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giovedì 18 Aprile 2024,

Belluno Covid-19, perché ancora così pochi guariti? Domande e risposte

Altri 12 positivi al tampone in più, siamo a 979 contagiati "ufficiali".

Mercoledì 22 aprile, i dati ufficiali di Azienda Zero aggiornati a stamattina per quanto riguarda il territorio della provincia di Belluno. Bellunesi positivi al tampone, totale dall’inizio 979, +12 rispetto a ieri; Bellunesi attualmente positivi al tampone 713, -5; Bellunesi attualmente isolati (positivi + contatti) 1.169, -15; Bellunesi morti, totale dall’inizio (anche fuori ospedali) 56, +4; Bellunesi tornati negativi, totale dall’inizio 210, +13; Attualmente ricoverati in terapia intensiva 7, +0; Attualmente ricoverati non in terapia intensiva 78, +2. Qui sotto alcune domande e risposte per capire meglio come sta andando l’epidemia di coronavirus Covid-19.

La “quarantena”, le mascherine, la distanza. Tutte queste precauzioni stanno dando risultati o no?
Stanno dando buoni risultati, sicuramente. Lo confermano i medici: il numero di persone ricoverate si sta abbassando, negli ospedali non c’è più la spaventosa pressione di un mese fa, con i letti tutti occupati. In generale si può dire che c’è meno gente che si ammala, perché c’è meno gente che prende il virus. Fatta eccezione per alcune situazioni particolari.

Però i nuovi ricoveri si verificano ancora, dunque il virus circola nonostante tutte le precauzioni?
Il virus è molto contagioso e si tramette quando gli lasciamo spazi. Tuttavia adesso arrivano in ospedale soprattutto persone che non sono state contagiate “in giro” ma dentro le mura chiuse delle comunità, come sono anche le famiglie, ma soprattutto le case di riposo. Facciamo un esempio: se una famiglia sta chiusa in casa da un mese ma prima della “clausura” uno dei suoi componenti era positivo e non lo sapeva, è logico che anche gli altri membri della famiglia in queste ultime settimane possono essere stati inconsapevolmente contagiati da lui e magari si sono anche ammalati. Così è accaduto anche in molte case di riposo, purtroppo: in queste settimane di lockdown il virus dentro le mura delle strutture di ricovero ha continuato a circolare e a contagiare.

Positivi, contagiati, malati: queste parole hanno lo stesso significato?
Assolutamente no, anche se purtroppo vengono spesso usate come se avessero lo stesso significato e questo genera confusione. Per essere precisi, è “positivo” solo chi ha fatto il tampone e il tampone ha dimostrato che c’è il virus. Significa che la persona è stata contagiata ed è a sua volta contagiosa. Ma non vuol dire che sia ammalata: sembra sia molto alto il numero delle persone che hanno avuto e hanno il virus senza essere ammalati. Per questo è importante che tutti mettano la mascherina, anche se ritengono di non essere contagiosi: perché magari in realtà lo sono e non lo sanno. Solo in una piccola percentuale il virus dà sintomi gravi e addirittura porta alla morte (il 2%, pare).

Ma allora, se il virus non è così “mortale”, perché così tanti morti?
Perché sono tantissimi i contagiati (e contagiosi), molti di più di quel che si pensa.

Perché in Lombardia il numero dei morti è molto alto rispetto alle persone positive?
Semplicemente perché in Lombardia meno persone sono state sottoposte al tampone, che dice se uno è positivo oppure no. Il virus è lo stesso, almeno in Italia, e uccide nella stessa misura.

Ma allora perché in Italia si dice che letalità del virus sia del 13% (13 morti su cento positivi), nel Veneto del 7%, in Lombardia del 18%?
Attenzione, è sbagliato parlare di letalità in questo caso, perché la letalità indica i morti in rapporto ai contagiati “veri”, non ai positivi da tampone. L’abbiamo detto, il virus è lo stesso, non uccide di più in una zona rispetto a un’altra. Dove il virus sembra essere più “cattivo” in realtà vuol dire che là il numero dei contagiati è molto più elevato di quel che si pensa, molto più elevato di quel che dicono le cifre ufficiali dei tamponi. La letalità del coronavirus sembra sia del 2%. Dove risulta più alta vuol dire che è più pesante il divario tra positivi al tampone e contagiati “sommersi” (è sulla base del tasso di letalità ipotizzato al 2% che nel Veneto pare lecito ritenere che ci siano già circa 60 mila contagiati, a fronte di 16 mila positivi al tampone, e in Italia 1 milione e 200 mila contagiati, a fronte di meno di 200 mila positivi al tampone). È noto che la Regione del Veneto ha voluto eseguire molti più tamponi, che hanno scovato molte persone contagiate (e contagiose). Il Veneto è andato “a caccia” del virus, più che le altre regioni.

Positivi, ricoverati, isolati, guariti, morti… qual è il dato più significativo da guardare per capire come va l’epidemia?
Il dato più significativo è l’andamento del numero dei ricoverati, che in questi giorni è sempre tendente al calo. Significa che sempre meno persone si ammalano in modo grave e questa è la prova che il virus non circola più come prima, è la prova che lo stiamo arginando, che ci stiamo riuscendo.

Però i morti sono tanti e i guariti sono pochi, perché?
Sono le due facce della stessa medaglia. Morti e guariti sono il punto finale di un percorso di malattia molto lungo, che dura anche più di un mese. Chi muore oggi, così come chi guarisce oggi, in realtà è stato contagiato e si è ammalato molto tempo fa, di solito settimane. I morti e i guariti sono una fotografia “vecchia”, non ci dicono come va oggi la malattia. Per saperlo bisogna guardare l’andamento del numero dei ricoverati, cioè di quelli che si ammalano oggi, perché significa che hanno preso il virus una settimana fa. E sono tendenzialmente in calo. Salvo, purtroppo, l’apporto di malati gravi dalle situazioni di comunità come sono le case di riposo.

Ma allora possiamo stare tranquilli?
Possiamo stare più tranquilli di prima. Perché il virus è meno presente in giro. Ma ricordiamoci che il virus c’è e ha mantenuto intatta la sua aggressività e la sua pericolosità. La popolazione contagiabile è ancora tantissima e bisogna evitare che il contagio si diffonda, con la sua scia di malati e di morti. Mascherina sempre.

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