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lunedì 20 Maggio 2024,

“Snodi in quota”, in aiuto di chi resta ai limiti del mercato del lavoro

Si tratta del progetto di investimento sociale contro l'impoverimento del territorio: il target sarà quello dei giovani Neet, neo laureati e ultracinquantenni in condizioni di marginalità (nella foto, l'assessore di Belluno Lucia Pellegrini).

Contro lo spopolamento e l’impoverimento del territorio. “Snodi in quota. Piattaforma di investimento sociale per Dolomiti inclusive”, è il progetto approvato dalla giunta del Comune di Belluno. Un progetto di investimento sociale, che parteciperà al bando finanziato dal Fondo di innovazione sociale della presidenza del Consiglio dei Ministri con oltre 21 milioni di euro; i progetti che si aggiudicheranno il bando potranno contare su un finanziamento di 150 mila euro.

L’obiettivo è rivedere gli attuali modelli di servizi, ancora troppo poco integrati e poco centrati sulle caratteristiche territoriali; si rende quindi urgente innovare il sistema con modelli “a rete” e con una caratterizzazione comunitaria, per coniugare in modo nuovo bisogni e risorse. “Snodi in quota” coinvolge i 46 comuni bellunesi del territorio dell’ex Ulss 1 Belluno e vedrà impegnati anche la Fondazione Università Ca’ Foscari e Metalogos, che opererà in collaborazione con la co-partner Cadore scs.

«”Snodi in quota” vuole essere un impegno contro lo spopolamento e l’impoverimento del nostro territorio», commenta l’assessore alle politiche sociali, Lucia Pellegrini. «Bisogna riorganizzare la rete dei servizi, mettendo come priorità l’attenzione ai working poors, quella fascia di popolazione, emersa con forza in occasione del picco dell’epidemia, che restano ai limiti del mercato del lavoro e che sono stati i primi ad essere colpiti dalla strage occupazionale innescata dal Coronavirus».

Quattro le sfide principali che dovranno affrontare i partner di “Snodi in quota”: «Pensare un’organizzazione di servizi che consideri la dispersione territoriale e che quindi garantisca uguaglianza di accesso e presidio del territorio; integrare competenze, specificità, servizi per superare la frammentazione e assumere come riferimento di nuovo spazio sociale l’intera comunità locale», spiega Pellegrini, «ridurre il gap tecnologico per sviluppare il capitale umano e ridurre le distanze; sviluppare strumenti finanziari di impatto sociale per massimizzare i risultati di partnership pubblico-private».

Si vuole quindi realizzare degli “snodi territoriali”, realtà in grado di fornire un’ampia gamma di servizi – salute, consulenza, formazione, sicurezza… – e di raccogliere le opportunità del territorio, integrandole con politiche turistiche, culturali, ambientali, del lavoro.

Il progetto avrà una durata di 36 mesi: «Sarà uno strumento importante per l’avvio della nuova normalità che ci aspetta dopo queste lunghe settimane di lockdown», conclude Pellegrini. «Il nostro target sarà quello emerso dall’analisi dei dati relativi all’emissione dei buoni spesa: giovani Neet (persone che non studiano, che non lavorano e non cercano lavoro, che non frequentano corsi professionalizzanti), neo-laureati, e gli ultracinquantenni in condizioni di marginalità. Vogliamo ampliare le loro opportunità di inserimento lavorativo, rafforzando allo stesso tempo il sistema di relazioni nelle comunità e di valorizzare ancora di più l’impatto sociale delle attività degli enti del terzo settore».

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