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martedì 23 Aprile 2024,

Nelle imprese cali del fatturato di oltre l’11% nel primo trimestre 2020

Le previsioni da aprile in poi sono ancora più sconfortanti. Per aiutare il sistema economico, la Camera di commercio ha messo sul tavolo diverse misure.

Le ferite inferte dal Covid-19 all’economia bellunese sono profonde. Il problema principale che lamentano le aziende riguarda il numero crescente di clienti che non pagano o ritardano a pagare. Ne discende un problema di liquidità. «La richiesta più urgente che arriva dalle imprese è quella di facilitare l’accesso al credito», ha evidenziato Mario Pozza, presidente della Camera di commercio Belluno-Treviso, che oggi, durante una conferenza stampa, ha presentato le misure messe in campo dal sistema camerale a sostegno delle attività produttive.

Quattro linee di intervento. «Considerando tutti i diversi provvedimenti, per le province di Belluno e Treviso si arriva a un importo complessivo che si aggira tra i 6 milioni e mezzo e i 7 milioni e mezzo di euro», ha detto Pozza. Sono quattro, nello specifico, le linee di sostegno, approvate ieri, mercoledì 20 maggio, dall giunta camerale. «Stiamo per pubblicare un bando da 415 mila euro, per cui da lunedì prossimo ci sarà il “click day”», ha fatto presente il segretario generale, Romano Tiozzo. «Con la prima variazione di bilancio andremo ad aggiungere un altro milione di euro. Si avrà quindi un pacchetto da un milione e 415 mila euro per sostenere le spese che le aziende pagano alle banche nel momento in cui fanno richiesta di liquidità». Chi farà domanda potrà ricevere contributi fino a 4 mila euro a fondo perduto.

La seconda misura riguarda il consolidamento della struttura dei consorzi fidi: la Camera di commercio di Belluno-Treviso ha messo 3 milioni di euro (15 milioni la cifra stanziata dal sistema camerale veneto) per incrementare per un periodo di 7 anni il potenziale di garanzia che i Consorzi metto a disposizione delle imprese. «C’è poi il social lending, il cosiddetto prestito sociale», hanno precisato «Cinque milioni in totale, uno per ciascuna Camera del Veneto, attraverso cui le imprese possono avere aiuti diretti, per piccoli interventi, al di là di banche e consorzi fidi. Una sorta di microcredito. La misura partirà con la fine dell’anno, è prevista dal decreto “Cura Italia” e, per attuarle, serve una autorizzazione da parte della Banca d’Italia».

Infine, ciascuna Camera veneta stanzierà un milione di euro per sostenere le misure che verrano messe in campo dalla Regione. «Un’altra delibera approvata in giunta riguarda l’internazionalizzazione», ha sottolineato Pozza, «abbiamo deciso di aderire per il terzo anno all’accordo con la Regione Veneto nell’ambito del Centro estero. Stiamo mettendo in piedi delle piattaforme per fiere virtuali affinché le imprese possano avviare contatti commerciali con altri paesi».

I numeri del primo trimestre 2020. «Tutti questi provvedimenti mirano a dare una boccata d’ossigeno a un sistema preso dallo sconforto», hanno proseguito Pozza e Tiozzo. «Nel primo trimeste di quest’anno si sono registrate flessioni di produzione e fatturato nell’ordine del 10% nei nostri territori, rispetto al trimestre precedente. Flessioni che si portano anche al -13/-15%, sempre come dato medio, se prendiamo a riferimento l’andamento del fatturato (tanto a Belluno quanto a Treviso) per le imprese già da marzo interessate dalla sospensione delle attività. Per trovare cadute così intense degli indicatori congiunturali, bisogna risalire al 2009».

«La cosa che più preoccupa», ha continuato Pozza, «è che questi sono dati relativi ad un trimestre solo in parte interessato dal lockdown. Per il secondo trimestre dell’anno gli imprenditori ci hanno rilasciato previsioni molto pessimiste, che arrivano anche a prefigurare ulteriori contrazioni del 20% per produzione e fatturato. Contrazioni che non risparmiano neppure la domanda estera».

