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sabato 27 Aprile 2024,

Padrin: per le Olimpiadi servono scelte precise per le infrastrutture

Secondo il presidente della Provincia di Belluno (nella foto) i Giochi olimpici sono un'occasione per il rilancio del territorio che va ben oltre le due settimane della loro durata.

«Le Olimpiadi di Cortina erano un sogno, adesso sono una realtà, un’occasione importantissima per il nostro territorio, che va ben oltre le due settimane dei Giochi». Lo sottolinea il presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin, che per questo ha già parlato con Vincenzo Novari, amministratore delegato del comitato organizzativo, «per programmare al meglio le opere a servizio della manifestazione e che poi resteranno a servizio dello sviluppo turistico. Opere che devono guardare alla sostenibilità ambientale e contemporaneamente costituire quel rilancio infrastrutturale di cui il Bellunese ha bisogno».

«Il fatto di ospitare un evento planetario del genere, a breve distanza dai Mondiali di sci 2021, ci impone una programmazione precisa», prosegue Roberto Padrin. «Per i giorni delle gare, certo; ma soprattutto per quello che sarà dopo. La nostra provincia ha di fronte l’occasione giusta per il rilancio dopo anni in cui assistiamo allo spopolamento della montagna. Servono però scelte precise. E su questo, abbiamo la necessità di poter incidere in quelle che saranno le programmazioni del comitato organizzativo, insieme alla Regione Veneto e al comune di Cortina».

«Le prime scelte vanno fatte sulle infrastrutture a servizio dei Giochi», conclude Padrin, «senza però dimenticare che il territorio ha bisogno dell’onda lunga anche dopo le Olimpiadi, e per questo serviranno infrastrutture a servizio dei cittadini e dei turisti, con un occhio particolare all’ambiente di pregio che le Dolomiti rappresentano. È necessario il coinvolgimento attivo del territorio, allargando la programmazione a tutto il resto della provincia, non solo a Cortina e al Cadore. Abbiamo un’occasione unica e non possiamo lasciarla passare».

1 commento

  • Le infrastrutture devono essere funzionali, in primis, ai residenti delle valli alpine. Vanno mantenuti sul territorio la Sanità e l’Istruzione pubbliche, i servizi essenziali, deve essere migliorata la viabilità, si devono incentivare le industrie e le attività locali, si deve incentivare il turismo autenticamente sostenibile. Lo spopolamento avviene, perché la montagna ha dato per quanto concerne energia elettrica e risorse idriche, ma assai poco, o niente sostegno ha avuto dalla amministrazione regionale, specie dopo la crisi dell’industria dell’occhialeria, per lo sviluppo delle molteplici potenzialità dell’economia montana. Tanto più se consideriamo che la Regione Autonoma Trentino- Alto Adige è autosufficiente per una gran parte degli essenziali prodotti primari derivanti dall’agricoltura e dalle industrie delle Prealpi e delle Alpi. E il turismo invernale dei costosissimi e enormi impianti per lo sci, da solo, non è in grado di produrre un duraturo, sicuro benessere per la totalità della popolazione. La popolazione della prestigiosa Cortina d’Ampezzo è in costante diminuizione dagli anni cinquanta del secolo scorso. Uno spopolamento notevole dei residenti per il carovita, la progressiva riduzione dei servizi essenziali, e la progressiva riduzione delle attività economiche degli abitanti originari. Il turismo invernale fondato solo sulla speculazione affaristica, a danno del paesaggio alpino, finisce per rendere assi difficile le molteplici attività economiche della montagna, determinando un carovita insostenibile e favorendo l’esodo in paesi meno “turistici”. Un centro di montagna per persone abbienti, i valligiani che arrivano a restare e i turisti che hanno potere di acquisto e pure le seconde case (disabitate per gran parte dell’anno). Ma poiché tutto si riduce al grande potere di acquisto dei maggiorenti della città della pianura, si verifica un impoverimento della originaria cultura locale, afflitta, oltre tutto, da un condizionamento economico pressante. Invece, restando intatte le libertà economiche, ovvero le molteplici potenzialità dell’economia montana, magari sostenute da incentivi regionali, compreso un turismo rispettoso dell’ambiente, autenticamente sostenibile, e mantenendo i servizi essenziali, si potrebbe riuscire a porre fine allo spopolamento della montagna. Un minore vortice di affari e soldi, ma un benessere più diffuso in tutta la popolazione.

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