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martedì 16 Aprile 2024,

Mondo del lavoro e dell’istruzione ancora troppo distanti

Uno dei dati che emerge dal rapporto Adapt su “Lavoro, competenze e territorio della provincia di Belluno”, presentato oggi, giovedì 5 dicembre, nella sede di Confindustria Belluno Dolomiti. L’indagine è stata svolta nell’ambito delle attività dell’Osservatorio provinciale delle competenze creato all’interno del Digital Innovation Hub e finanziata con i Fondi dei Comuni di Confine.

Le aziende faticano a trovare operai specializzati, figure dirigenziali, con competenze ingegneristiche, di coordinamento e di raccordo tra i lavoratori. E la connessione tra il mondo del lavoro e mondo della scuola continua a non essere sufficientemente sviluppata. È quanto emerge dal rapporto Adapt su “Lavoro, competenze e territorio della provincia di Belluno”, presentato oggi, giovedì 5 dicembre, nella sede di Confindustria Belluno Dolomiti. L’indagine è stata svolta nell’ambito delle attività dell’Osservatorio provinciale delle competenze creato all’interno del Digital Innovation Hub e finanziata con i Fondi dei Comuni di Confine. Il quadro non fa che confermare uno stato di cose già noto, come evidenziato anche dai rappresentanti sindacali presenti all’illustrazione del rapporto.

Il metodo d’indagine. «L’indagine si è svolta con il metodo tipico della ricerca sociale», hanno spiegato Francesco Seghezzi e Stefania Negri, rispettivamente presidente e ricercatrice della Fondazione Adapt. «Ha coinvolto il settore manifatturiero: accanto a un’analisi desk e a ricerche secondarie dei dati sul mercato del lavoro, abbiamo proceduto con la somministrazione di un questionario online». Questionario con 80 domande distribuito a 360 aziende, tra aprile e agosto di quest’anno. Hanno risposto in 30, circa il 10% del totale, per un numero di addetti pari a 5.240 unità. «Si tratta comunque di un campione eterogeneo», ha voluto precisare Negri, «in quanto rappresenta tutti i settori del manifatturiero, in particolare l’occhialeria. Nel 50% si tratta di aziende di medie dimensioni».

I risultati. Il questionario, diviso in sei sezioni, era concentrato soprattutto sulla percezione del cambiamento trainato dall’Industria 4.0, per studiare e valutare i fabbisogni di competenze delle imprese della provincia verificando le esigenze di formazione e qualificazione espresse dai diversi settori produttivi e territoriali. «Le aziende sono consapevoli delle trasformazioni dovute alle evoluzioni tecnologiche», ha detto Negri, «così come del fatto che il capitale umano, anche con la sempre più spinta presenza del digitale, rimanga l’aspetto chiave». C’è anche la consapevolezza che nei prossimi anni nasceranno nuovi mestieri e altri lavoro scompariranno. E che c’è difficoltà di reperimento di alcune figure professionali: dirigenti, artigiani e operai specializzati (per esempio, addetti bagni galvanici, verniciatori qualificati), profili ingegneristici (nel campo dell’informatica, della meccanica, dell’elettrotecnica), figure di coordinamento e di raccordo tra i lavoratori (responsabile del processo, responsabile commerciale, direttore di produzione). «In atto c’è una trasformazione verso il capitalismo della conoscenza », ha aggiunto Seghezzi, «e si cercano sempre più figure che non solo devono “saper fare”, ma anche “saper essere”. Servono competenze trasversali e il 98% delle aziende che hanno risposto al questionario ritiene i valori etici (come l’onestà) davvero fondamtali. Come in generale tutte le soft skills». Per il reclutamento e la selezione del personale le aziende ricorrono nel 70% dei casi a canali informali (passaparola, conoscenza diretta, segnalazioni) e alle agenzie per il lavoro. Marginale la percentuale delle realtà che si avvalgono degli annunci sui giornali o dell’utilizzo di strumenti come LinkedIn. «Considerando sempre il campione oggetto dell’indagine, nel 67% dei casi vengono organizzati corsi di formazione aziendale che vanno oltre quella obbligatoria», ha aggiunto Negri. «Le attività formative sono rivolte maggiormente a lavori tra i 30 e i 44 anni e con contratto a tempo indeterminato. Espressa anche la necessità di aggiornare le competenze dei lavoratori più anziani».

