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venerdì 26 Aprile 2024,

Pandemia e turismo, in provincia perso mezzo milione di presenze

I dati preoccupanti che emergono dall’indagine elaborata dall’Ufficio Studi Confartigianato Imprese Veneto (basata su dati della Regione Veneto).

I 100 giorni di lockdown hanno lasciato in Veneto un “buco” da 4,5 milioni di arrivi e 12,5 milioni di presenze (il 67,4% stranieri). A tanto infatti ammontavano nel 2019 i flussi turistici nei mesi di marzo, aprile e maggio. Un blocco che ha fatto venire meno 4 miliardi di fatturato e mandato in fumo almeno 3 miliardi di consumi turistici. A livello bellunese i mancati ricavi del turismo sono significativi e si stima la perdita di mezzo milione di presenze. Questo secondo l’indagine elaborata dall’Ufficio Studi Confartigianato Imprese Veneto (basata su dati della Regione Veneto).

«Da settimane sentiamo dire che l’estate 2020 sarà quella giusta per il turismo della montagna. Adesso abbiamo il dovere di fare in modo che sia così. Per il turismo e anche per l’artigianato, che è strettamente connesso», sottolinea la presidente di Confartigianato Belluno, Claudia Scarzanella. L’indagine registra nel periodo marzo-giugno dello scorso anno, al livello bellunese, 128.934 arrivi e 477.286 presenze. «Di queste, 226.397 erano state presenze straniere, circa la metà», continua Scarzanella. «Le Dolomiti e i nostri paesi lavorano molto con la clientela straniera, fatta di escursionisti tedeschi, austriaci e inglesi. Anche durante il periodo estivo. Il fatto che i viaggi internazionali saranno fortemente ridotti anche oltre il mese di giugno ci fa pensare che gli effetti del lockdown sul turismo bellunese saranno particolarmente pesanti. È per questo che dobbiamo fare in modo di intercettare il mercato italiano e promuovere la destinazione montagna e Dolomiti bellunesi come sana, salutare, sicura e in grado di rispondere a quelle che sono le richieste della clientela, sotto il profilo dell’accoglienza e della ricettività, ma anche dal punto di vista gastronomico, sportivo e culturale. Il turismo è uno dei motori indispensabili per il territorio, anche perché muove un indotto che interessa da vicino il mondo dell’artigianato».

Anche in questo caso, i numeri parlano chiaro: a livello provinciale sono oltre 500 le imprese artigiane potenzialmente coinvolte dalla domanda turistica. «Più o meno il 12% delle imprese artigiane totali del Bellunese», spiega la presidente Scarzanella. «Parliamo di bar, ristoranti, pasticcerie, ma anche di attività ricreative e di intrattenimento, di edicole, attività culturali e trasporto persone. Una fetta importantissima del tessuto imprenditoriale per la quale avere o non avere turismo fa la differenza. Perché la montagna possa davvero recitare un ruolo da protagonista nell’estate 2020, dobbiamo fare in modo di lavorare in sinergia. Recuperare le perdite del lockdown sarà impossibile nel breve termine. Ma salvare l’estate e l’autunno è un obiettivo raggiungibile».

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