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giovedì 28 Marzo 2024,

La pace come «Cammino di speranza»

Dialogo, riconciliazione, conversione ecologica sono stati i temi intrecciati nelle tre soste della breve marcia della pace organizzata a Belluno nel pomeriggio di oggi, mercoledì 1 gennaio.

Dialogo, riconciliazione, conversione ecologica: questi i tre temi a cartiglio del messaggio di papa Francesco per l’odierna cinquantatreesima Giornata mondiale della pace, definita pure come «cammino di speranza». Dialogo, riconciliazione, conversione ecologica sono stati anche i temi intrecciati nelle tre soste del breve Cammino della pace organizzato dalla diocesi di Belluno Feltre tramite la Caritas diocesana, con la collaborazione dei gruppi «Insieme si può…», di Libera Belluno, delle Scuole in rete per un mondo di solidarietà e di pace, con la presenza della parrocchia ortodossa rumena di Belluno e della comunità Ba’hai. Nel pomeriggio di oggi, mercoledì 1 gennaio, il Cammino è iniziato di fronte al Teatro Comunale di Belluno dove l’assessore alla cultura del Comune, Marco Perale, nel suo saluto iniziale ha dichiarato come «dialogo, riconciliazione e conversione ecologica siano all’ordine del giorno anche nella vita delle città».

A circondare il silenzio processionale delle 120 persone presenti al Cammino il paesaggio sonoro quanto mai vario del Centro di Belluno, ancora popolato dai mercatini e dalle iniziative natalizie. Il microfono passa a Therese Nkenie, presidente della comunità camerunense bellunese: in questi mesi è divenuta laboratorio di integrazione e riconciliazione tra la comunità francofona e quella anglofona, i due gruppi che nella madrepatria conoscono momenti di altissima tensione. Giana Drao, di origini siriane, vicepresidente della Consulta provinciale degli studenti, ha ricordato come nel suo Paese si stanno sbriciolando, con gli antichi monumenti, anche «1400 anni di convivenza cristiana e musulmana», tra l’indifferenza degli stessi Siriani – le discoteche di Damasco non hanno mai chiuso durante gli anni di conflitto – dell’Europa e del mondo arabo. Ad ascoltare le sue parole anche l’imam della provincia di Belluno, Hassan Frague, che reggeva lo striscione di apertura della marcia. La Drao non dimentica i conflitti in corso nel resto del pianeta e scandisce una lunga litania di posti dove le armi non tacciono.

Di fronte a Palazzo Rosso prendono la parola Cesare Lasen, naturalista, che invita a rileggere la «Laudato si’», e il sindaco di Chies d’Alpago Gianluca Dal Borgo, grazie ai quali la prospettiva della conversione ecologica si declina in chiave locale. Proprio nell’ora in cui la statale d’Alemagna e l’Agordina si intasano per il ritorno dei turisti dalle piste, Dal Borgo ricorda come «la montagna intesa come un luna park non è la prospettiva vincente per questa terra» e ricorda le buone pratiche di «azioni sociali che garantiscano la tenuta della nostra comunità».

Nel cielo oramai del tutto buio spicca l’allineamento Luna – Venere, il fenomeno astronomico dei giorni tra il 2019 e il 2020: i due corpi celesti, che si stanno allontanando dopo il loro avvicinamento nella volta celeste, sembrano simboli di una pace sempre a portata di mano dell’umanità, e pur sempre in balìa dei capricci e degli egoismi. Concorda l’intervento di Laura Svaluto Moreolo, presidente della Consulta provinciale degli studenti, per la quale «la pace è come un germoglio sempre indifeso». Invita gli adulti a «camminare con noi e a emarginare chi prende in giro il nostro impegno per l’ecologia». Va notato che Laura Svaluto Moreolo e Giana Drao, ambedue millennials, in piena epoca dei social hanno nei loro interventi ribadito la necessità della memoria: «Bene fa il Papa a ricordare che la pace si costruisce attraverso la memoria», ha detto la Svaluto Moreolo, mentre la Drao ha fatto appello alla comune civiltà mediterranea fondata dai Romani sulle due rive del Mediterraneo.

Mentre le campane del Duomo suonavano a distesa per invitare alle celebrazioni vespertine della solennità di Maria Madre di Dio, la veglia si è conclusa con l’intervento del vescovo Renato Marangoni, che ha ripreso alcuni punti di quanto riportato dalle testimonianze ascoltate nel Cammino. Nell’omelia ha diagnosticato alla guerra l’essere il frutto di «relazioni distorte», «tra cui quelle con il territorio»: «Vi auguro di riconciliarvi con il tempo che ci è donato. Contarne i giorni, come suggerisce la Parola di Dio, è sapienza, è scoprire il senso del nostro vivere. Anche l’anno nuovo a cui siamo iniziati oggi è gravido di vita. È un tempo che giunge a pienezza».
don Giuseppe Bratti

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