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venerdì 19 Aprile 2024,

Con il docufilm sulla “Gabelli” un aiuto concreto all’attività scolastica

Con il ricavato del progetto, per un importo di 2 mila euro, è stata infatti acquistata strumentazione per la riproduzione audiovisiva e musicale per gli alunni della attuale scuola primaria “A. Gabelli” di Belluno.

Strumenti a percussione, un mega televisore ad alto contenuto tecnologico. E a breve arriveranno anche una cassa audio, una decina di leggii, moduli per una pedana che sarà utilizzabile dal coro e, durante la bella stagione, si potrà spostare per concerti all’aperto. Il docufilm “Gabelli: la scuola più bella d’Italia” non è servito solo a rinvendire la memoria, ma anche ad aiutare concretamente l’attività scolastica. Con il ricavato del progetto, per un importo di 2 mila euro, è stata infatti acquistata strumentazione per la riproduzione audiovisiva e musicale per gli alunni della attuale scuola primaria “A. Gabelli” di Belluno. «Anche questo è modo per mettere a frutto l’esperienza e il pensiero di Pierina Boranga, che ha sempre messo al centro di tutto i bambini e la loro formazione», ha evidenziato Franco Fontana, regista di Belluno Ciak, l’associazione che ha realizzato il docufilm. «L’idea iniziale è stata della Filarmonica di Belluno 1867, che ci ha contattato chiedendoci di realizzare assieme un progetto dedicato alla Gabelli», ha aggiunto Fontana ricordato la genesi dell’iniziativa. «Il terzo partner è emerso in modo naturale: l’Associazione cittadini per il recupero della scuola Gabelli».

“Gabelli: la scuola più bella d’Italia” – trentadue minuti, per la prima metà filmici e per la seconda fatti di documentazione fotografica – ha debuttato al Teatro comunale di Belluno il 5 ottobre dello scorso anno ed è stato poi portato anche in alcuni comuni limitrofi. «Si sono registrate sale piene anche fuori Belluno, il comune dove ha sede la storica scuola», ha evidenziato Marco Rossato, presidente dell’Associazione cittadini per il recupero. «Tanti non conoscevano la storia della Boranga e sono rimasti colpiti. Il docufilm, inoltre, è stato presentato alle scolaresche con il supporto didattico delle maestre in pensione della “Gabelli”».

Non mancheranno ulteriori eventi. Il 13 marzo ci sarà la proiezione al Teatro del Centro Giovanni XXIII di Belluno, alla presenza degli alunni del Liceo Renier, dell’Istituto Catullo, del Liceo Galilei e del Tiziano di Belluno. In tutto, 270 persone, tra studenti e loro accompagnatori. Il 26 marzo toccherà a Pieve d’Alpago, per l’Università popolare della Terza Età; il 27 a Ponte nelle Alpi nell’ambito della Rassegna “Voci di donna”. A inizio maggio il docufilm sarà proiettato, fuori concorso, al Microfestival “Cinema Veneto a Km 0”, presso il Cinema Esperia di Padova, e a fine mese a Guastalla (Reggio Emilia), durante un evento riguardante la scuola del passato, organizzato dall’Istituto Comprensivo. A fine luglio la partecipazione al Concorso internazionale “Lago Film Festival” di Revine Lago (Tv).

«La parte filmica mette al centro la vita scolastica di Pierina Boranga, ricostruita in filmato con il coinvolgimento dei bambini della scuola Gabelli, che sono diventati veri e proprio attori/protagonisti», ha ricordato Fontana. «La parte di documentario è costituita da foto storiche dell’Archivio storico di Belluno e di privati bellunesi raccolte dall’Associazione Cittadini per il recupero della Gabelli. È stato inoltre inserito un filmato di un minuto dell’Istituto Luce, per il quale abbiamo acquisito i diritti per tre anni. Una documentazione storica fondamentale». Ci sono poi interviste ad alunne dei primi anni della Gabelli; a maestre negli anni di applicazione del metodo sperimentale di differenziazione didattica; al direttore didattico Fulvio De Bon, con il ricordo della rappresentazione teatrale, nel 2009, dello spettacolo “I Prigionieri di Gea” scritto dalla Boranga, con musica di Nino Prosdocimi; a Rossato, con cenni storici-architettonici sulla Gabelli. Il progetto è stato realizzato con un contributo della Regione Veneto (che ha dato anche il suo patrocinio, insieme ai Comuni di Belluno, Fonzaso, Sospirolo e all’Ufficio scolastico regionale) e dell’Abvs sezione di Belluno.

«Le musiche sono state composte da Davide Donazzolo, che è anche insegnante della classe di percussioni della Filarmonica», ha messo in risalto Paola Celentin. «Per noi è stata un’esperienza del tutto nuova, in quanto ci siamo trovati a eseguire non musiche composte da altri, ma una colonna sonora di nostra realizzazione. L’emozione è stata fortissima. Ricordiamo che la Filarmonica è una realtà in crescita e in cui sono presenti molti giovani. L’età media è 18 anni e per i ragazzi quella con il docufilm è stata un’esperienza assolutamente unica». Emozione condivisa da Belluno Ciak. Fontana ha voluto solo fare un esempio: «L’anno scorso abbiamo fatto una proiezione alla casa di riposo Gaggia Lante, dove è ospite Albertina Crespan, una delle maestre della storica Gabelli. La sua commozione è valsa più di tante parole».

Al di là dell’approccio emozionale, c’è l’aspetto più “strutturale”, messo in evidenza da Rossato, legato al recupero della scuola. Il cantiere è stato aperto nell’autunno scorso. «Come Associazione, ci siamo sempre focalizzati, e continuiamo a farlo, sul patrimonio immateriale della scuola», ha ribadito, «sul progetto educativo. Non dimentichiamo che Pierina Boranga, l’anima della scuola Gabelli, si ispirò e lavorò alla Rinnovata di Giuseppina Pizzigoni. Ad accomunare le due esperienze educative c’è sempre stata la volontà di dar vita a una scuola aperta al mondo, fondata su una didattica innovativa, in cui anche la natura è considerata ambito da cui imparare».

«Sono “foresta”, ma insegno a Belluno da quasi 40 anni», ha detto Lucia Savina, dirigente del Comprensivo di cui fa parte la Gabelli. «Quando sono arrivata in provincia, c’era il mito della Gabelli e ho imparato ad apprezzarne il pensiero pedagogico. Sono felice anche che il pensiero della Boranga sia stato ammirato non solo in chiave postuma, ma anche quando l’educatrice era in vita. Mi piacerebbe ci fosse un’intitolazione alla Boranga. La scuola da lei voluta porta infatti il nome di Aristide Gabelli. Sarebbe bello che, a scuola recuperata, ci fosse un fondamento per dire “Da qui ripartiamo per un nuovo modo di fare scuola”». Rossato ha ricordato che c’è già un luogo, dal 2013, intitolato alla Boranga, ossia il giardino della scuola. «C’è il busto della Pizzigoni nell’aula magna che diverrà mensa», ha aggiunto. «Sarebbe effettivamente interessante che a fianco ci fosse analogo busto di chi fu artefice, a Belluno, di una straordinaria esperienza».

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