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La gratitudine della comunità a Umberto Fiabane, Premio San Martino 2019

Al Teatro comunale di Belluno oggi, lunedì 11 novembre. Massaro: «La vita di Fiabane, semplice e lineare, è la più immediatamente riconducibile al nostro Santo Patrono».

Chi è generoso è d’animo nobile. E l’attenzione verso l’altro è una scelta personale, fatta quotidianamente. Umberto Fiabane ne è un esempio: l’imprenditore e filantropo bellunese è stato insignito oggi, lunedì 11 novembre, del Premio San Martino. La stima riposta nei suoi confronti, unita a sincera riconoscenza, sono state dimostrate dalle tante persone presenti alla cerimonia, al Teatro comunale. Una platea gremita si è alzata in piedi, tra gli applausi, nel momento della consegna del riconoscimento. La conferenza dei Capigruppo consiliari del Comune di Belluno ha scelto Fiabane per la sua capacità di «raggiungere con tenacia importanti obiettivi professionali e umani, scegliendo di aprirsi alla comunità bellunese tutta, leggendone con intelligenza i bisogni, comprendendo, per la propria parte, la fragilità dell’esistenza umana e adoperandosi in modo concreto e fattivo per ridurne le limitazioni».

«Quest’anno, fra i nominativi indicati dai nostri concittadini, la conferenza dei capigruppo, con un’unanimità tutt’altro che formale, ha deciso di attribuire il premio al signor Umberto Fiabane», ha sottolineato Francesco Rasera Berna, presidente del consiglio comunale. «E a dire la verità, il vero cruccio dei colleghi non è stata tanto la scelta in sé quanto piuttosto il timore che un premio essenzialmente pubblico potesse in qualche modo turbare una persona che in tanti anni ha sempre voluto operare con la massima riservatezza e senza ambire ad apparire. Tuttavia questo modo di agire e la persona che se ne è fatta concretamente interprete non poteva che essere inteso come perfettamente rispondente allo spirito del premio che dunque non poteva mancare, pena la negazione delle sue stesse premesse. E la discrezione è oggi sicuramente – in tempi di sfacciata ostentazione di qualsiasi cosa – un valore aggiunto».

Dopo una vita da imprenditore industriale, con un’attività lavorativa svolta soprattutto in Lombardia e all’estero, il rientro di Fiabane a Belluno lo ha visto attento ai bisogni della comunità, con interventi a favore dei bambini, dei giovani e dei malati. Tornato nella sua città natale nel 2010, in seguito a un intervento chirurgico all’ospedale di Feltre gli viene l’idea di donare a quel nosocomio, nello specifico al reparto di Urologia, una strumentazione per la diagnosi precoce dei tumori alla prostata. Ma la sua generosità non si è fermata qui: dal 2013 in poi ha donato all’Ospedale San Martino di Belluno attrezzature per il reparto di Cardiologia; strumenti per diagnosi avanzate nel campo dell’oculistica; un ecografo per il reparto di Neurologia, la strumentazione per la Pet, ovvero la tomografia a emissione di positroni, una metodica diagnostica per immagini in grado di individuare precocemente i tumori e valutarne le dimensioni e la loro localizzazione; un presidio per la chemioterapia dei tumori, ovvero una farmacia in ambito ospedaliero dove si realizzano farmaci neoplastici e antiblastici.

Nel 2014 si è inoltre speso per far sì che la popolazione, di tutte le età, della città di Belluno potesse usufruire di un accogliente luogo: si tratta del Parco Maraga, che lo stesso Fiabane ha voluto fortemente, ha fatto costruire e dotare di varie attrezzature, di telecamere di sorveglianza, curandone anche di persona la regolare e periodica manutenzione. Quest’anno l’imprenditore bellunese si è reso anche protagonista di un’importante donazione all’associazione Cucchini di Belluno. Donazione che sta permettendo di realizzare un avanzato magazzino per il ricovero degli ausili a supporto delle cure palliative. Un’opera in corso di costruzione in un’apposita area del San Martino. L’inaugurazione è prevista entro la fine di quest’anno. 

«Fiabane è una persona estremamente silenziosa e riservata. Un uomo che si è sempre dedicato al lavoro senza troppe chiacchiere. E anche queste caratteristiche fanno di lui una persona estremamente bellunese», ha detto il sindaco di Belluno, Jacopo Massaro che, ripercorrendo la vita di San Martino, ha voluto fare un parallelismo con la vita di Fiabane, «semplice e lineare, la più immediatamente riconducibile al nostro Santo Patrono». «Quando parliamo di Umberto Fiabane la prima parola che viene in mente è “generosità”», ha aggiunto il sindaco. «Una parola che deriva da “genus”, ossia “nascita”, “stirpe”. Fiabane ci insegna che chi è generoso è d’animo nobile. Nessuno di noi nasce generoso, ma l’attenzione verso l’altro è una scelta che si fa a livello personale, ogni giorno. Il grande insegnamento di Fiabane è che si deve scegliere e faticare per diventare generosi. Un esempio per tutti i Bellunesi, ma soprattutto per i più giovani. Per essere nobili d’animo ci si deve impegnare. Dio restituì a San Martino il suo mantello, prima spezzato, intero. A Fiabane noi possiamo restituire la nostra profonda riconoscenza e il grande affetto da parte di tutta la comunità». 

Rasera Berna ha voluto evidenziare che le azioni di Fiabane sono state «disinteressate, di grande importanza e di grande spessore. Cogliamo il senso di un interesse e di un amore profondo per la propria città, il segno di una vera volontà di partecipare alle necessità della propria comunità. Un vero e proprio prendere parte ai bisogni della collettività in tempi in cui impera la distopia del pensare a sé stessi, dell’egoismo sociale, del prima alcuni degli altri».

