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giovedì 25 Aprile 2024,

L’Abm piange la scomparsa del vescovo Pietro Brollo

Il presidente dell’Associazione bellunesi nel mondo, Oscar De Bona: «È sempre stato molto attaccato alla terra bellunese e alle sue comunità all’estero».

«Sono davvero addolorato per la scomparsa di mons. Brollo», ha confidato il presidente dell’Associazione bellunesi nel mondo (Abm), Oscar De Bona, non appena venuto a conoscenza della morte dell’arcivescovo emerito di Udine e già vescovo di Belluno-Feltre dal 1996 al 2001. «Con lui ho avuto un rapporto bellissimo. Assieme a lui e ai all’Associazione bellunesi nel mondo, quando ero presidente della Provincia di Belluno, ho fatto diverse missioni all’estero; come la consegna, in Brasile, del gagliardetto alla Famiglia Bellunese Joao Itaperù. Ricordo di quell’esperienza che cantammo insieme, davanti a centinaia di persone, “La bela polenta”. Ma poi ancora l’incontro in Germania con i gelatieri, in Belgio con i “nostri” minatori e, infine, in Sudafrica con tutte le comunità venete».

«Di certo mons. Brollo è sempre stato attaccato alla terra bellunese e alle sue comunità all’estero», ha proseguito De Bona, «anche quando, nel 2001, si concluse il suo mandato nella Diocesi di Belluno-Feltre».

A completamento del ricordo del vescovo Brollo, l’Abm propone anche un suo scritto pubblicato nel numero di maggio 1998 della rivista «Bellunesi nel mondo», dedicato al progetto che prevedeva l’accoglienza nelle famiglie rotariane di 90 giovani di origine triveneta e che ben esprime la sua sensibilità per il mondo dell’emigrazione.

«In questo momento sono Vescovo di Belluno e Feltre – scrisse allora mons. Brollo – ma la mia storia viene dal Friuli e precisamente dalla Carnia, che ha conosciuto l’emigrazione da sempre. Un poeta carnico ha scritto una poesia il cui titolo, tradotto in italiano, dice: “Liberi di dover partire”. Questa è stata l’origine dell’emigrazione, una scelta obbligata, una drammatica emarginazione vissuta dalla nostra gente con tanta fatica e con tante lacrime. I nostri fratelli se ne sono andati per il mondo lasciando i campanili che avevano ritmato la loro vita ed hanno spesso trovato vicini i sacerdoti che, quando non c’erano provvidenze e previdenze, hanno costituito, con le missioni, quelli che sono i patronati di oggi. Posso dare alcune testimonianze delle visite che ho avuto la possibilità e la opportunità di compiere sia in Europa che nelle due Americhe presso le comunità dei nostri emigranti. Ho avuto l’impressione di una certa tristezza per la difficoltà e la crisi dei giovani. Ricordo però una frase, dettami in Argentina: “chi arriva sente la nostalgia di un tempo e del paese che ha lasciato e cerca di rivivere i ricordi, ma la generazione seguente è invece impegnata a inserirsi nel nuovo ambiente e quindi quasi dimentica e sembra andarsene. Ma poi la terza e la quarta generazione cominciano a domandarsi: ma da dove vengo?”. C’è quindi una grande speranza: ciò che apparentemente sembrava svanire viene invece recuperato attraverso l’esigenza di riconquistare le proprie radici.’è un detto: “Oggi la società ha corso tanto che ha lasciato indietro l’anima”. Nella mia vita ho avuto l’opportunità di accostare tante persone, ne è nato un dialogo a livello personale non solo sulle cose o sugli affari, ma anche su qualcosa che è più profondo, ho sentito questo legame con le radici che non è solo quello di patria e di cultura, ma anche spirituale. Qualche anno fa in Canada in un grande incontro di emigranti dopo la S. Messa mi è stato detto: questo è il momento più alto dei nostri convegni. C’è una grande nostalgia di una vita globale, non parziale, si ricercano le radici dello spirito. I valori, senza un attaccapanni, cadono per terra. Questo attaccapanni è la trascendenza, è questo Dio che hanno respirato con le prime parole e con i primi segni ricevuti nella casa materna. La cultura completa comprende anche questo aspetto di Fede. Cerchiamo di essere accanto ai giovani. Facciamo in modo che ritornando, con questa bella iniziativa del Rotary, possano incontrare le radici tutte intere della loro civiltà, che è anche la nostra e che comprende le radici dello spirito. Anche se distanti dal punto di vista geografico, si sentiranno così una realtà sola, una società sola, una civiltà sola, latina e cristiana».

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