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venerdì 19 Aprile 2024,

Completata la mappatura genetica del cancro. Anche grazie a università e ospedali veneti

Tra i protagonisti di questo studio, l’università di Verona che dal 2010 rappresenta l’Italia nel Consorzio internazionale genoma del cancro.

Un team internazionale di più di 1.300 scienziati di 37 paesi e dieci anni di lavoro, che hanno portato a completare il puzzle che compone la mappatura dei genomi del cancro. Il progetto è il frutto della collaborazione tra il Consorzio Internazionale del Genoma del Cancro (Icgc) e il consorzio statunitense Tcga. Questo team internazionale ha lavorato al progetto “Genomi Pan-Cancro” (Pan-Cancer Analysis of Whole Genomes – Pcawg), che ha completato l’analisi più dettagliata ad oggi disponibile di 2.600 genomi di 38 diversi tipi di tumore. Tra i protagonisti di questo studio, l’università di Verona che dal 2010 rappresenta l’Italia nel Consorzio internazionale genoma del cancro.

Tra i 1300 ricercatori dei 37 paesi partecipanti, 35 afferiscono a istituzioni venete: l’università e azienda ospedaliera di Verona (33), l’università di Padova (1) e l’azienda ospedaliera di Treviso (1). A rendere possibile lo studio è stato il finanziamento del Miur al Centro Arc-Net, dell’Associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc), e l’ulteriore importante sostegno del Ministero della Salute attraverso la Fondazione italiana per lo studio delle malattie del pancreas (Fimp).

«Siamo di fronte a una delle più grandi imprese scientifiche del mondo, e tra i protagonisti ci sono alcune realtà venete», commenta il presidente della Regione del Veneto Luca Zaia. «Sono i giocatori di una squadra straordinaria che schiera i saperi delle Università e li fonde con le qualità professionali e scientifiche della ricerca sanitaria pubblica. Complimenti a tutti, e grazie per un lavoro lungo e difficile, per il quale, per la nostra quota parte, siamo profondamente orgogliosi».

«Se in un consesso di tale valore c’è una realtà di ricerca e buona sanità come Verona, c’è Padova e c’è Treviso», aggiunge, «significa che in Veneto si è saputo creare una rara condivisione di energie e sapere tra Università, ricerca e ambito sanitario, dalla quale scaturiscono risultati come questo. Ciò che rende più soddisfatti è che il destinatario finale di tali sforzi è la persona malata. Un giorno questo studio mondiale consentirà di salvare altre vite dal cancro, e potremo dire con fierezza che il Veneto migliore c’era».

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