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giovedì 25 Aprile 2024,

Tonfo nella classifica sulla qualità della vita, Belluno al 51° posto

Pesantissimo scivolone nella classifica del Sole 24 Ore pubblicata oggi. Roberto Padrin: «Paghiamo caro lo spopolamento».

Belluno scivola giù e giù e giù. Pessime notizie dalla nuova classifica sulla qualità della vita preparata come ogni anno dal Sole 24 Ore, quella che ci vede sempre nelle prime dieci posizioni. Quest’anno c’è lo scivolone, anzi il tonfo, ed è pesantissimo: il nostro territorio provinciale crolla al 51° posto dal 4° dell’anno scorso. Un risultato clamoroso che inevitabilmente interpella i vari livelli di governo del territorio, a cominciare dalla Provincia quasi svuotata di funzioni, per arrivare soprattutto alla Regione del Veneto e anche al governo centrale.

«Ancora una volta paghiamo lo spopolamento e la marginalità. Anche se va detto che i parametri utilizzati per stilare la graduatoria non tengono conto di tutto quello che il nostro territorio rappresenta in termini di qualità della vita», è il commento a caldo del presidente della Provincia Roberto Padrin.

Ma la figuraccia c’è tutta e pone una fila di interrogativi. «Quest’anno sono cambiate alcune modalità di calcolo che con ogni evidenza ci penalizzano», cerca di spiegare il presidente Padrin. «In ogni caso ci sono alcuni temi che ci vedono ancora in alto. Nella macroarea della sicurezza, siamo in quarta posizione e questo significa che passano gli anni ma nel Bellunese, grazie a un collaudato sistema di coordinamento delle forze dell’ordine con la Prefettura, che ringrazio, si può vivere tranquilli, senza i problemi legati alla delinquenza che ci sono in altre aree del Paese. Anche nella macroarea della ricchezza e dei consumi viene riconosciuta la qualità della nostra provincia, in cui, crisi industriali a parte, il tessuto imprenditoriale è sano e forte».

Le dolenti note? «Siamo fortemente penalizzati invece sui parametri della demografia e della dotazione infrastrutturale. Ma qui a incidere sono i numeri», afferma Roberto Padrin. «Come si vede dalla classifica, paghiamo un tasso di natalità estremamente basso e un indice di vecchiaia e di dipendenza degli anziani particolarmente elevato. Lo sapevamo già, visto anche il report sullo spopolamento che abbiamo consegnato al ministro Boccia non più tardi di una settimana fa. Decisamente bassi anche alcuni parametri relativi alle infrastrutture: mi riferisco alla penetrazione della banda larga. Si tratta purtroppo di una legge di mercato che ci vede svantaggiati: se non abbiamo i numeri di popolazione tali da giustificare investimenti, le infrastrutture tardano ad arrivare. È proprio per questo che dobbiamo puntare forte sulla lotta allo spopolamento: non tanto per le classifiche, che lasciano il tempo che trovano, quanto piuttosto per dare un futuro a questo territorio, dove si continua a stare bene, con un’elevata qualità della vita».

Neanche una parola sul risultato disastroso di Belluno, invece, nel comunicato ufficiale del presidente della Regione del Veneto Luca Zaia, soddisfatto dei risultati positivi delle altre province venete e totalmente zitto sul 51° posto di Belluno, la provincia veneta interamente montana. «A dispetto di prefiche e cassandre, la società veneta, fatta di tanti cittadini che credono nella solidarietà e nella partecipazione attiva, di tanti amministratori e di bravi sindaci – che al di là del colore politico, hanno in testa i valori del buon vivere, della coesione civile e del rispetto – è sempre in testa per qualità della vita. Siamo una società che conosce la solidarietà per i più fragili, come dimostrano le statistiche che evidenziano che un veneto su 5 fa volontariato». Queste le sue parole a commento dello scenario tracciato dal rapporto 2019 sulla qualità della vita in Italia, pubblicato oggi da Il Sole 24 ore.

La nota della Regione evidenzia che nella graduatoria finale delle 107 province italiane il Veneto vede Verona, Treviso e Venezia tra le prime dieci (e tutte in deciso miglioramento rispetto allo scorso anno), seguite da Vicenza all’11° posto. Più distanziata Padova, al 23° posto, ma anch’essa in recupero di 10 punti rispetto allo scorso anno.

«Si tratta di una valutazione complessiva», prosegue Zaia, «fatta non solo di Pil ma di benessere a 360 gradi, dalla salute all’ambiente, dalla cultura alla mobilità, dalla sicurezza al lavoro, alla giustizia. La media complessiva degli indicatori di ‘qualità’ del buon vivere ci vede al terzo posto, alle spalle di due regioni autonome Val d’Aosta e Trentino Alto Adige, che vivono contesti storico-geografici e amministrativi incomparabili con i nostri».

«In Veneto siamo ai primi posti non solo per raccolta differenziata, offerta di trasporto pubblico e buon livello di sicurezza e di servizi sociali», continua euforico Zaia, «ma anche per densità culturale, con indici lusinghieri nell’offerta di spettacoli, di concerti, di mostre e ottime performance nell’attrattività turistica e nella ‘sportività’ dei nostri concittadini. Dati che smentiscono ancora una volta gli stereotipi di un Nordest legato solo ai ‘schei’, egoista e rancoroso, e che confermano invece la vivace apertura di una terra che vanta il maggior numero di siti Unesco, che sa essere ponte tra Occidente e Oriente, e non solo grazie a Venezia, che vanta una galassia di istituzioni culturali di prestigio internazionale dalla Biennale all’Arena di Verona, dal Campiello al Teatro Olimpico e al Teatro Stabile, dalla Fenice agli atenei veneti».

«Per tutti noi, per i sindaci e gli amministratori veneti, il rapporto 2019 è una conferma incoraggiante», conclude il presidente della Regione con uno strabismo che gli permette di non vedere quel che accade nel Nord del Veneto, «ma non si tratta certo di un punto di arrivo ma motivo di ulteriore stimolo per non sedersi sugli allori e impegnarsi al massimo per migliorare ancora».

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