Il rapporto scuola-lavoro. Se il tessuto produttivo, e quindi i rapporti tra le imprese, risulta molto interconnesso, nota dolente è quella del rapporto tra scuola e imprese: il 20% delle aziende interpellate non ha contatti con il mondo dell’istruzione e il restante 80% li ha per l’obbligatorietà dei percorsi di alternanza scuola-lavoro e dei tirocini curriculari. Quasi il 70% delle aziende non ritiene che la scuola fornisca ai giovani le competenze adeguate e spendibili sul mercato del lavoro.

Le proposte. «L’indagine non si limita alla raccolta dei dati, ma formula anche proposte», ha evidenziato Seghezzi. «Nel campo della formazione, il potenziamento degli Its e un utilizzo più spinto di apprendistati, sia a livello di scuola superiore che di università. C’è poi da lavorare sull’alternanza scuola-lavoro: le potenzialità che offre non sono da sprecare, anche se la normativa nazionale ha di fatto penalizzato questo strumento. Sul fronte delle reti di imprese, abbiamo studiato alcuni modelli dell’Europa del Nord, dove è stato creato un fondo per la gestione delle transizioni occupazionali, per non agire in modo emergenziale. Le transizioni della carriera devono essere considerate una normalità. Necessario investire poi sullo smart working, utilizzando il lavoro a distanza, vista anche la particolare conformazione territoriale della provincia di Belluno». «Quella di oggi è una tappa importante tanto quella che, a giugno di quest’anno, ha visto l’inagurazione al Negrelli Forcellini di Feltre del Contamination Lab, nell’ambito del Digital Innovation Hub», ha messo in risalto Serenella Bogana, vicepresidente della Provincia di Belluno. «Il progetto incarna anche quella che è la filosofia della nuova “conformazione” del Fondo dei Comuni di Confine, che dovrà iniziare a erogare servizi a favore del territorio. «A Belluno arriverà la Luiss», ha ricordato Andrea Ferrazzi, direttore di Confindustria Belluno Dolomiti, «e nel 2020 vogliamo far partire l’Its meccatronico. Vogliamo far sì che la Provincia coordini un osservatorio con cui sia possibile mettere assieme le esigenze delle aziende, chi cerca lavoro, chi non è più così giovane e ha bisogno di riqualificarsi».

Le perplessità. Un osservatorio che, di fatto, esiste già, come ha fatto presente Rudy Roffarè, segretario generale aggiunto della Cisl Belluno Treviso, il quale ha sottolineato l’esigenza di non creare doppioni e di razionalizzare, rendendo più efficienti, gli strumenti già esistenti. «Le imprese hanno bisogno delle istituzioni e viceversa», ha commentato. «Fondamentale è diventare attrattivi. Abbiamo problemi a far arrivare qui da noi non solo medici, ma anche professionalità di alto livello. Dobbiamo essere attrattivi dal punto di vista delle competenze». Parlando del fondo Welfare e identità territoriale, ha lanciato una proposta: chiedere alle aziende “sane” di versare ciascuna una cifra, anche piccola, all’interno del Fondo, per l’attivazione di politiche attive. Mauro De Carli, segretario provinciale della Cgil, dal canto suo, ha fatto notare che l’indagine di Adapt si è concentrata soprattutto sulla difficoltà nel trovare profili professionali di alto livello. «Una difficoltà che c’è», ha riflettuto, «ma non è nuova. Si tratta di figure che mancano da tempo. Ma non finisce qui: a mancare sono anche i profili più generici. E ci sono persone di una certa età per le quali la formazione non è mai stata fatta. La criticità non sta soltanto nella creazione di nuove figure professionali, ma anche nella riqualificazione».
«Nei prossimi anni emergerà ancor di più l’inevitabile concorrenza, se così possiamo chiamarla, tra scuole e aziende», ha sottolineato Alessandro Bee, preside dell’Istituto Negrelli di Feltre. «Nel mio istituto ho fatto fatica quest’anno a trovare insegnanti di ingegneria informatica ed elettronica. In più, quota 100 ci ha penalizzati parecchio. È un circolo vizioso: le aziende non trovano tecnici e nella scuola fatichiamo a coprire con laureati le cattedre di questi insegnamenti». In questo contesto è emersa l’importanza dell’orientamento. «Stiamo progettando delle Summer School per studenti delle superiori», hanno annunciato Bogana e Ferrazzi.

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