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venerdì 19 Aprile 2024,

Invito del vescovo a una «sapienza comunicativa»

Nella Santa Messa celebrata per i giornalisti monsignor Renato Marangoni ha sottolineato l’importanza e la complessità della comunicazione che non è soltanto un’attività, ma è parte costitutiva della nostra essenza relazionale.

Un’omelia dedicata alla comunicazione quella proposta dal vescovo Renato Marangoni ieri sera, giovedì 23 gennaio, nella cappella del Centro Giovanni XXIII di Belluno ai giornalisti dell’Assostampa e dell’Ucsi (Unione cattolica stampa italiana) di Belluno alla vigilia della festa del loro patrono, san Francesco di Sales.

Una figura che desta ammirazione e simpatia, ha sottolineato il vescovo riferendosi al santo francese vissuto a cavallo tra 1500 e 1600, in particolare per la sua capacità di rapportarsi con empatia alle persone in un contesto difficile e polemico come era quello del suo tempo, all’epoca della Riforma e della Controriforma. Una capacità che per i giornalisti rappresenta una domanda sul loro modo di essere e che costituisce uno stimolo anche per la Chiesa a ripensarsi sul fronte della comunicazione.

Riferendosi poi al difficile rapporto del re Saul e il giovane Davide raccontato da un brano del libro di Samuele che era appena stato letto (rapporto difficile dovuto anche al giudizio dato dalle donne di Israele sul loro operato), il vescovo ha fatto presente che la comunicazione è una dinamica sempre presente nella vita delle persone e che interessa tutti i registri dell’esperienza umana, nella loro concretezza e complessità. Una consapevolezza questa che non va mai data per scontata e che e può aprire a una «sapienza comunicativa».

Dello stesso brano biblico mons. Marangoni ha poi evidenziato la figura di Gionata, figlio di Saul, che parlando prima con Davide e poi con il padre riesce a disinnescare l’intenzione di Saul di uccidere il “concorrente” Davide e, anzi, consente che tra i due torni un buon rapporto. Gionata – ha sottolineato il vescovo – entra nel vivo della situazione e contribuisce al formarsi di un contesto nuovo e diverso. In questo conta molto il suo voler bene, sia a Saul che a Davide. Il voler bene, infatti, aiuta a cogliere la verità delle cose e delle persone e può cambiare radicalmente il modo di comunicare.

Riferendosi poi all’episodio del Vangelo di Marco che era stata proclamato (con Gesù pressato dalla folla in cerca di guarigioni) il vescovo ha sottolineato che si tratta di un episodio che richiama la complessità della comunicazione che è un entrare nel vivo e nel vissuto delle persone, toccandole nel profondo, non con un registro unico, ma con ciò che concretamente le tocca.

Riguardo poi al fatto che Gesù impone agli spiriti impuri che gli cadevano ai piedi di non rivelare chi egli fosse, il vescovo ha invitato a riflettere sul ruolo del silenzio nella comunicazione, sulla sua importanza per consentire il succedere delle cose, sulla funzione di spazi di silenzio quali generatori di nuovi incontri.

Infine mons. Marangoni ha concluso con una citazione della professoressa Chiara Giaccardi che insegna Sociologia e Antropologia dei Media all’Università Cattolica di Milano, di cui coordina anche il dottorato in Culture della comunicazione, che sarà protagonista del prossimo convegno diocesano. In particolare il vescovo ha ricordato che la comunicazione non è solo una funzione, ma è parte costitutiva della nostra essenza relazionale, che comunicazione e comunità hanno la stessa radice e che anche la Chiesa deve maturare di più in queste dinamiche.

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