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giovedì 28 Marzo 2024,

Norme certe sugli ostacoli al volo. Soccorso Alpino e Uncem uniscono le forze

Il consigliere nazionale del Cnsas Fabio "Rufus" Bristot: «Non possiamo aspettare ancora, come sino a ora colpevolmente fatto, che altre tragedie e altre vittime si consumino, che altre enunciazioni di principio e stentoree dichiarazioni postume vengano inutilmente proferite. Si deve intervenire ora» (le foto sono relative alla tragedia di Falco).

Soccorso Alpino e Uncem uniscono le forze affinché si arrivi a una soluzione per gli ostacoli al volo. Ostacoli al volo lineari, verticali e anche mobili, che rappresentano un gravissimo, irrisolto problema del paese e che, come tale, aspetta da decenni una soluzione certa e definitiva.

«Nel corso degli ultimi anni», sottolineano Soccorso Alpino e Uncem, «si sono registrate decine di morti a causa dell’impatto degli elicotteri con gli ostacoli al volo – linee elettriche, teleferiche e palorci, impianti a fune diversi, antenne – nel corso delle attività di elisoccorso svolte dal Servizio di emergenza 118 e dal Soccorso alpino, delle attività istituzionali di Enti e Amministrazioni dello Stato, delle attività della Protezione civile a livello nazionale, regionale o provinciale e dell’attività di trasporto aereo pubblico e privato».

Il tema degli ostacoli al volo è particolarmente sentito in provincia di Belluno. Soprattutto da quel territbile 22 agosto del 2009, quando in località Rio Gere, alle pendici del Monte Cristallo, l’elicottero Falco impattava i cavi di una linea di media tensione e perdevano la vita Stefano Da Forno, Dario De Felip, Fabrizio Spaziani, Marco Zago. Ma di incidenti se ne sono verificati molti altri. Uncem e Soccorso Alpino ricordano quello del 15 aprile 1988, quando un elicottero dell’Esercito italiano, a seguito di un impatto con i cavi di un elettrodotto nei pressi di Pontebba (provincia di Udine), precipitò causando la morte di tutto l’equipaggio. Ancora, l’episodio del 19 giugno 2000, quando un elicottero dei Vigili del fuoco, per un impatto su un elettrodotto nel corso di una missione di soccorso, causò la morte sul colpo di cinque persone. Recentemente, l’incidente del 18 marzo 2005, quando persero la vita due piloti di un canadair a Forte dei Marmi (provincia di Lucca), dopo un impatto con i cavi dell’alta tensione, o quello del 10 ottobre dello stesso anno, quando, in provincia di Como, persero la vita sei persone a bordo di un elicottero privato, che si schiantò contro un cavo di una teleferica abusiva.

«Vittime che erano persone impegnate in compiti di servizio istituzionali di soccorso» stigmatizza Marco Bussone, presidente nazionale Uncem, a cui fa eco il presidente del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, Maurizio Dellantonio, che rimarca come «sia sempre più cogente arrivare al nocciolo vero del problema: avere una buona norma ed applicarla il giorno stesso, cercando di recuperare il tempo perso».

Nel medio periodo, quindi, in Italia, si sono registrati 52 incidenti a causa di impatti con ostacoli al volo non segnalati, che hanno causato 55 decessi e 33 feriti. Numeri ancora più drammatici se sommiamo gli incidenti derivati dagli ostacoli al volo quali concausa di altri tragici sinistri. Incidenti drammatici che per la maggior parte si sono registrati in montagna e nelle così dette aree interne del nostro paese, quelle aree che hanno invece bisogno di maggiori servizi svolti nella sicurezza degli operatori e dei trasportati (come ammalati o feriti da parte dei servizi di elisoccorso del 118).

«Nel nostro ordinamento», ricordano Uncem e Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, «un timido tentativo di disciplinare il grave problema sopra richiamato è stato fatto sulla scorta dell’impatto emotivo suscitato dal citato incidente del canadair. Un timido, inapplicato quello della Legge 26 luglio 2005, n. 152, ma soprattutto non coerente tentativo di normalizzare una grave situazione legata alla sicurezza che, ora, una nuova azione legislativa deve sanare. Si avverte l’urgenza di ottenere, senza più indugio, una norma di carattere primario che definisca con precisione il concetto di ostacolo al volo, prevedendo l’obbligo della mappatura e della conseguente segnalazione degli ostacoli al volo fissi e temporanei, orizzontali e verticali, con la realizzazione di mappe digitali accessibili secondo particolari privilegi ai soggetti che prestano un pubblico servizio o attività di pubblico interesse».

«Non possiamo aspettare ancora», rimarca il consigliere nazionale del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, il bellunese Fabio “Rufus” Bristot, «come sino ad ora colpevolmente fatto, che altre tragedie ed altre vittime si consumino, che altre enunciazioni di principio e stentoree dichiarazioni postume vengano inutilmente proferite. Si deve intervenire ora». Uncem e Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico sono fortemente convinti che solo con una maggiore sicurezza e che solo una norma chiara potrà garantire, si potranno ulteriormente qualificare quei servizi necessari per le aree più fragili del territorio e a favore delle comunità che tengono in vita Alpi e Appennini.

Le due realtà ricordano inoltre come non sia affatto un caso che ci siano ben tre progetti di legge giacenti alla Camera dei deputati (il 286 che vede primo firmatario Roger De Menech del PD, il numero 1267 di Federico D’Incà del M5S, oggi ministro per i Rapporti con il Parlamento, e la 1316 di Luca De Carlo di FDI), progetti che sono indirizzati a risolvere le criticità indicate da Uncem e Soccorso Alpino. Sul problema, a maggio di quest’anno, è stato istituito con decreto uno specifico tavolo tecnico presso il Dipartimento della Protezione civile della presidenza del Consiglio dei ministri che dovrebbe dar luogo ad una proposta coerente alla necessità, non più procrastinabile, di avere una norma certa.

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