Belluno °C

mercoledì 24 Aprile 2024,

Vincoli Comelico e Auronzo, approvato l’ordine del giorno della Provincia

Padrin: «Doveroso tutelare le comunità contro provvedimenti che fanno morire la montagna»

Il Consiglio provinciale di Belluno ha deliberato oggi, martedì 14 gennaio, a Santo Stefano di Cadore l’ordine del giorno che prende posizione contro il decreto di «Dichiarazione di notevole interesse pubblico dell’area alpina compresa tra il Comelico e la Val d’Ansiei». Il documento, approvato all’unanimità, alla presenza di numerosi cittadini e dei sindaci dei Comuni implicati nei vincoli paesaggistici, definisce il provvedimento del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo (Mibact) «ingiustificato e inopportuno, destinato a complicare in futuro la vita e le iniziative locali»; e dà mandato al presidente della Provincia di intraprendere tutte le strade percorribili per contrastare l’imposizione vincolistica.

«Faremo senza dubbio ricorso al Tar, in accordo con la Regione Veneto e con i Comuni coinvolti», afferma il presidente Roberto Padrin. «La montagna va tutelata, ma anche valorizzata, con interventi infrastrutturali che devono essere compatibili con l’ambiente, ma che al tempo stesso non possono non essere funzionali al territorio. Il fenomeno dello spopolamento è preoccupante; una montagna non vissuta significa una montagna morta. Ecco perché abbiamo presentato un documento al ministro Boccia con proposte concrete. I vincoli invece contribuiscono a far morire la montagna. Da parte nostra quindi il massimo sostegno possibile in qualsiasi ambito, quando qualcuno distante da noi cerca di metterci il bavaglio. Il segnale che vogliamo dare, con questo Consiglio che per la prima volta esce da Palazzo Piloni per incontrare il territorio, è proprio questo: da una parte la concretezza del ricorso al Tar, dall’altra la vicinanza alle comunità di Auronzo e del Comelico».

I consiglieri provinciali Massimo Bortoluzzi e Ivan Minella sono entrati nel dettaglio di cosa comportano i nuovi vincoli imposti sui comuni di Auronzo, Danta, Santo Stefano, San Pietro, San Nicolò e Comelico Superiore. Dal consigliere Pier Luigi Svaluto Ferro, invece, una provocazione: «La Provincia abbia il coraggio di uscire dalla Fondazione Dolomiti Unesco per rendere più evidente la differenza tra la montagna in cui “nevica firmato” e la montagna come il Comelico che soffre e ha bisogno di un occhio di riguardo. Questo aiuto doveva essere uno dei compiti della Fondazione Dolomiti Unesco, far crescere anche dal punto di vista economico il territorio».

1 commento

  • Dolomiti patrimonio dell’Umanità, ovvero montagne uniche, di particolare bellezza. Dunque un tesoro nazionale da amministrare con molta cautela e particolare saggezza, sotto la diretta tutela dello Stato, attraverso le Sopraintendenze, secondo quanto prevede niente meno che un articolo della Costituzione della Repubblica. Niente di strano che siano intervenuti i vincoli della Sopraintendenza riguardo il progetto presentato per il collegamento impiantistico con la Pusteria, che pone in risalto le soluzioni costruttive della funicolare, lungo tutta la suggestiva Valgrande, ma non tiene in alcun conto lo scopo di essere compatibile con un ambiente di particolare bellezza e, non dimentichiamolo, ricco di storia. Un ambiente che non merita di ridursi ad una costosissima area di servizio, usa e getta, per ricchi turisti. A chi sinceramente vuole intendere, i vincoli suggeriscono un modello di sviluppo economico differente, ovvero autenticamente sostenibile. Uno sviluppo organico delle attività dell’economia montana similmente a quanto avvenuto nelle Regioni a Statuto Speciale, nei primi anni, riuscendo a creare benessere in modo virtuoso. La Regione Veneto dovrebbe destinare risorse per le molteplici attività locali e non puntare tutto sul turismo invernale (come a suo tempo avvenuto con l’occhialeria), e, in definitiva, su una spregiudicata speculazione affaristica (a danno del paesaggio) che assolutamente non risolve i problemi occupazionali della totalità dei residenti. Inoltre, la Regione Veneto dovrebbe provvedere a mantenere in montagna la Scuola pubblica e i presidi ospedalieri di Stato, i servizi essenziali, invece di progressivamente depotenziarli. Così realmente si combatte lo spopolamento montano, in un ambiente integro che consenta la libertà economica e un lavoro assolutamente non precario. Nella prestigiosa Cortina d’Ampezzo le seconde case, con i finti residenti, non arrivano ad ovviare all’impoverimento della comunità per l’esodo continuo, causa carovita e occupazioni per lo più solo stagionali, di molti degli originari abitanti. Tutto questo è evidente, ma molti lo negano, compresi gran parte dei media, ed è in atto una sorta di lavaggio del cervello per quanto concerne l’opinione pubblica, degno di un sistema totalitario. La sostenibilità non è solo uno slogan, ma deve rappresentare una concreta alternativa al caos di un sistema fondato unicamente sul profitto dei più forti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

%d