, per cui non vedo il perchè si devono lamentare coloro che abitano negli alloggi popolari. Anzi, lo Stato dovrebbe fare un controllo retroattivo di almeno 40 anni e recuperare i soldi nei confronti di chi ha pagato sempre poco o ha fatto il furbo.

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