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giovedì 18 Aprile 2024,

Vajont, in ascolto di chi c’era e ha aiutato

L'epos dei soccorritori raccolto da Viviana Capraro si fa rievocazione scenica con la direzione artistica di Gianfranco Volpato

Chi ha qualche capello bianco, a Longarone, ma in tutto il Bellunese, ha la sua storia da raccontare a proposito del 9 ottobre 1963. Chi era lì, nei paesi ai piedi della diga, ed è superstite, o sopravvissuto; chi Longarone l’ha raggiunta subito dopo, da familiare, da soldato, da infermiere, da volontario; chi è scampato per le più varie circostanze a un destino di morte che poteva essere anche il suo. Singoli autori hanno scritto sull’opera delle Forze dell’ordine, degli Scout, dei Vigili del fuoco, della comunità cristiana, dei magistrati, degli abitanti di ogni paese, da Ponte nelle Alpi a Fossalta, lungo il corso del Piave: il lettore ha disponibili ricostruzioni scolpite con esattezza scientifica inoppugnabile, testimonianze di grande intensità emotiva, fino a racconti romanzati, in cui le leggi narrative hanno la meglio sulla verità storica. A partire dalla narrazione di Paolini (1997), con il passare dei lustri, questo racconto da frammenti di voci isolate si fa corale e l’intera voce di un popolo ferito, soccorso, ricostruito viene a essere ripetuta e fissata nella memoria, negli scritti, nei video.


Non sarà una tappa tra le tante, di questo racconto popolare, quella proposta proprio a Longarone, nel cinquantaseiesimo anniversario della tragedia. «Vajont, stelle nel fango. Le gesta eroiche di soldati senza fucile», sabato 12 ottobre alle 20.30 nella chiesa del Michelucci, sarà una rievocazione scenica per voci recitanti, musiche originali e scenari multimediali: un adattamento teatrale delle testimonianze dei soccorritori, tratte da «L’abbraccio e la parola» di Viviana Capraro. Tutta nata da testimonianze dirette, «Vajont, stelle nel fango» è un’opera che mette in scena, con parole, musica e immagini, lo straordinario abbraccio riversato dai soccorritori sulle popolazioni colpite dalla tragedia. Aiutati dalla simbologia della chiesa parrocchiale, i presenti potranno rivivere lo sguardo dei soccorritori, l’impatto traumatico, il dolore di fronte a uno scenario d’apocalisse, ma anche la forza irradiante e contagiosa della solidarietà e della speranza.


Lo spettacolo vedrà un intersecarsi di parole, musiche e immagini per rivivere la tragedia del Vajont da un punto di vista inedito, che predilige le sfumature umane, l’impatto emotivo e il fardello psicologico: l’esperienza dei soccorritori che per giorni hanno dedicato i loro sforzi, la tenacia, le preghiere e i propri sentimenti ad affrontare quell’immane catastrofe. Giovani ventenni alle prime armi o veterani, tutti hanno donato senza riserve anima e corpo in quei giorni di morte devastante, e tutti loro sono stati catapultati in una dimensione inaspettata, in un silenzio assordante di incredulità e sfacelo apocalittico. La penna sensibile e diretta di Viviana Capraro – nonché il suo meticoloso lavoro di ricerca – accompagneranno lo spettatore nei segmenti temporali del disastro del Vajont, dall’allarme dato in piena notte all’orrore dei giorni successivi, fino al pietoso recupero delle salme. La recitazione degli attori alternerà diversi registri interpretativi con l’indispensabile presenza di immagini e video d’archivio che avvolgeranno l’intera realtà scenica, per coinvolgere i membri del pubblico e immergerli nelle fasi della narrazione, come se stesse accadendo davanti ai loro occhi.

Tutto questo, sabato 12 ottobre alle 20.30, presso la chiesa monumentale del Michelucci, a Longarone. Voci recitanti Savino Liuzzi, Giulio Nardocci, Luca Vassos; musiche di Daniele Bertoldin (al violoncello: Kateryna Bannyk); proiezioni ed effetti a cura di Studio Gr; regia di Savino Liuzzi; organizzazione artistica di Gianfranco Volpato, cittadino onorario di Longarone, che nella città ha formato generazioni di musicisti con la direzione, pluridecennale, della scuola di musica «Giuseppe De Vecchi».

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