«A me piace pensare che invece queste opere stiano ad affermare che esiste una società che si interroga sui bisogni di tutti e insegue l’utopia di dare a ciascuno, al di là delle sue possibilità, secondo i suoi bisogni fondamentali», ha aggiunto Rasera. «E questa prospettiva sempre più deve basarsi sulla capacità di pubblico e privato di interagire, di lavorare insieme, superando gelosie e burocratismi che spesso nascondono una vera e propria alterigia di parte della pubblica pubblica amministrazione e che nulla ha a che fare con il rispetto delle regole, che devono invece essere osservate. E questo interroga anche noi come Comune, sappiamo che spesso la volontà fattiva e concreta dì tanti si scontra con lacci e laccioli che l’autoreferenzialità di certa burocrazia non solo non supera ma anzi enfatizza. Ma è proprio con la capacità di cooperazione sul tema dei diritti e dei servizi che possiamo da una parte mantenere alti gli standard assicurati ai cittadini e dunque continuare a parlare di una comunità solidale ed attenta, dall’altra ridare un senso alla partecipazione ed in fondo anche alla politica, troppo spesso ridotta a mero e ripetitivo slogan. Ed è questo una delle scommesse più importanti cui si trova di fronte oggi il pubblico: la capacità di risolvere, di condividere e collaborare per arrivare dove da solo non può più arrivare. E a Umberto Fiabane va riconosciuto anche questo, ovvero che con la sua convinzione e ostinazione è riuscito e riesce a non farsi fermare da quegli ostacoli che tuttora esistono».

La grande riservatezza di Fiabane non è stata smentita durante la cerimonia e la sua emozione era palpabile. Dopo la consegna del premio ha preso la parola per dire grazie. Una sola parola, nella quale c’è però tutto. «Fiabane ci ha chiesto “Non fatemi parlare, per carità”», ha ricordato sorridendo il cerimoniere, Dino Bridda. «In ogni caso, le sue opere parlano da sole». A margine della mattinata, l’imprenditore e filantropo ha risposto a qualche domanda, ricordando i suoi trascorsi professionali, rimarcando il suo legame con Belluno e assicurando che farà ancora molto per la sua città. 

Bridda ha ripercorso la biografia del premiato. Umberto Fiabane nasce nel 1941 da papà Angelo, cavaliere di Vittorio Veneto e grande invalido di guerra, e da mamma Rosina Argenta, i quali ebbero altri due figli. Dopo la frequenza di un corso per radio apparecchiatori all’Avviamento industriale annesso all’Istituto Segato, il preside Ubaldo Bracalenti lo fa partecipare a un concorso nazionale per radiotecnici all’Istituto “Settembrini” di Milano, dove Fiabane si classifica al secondo posto, trovando poi impiego, negli anni Sessanta, in una nuova azienda di venti dipendenti di Milano che costruisce sintonizzatori per un secondo canale televisivo. Quando la Rai decide di varare il suo secondo canale, quell’azienda è pronta a monopolizzare il mercato e in soli quattro anni arriva a 800 dipendenti.

L’ingegner Vincenzo Parenti, titolare di quell’azienda, ricorda sempre al giovane e promettente Umberto: «Il segreto del successo, nel nostro campo, sta nel fare le cose nuove prima degli altri». Un insegnamento che Fiabane mette sin dall’inizio in pratica e alla fine degli anni Sessanta decide di mettersi in proprio in uno scantinato di 350 mq a Cinisello Balsamo. In un anno i dipendenti sono 110 e con l’indotto lavorano in circa 200. Intanto le telecomunicazioni cominciano a fare passi da gigante e Fiabane in casa sua studia quello che sarà il telecomando che presto invaderà il mercato. I 25 produttori in Italia si rivolgono tutti a lui e la Cme (Costruzioni Meccaniche Elettroniche) di Fiabane esporta il 65% della sua produzione nei paesi europei, sforna 20 mila pezzi ali trono e per prima arriva sul mercato del televideo. Negli anni Novanta arriva però il prodotto cinese a minore costo e nel 1999 Fiabane vende la sua azienda tramite un partner italiano, per sei anni ottiene di salvaguardare i livelli occupazioni e fino a 31 dicembre 2004 rimane amministratore delegato.

Facendo un passo indietro, nel 1989 l’imprenditore concretizza la sua passione per la nautica: rileva un cantiere di Chiavari che aveva avuto sino a 180 dipendenti e per una decina d’ani produce autentici gioielli da 2 metri di lunghezza dotati di ogni confort. Nel 2010 il ritorno a Belluno per godersi la meritata quiescienza. Ma è allora che nasce anche la volontà di aiutare la sua comunità. 

Al termine della cerimonia in tantissimi hanno voluto congratularsi con il premiato che, vincendo la sua naturale ritrosia, ha cercato di accontentare tutti. Sul palco del comunale anche l’incontro con un amico d’infanzia, Adriano Padrin (papà di Roberto, presidente della Provincia), con cui ha ricordato alcune simpatiche vicende e la grande passione, nutrita fin da bambino, per le telecomunicazioni. 

La premiazione è stata accompagnata dalle note del Coro Minimo Bellunese, a propria volta assegnatario del Premio San Martino ormai 36 anni fa, nel 1973. La cerimonia è andata in onda in tutto il mondo, sulle frequenze di Radio Abm. Bridda ha voluto leggere alcuni dei messaggi pervenuti dall’estero. Una signora bellunese che vive in California è stata sveglia alle 2 di notte per ascoltare la diretta e dalla Svizzera un emigrante ha voluto ribadire il suo orgoglio bellunese. 

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