L’indagine Unioncamere. La consueta indagine congiunturale sul manifatturiero, realizzata da Unioncamere del Veneto, permette di fornire prime, importanti evidenze di come stia impattando l’emergenza Covid-19 nel comparto industriale regionale e delle due province di Belluno e Treviso. I dati sono raccolti da un campione statistico regionale di quasi 2.000 imprese con almeno 10 addetti, cui fanno riferimento oltre 74.000 addetti. Il sotto campione trevigiano è composto da 417 imprese per oltre 13.000 addetti; quello bellunese è composto da 74 imprese per oltre 2.500 addetti. A Belluno e a Treviso la quota delle imprese con attività sospese è risultata del 78%. Una parte dell’occhialeria, per quanto attività assentita, ha scelto comunque di sospendere le attività.

I dati, nudi e crudi, sono i seguenti: guardando al campione nel complesso, la produzione industriale ha conosciuto una contrazione del -9% rispetto al trimestre precedente per tutti i livelli territoriali considerati. Per le attività sospese la contrazione è stata del -14,3% a Treviso, e di oltre il -12% sia a Belluno che a livello regionale. Il grado di utilizzo degli impianti crolla al 65,4% per Belluno, con una perdita di quasi 10 punti rispetto al trimestre precedente. I dati sul fatturato confermano il quadro, e forse lo connotano in termini ancor più gravi. La caduta congiunturale è del -11,3% a Belluno (con in negativo anche le “non sospese”). Sul fronte degli degli ordinativi, la provincia di Belluno, grazie probabilmente alla proiezione all’estero dell’occhialeria, riesce a registrare un incremento: del +2,6% su base trimestrale e del +0,9% su base tendenziale annua. Inevitabile l’accorciamento dell’orizzonte di produzione assicurato dal portafoglio ordini: per le imprese manifatturiere bellunesi i giorni di produzione assicurati passano da 58 a 45. Con previsioni per il prossimo trimestre orientate verso un profondo pessimismo.

L’occupazione. L’emergenza Covid-19 ha indotto anche un 20% circa di imprese in Veneto (18% a Treviso; 11% a Belluno) a modificare la produzione (convertendola in altra produzione). Per quanto riguarda l’occupazione, nel periodo gennaio-marzo 2020, l’82% delle imprese manifatturiere intervistate in regione ha fatto ricorso a qualche forma di provvedimento occupazionale per la gestione delle maestranze. Fra le imprese manifatturiere appartenenti alla classe 10-49 addetti, la quota di dipendenti coinvolti nella Cig arriva a superare, in media, il 73% degli organici; quota che invece resta attorno al 35% per le imprese con 50 addetti e più. Padova è la provincia nella quale risulta più alto il coinvolgimento di dipendenti nella Cig (quasi il 75% degli addetti relativi alle imprese intervistate nel territorio), seguita a ruota da Belluno (59%).

Significativo anche l’ampio ricorso allo smart working: in Veneto (con minimi scarti fra territori) oltre il 40% delle imprese intervistate ha attivato (o rinforzato) questa modalità di lavoro. Questa quota sale al 74% per le imprese di maggiori dimensioni (50 addetti e oltre), ma resta significativa (35%) anche per le imprese fra i 10-49 addetti. I lavoratori coinvolti sono circa il 10-12% dei dipendenti in organico, tanto a livello regionale quanto nelle singole province. Un’impresa su quattro ha invece optato per la riduzione della manodopera temporanea: provvedimento che ha colpito mediamente il 7% dei lavoratori a livello regionale: tale quota sale al 13% con riferimento alle imprese fra i 10-49 addetti. Un po’ più accentuata l’incidenza del fenomeno in provincia di Belluno. Infine il 9% delle imprese ha favorito il part-time dei propri dipendenti (ma con un impatto marginale sugli organici). L’opzione del licenziamento è stata praticata dal 4% delle imprese, in netta prevalenza 10-49 addetti, e con riferimento ad altre causali diverse da quelle economiche. Martina Reolon

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