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giovedì 25 Aprile 2024,

Bar e ristoranti riaprono, i viticoltori bellunesi sperano di ripartire

Guarnieri (Confagricoltura): «Le produzioni bellunesi hanno sofferto notevolmente, perché sono limitate e di fascia medio-alta, quindi legate più a enoteche e ristorazione».

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Con la riapertura della ristorazione anche i viticoltori bellunesi sperano di poter ripartire, dopo due mesi difficili in cui le vendite si sono fermate quasi completamente. Un crollo dei consumi del vino causato dalla chiusura di tutto il canale Horeca (alberghi, ristoranti, agriturismi, bar, enoteche) e dalla perdita di una parte consistente delle vendite dirette in cantina, che insieme rappresentano il 57% dei volumi consumati nel mercato.

«Le produzioni bellunesi hanno sofferto notevolmente, perché sono limitate e di fascia medio-alta, quindi legate più a enoteche e ristorazione», spiega Enzo Guarnieri, vicepresidente di Confagricoltura Belluno e presidente del Consorzio Coste Feltrine. «Trattandosi di prodotti di nicchia, non entrano nel circuito della grande distribuzione e quindi in questi mesi siamo stati fermi anche perché pure la vendita diretta, che per noi è sempre stata una buona fonte di entrate, era vietata. Anche ora che è stata riaperta il giro si è molto ridotto, perché la gente è parecchio intimorita ed è riluttante a compiere tragitti oltre quelli casa-supermercato-farmacia».

Ora la speranza è che, con bar e ristoranti che riaprono, i consumi ripartano. «Il nostro timore è quello di arrivare alla vendemmia con problemi di giacenza in cantina», continua Guarnieri. «Le strade percorribili, in questo caso, potrebbero essere quelle della vendemmia verde o della distillazione. Si valuterà a seconda delle dimensioni delle produzioni: in certi casi attuare queste misure potrà essere un’opportunità, in altre uno spreco. Bisognerà però dare un po’ di ossigeno per garantire la sopravvivenza delle nostre aziende vitivinicole, anche perché occorre mettere in conto che, nella fase post-crisi sanitaria, l’economia entrerà probabilmente in fase recessiva e i consumi di un prodotto come il vino potrebbero stentare a ripartire. Confidiamo nella sospensione dei versamenti fiscali e previdenziali e, soprattutto, nella possibilità di accedere in modo più ampio e snello a finanziamenti a breve e medio termine, per alimentare la produzione e la commercializzazione dei prodotti. Dovremo, infatti, spingere di più sulla vendita diretta e sul rapporto a tu per tu con il cliente, sia di bottiglie che di vino sfuso, e anche sulla vendita online e a domicilio. Lo sforzo deve essere quello di riabituare i clienti a un certo tipo di consumo di vino di qualità e che abbia una relazione con il territorio».

Solo così le 12 cantine che fanno parte del consorzio, possono guardare con più serenità al futuro, continuando a investire come hanno fatto in questi anni sviluppando l’attività non solo in Valbelluna, ma anche sulle montagne della sinistra Piave da Mel a Lentiai e sull’altopiano dell’Alpago.

«Attualmente abbiamo 40 ettari in produzione, con un potenziale produttivo di 300.000 bottiglie», precisa. «L’aumento più considerevole nella produzione e nei nuovi impianti si è riscontrato nelle varietà legate al territorio come Pavana, Gata e Bianchetta, conquistando nel giro di pochi anni quote di mercato crescenti anche grazie al lavoro di ricerca enologica e tecnologica portato avanti dalle aziende del Consorzio. Alcune nostre etichette hanno ottenuto importanti riconoscimenti internazionali e l’inserimento in alcune importanti guide enogastronomiche di livello nazionale. Quest’anno purtroppo ci è mancato il Vinitaly: un grosso colpo, perché è stata la più grande occasione di visibilità a livello nazionale degli ultimi anni. Ora ci rimboccheremo le maniche e cominceremo a lavorare per essere in grande forma per l’edizione 2021. Sarebbe bello che, proprio per quell’occasione, arrivasse la doc Coste del Feltrino. Abbiamo avviato le pratiche per ottenerla, ma l’iter è lungo e in più, con l’emergenza Covid-19, si è interrotto. Comunque sia attendiamo con fiducia: la denominazione sarà un fondamentale strumento di controllo del rispetto da parte di tutti i produttori del disciplinare e delle norme di legge, e ci darà una spinta in più per valorizzare i nostri prodotti che sono peculiari e unici».

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