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venerdì 26 Aprile 2024,

Suicidi nelle Forze armate e nelle Forze dell’ordine, 69 nel solo 2019

È il dato allarmante, a livello nazionale, che emerge dall’analisi realizzata da Alessandro Farina, responsabile provinciale della consulta Forze armate e Sicurezza di Fratelli d’Italia.

In Italia 69 suicidi avvenuti nel corso del 2019 tra gli appartenenti alle Forze armate e Forze dell’ordine, con un indice di 1,32 eventi a settimana. È il dato allarmante che emerge dall’analisi realizzata da Alessandro Farina, responsabile provinciale della consulta Forze armate e Sicurezza di Fratelli d’Italia. «Uomini, padri, mariti, figli e fratelli che non hanno avuto la possibilità e il coraggio di esternare i loro problemi, perché la società in cui viviamo non permette uomini fragili, come se non possa avere emozioni, quindi avere la libertà di esprimerle perché l’uomo deve essere tutto d’un pezzo. Per un uomo è difficile confidare e dire che è vittima di una violenza fisica o psicologica», scrive Farina nell’approfondimento. «Sono trascorse poche settimane dalla morte suicida di un assistente capo della Polizia Penitenziaria, aveva 50 anni, da tempo in servizio alla casa di reclusione “Due Palazzi” di Padova. Nel 2019 nelle carceri italiane si sono suicidati 52 detenuti e 11 agenti penitenziari». Lo studio di Farina si basa sul dossier “Morire di Carcere” redatto dal Centro Studi di Ristretti Orizzonti e reso noto alla presentazione del “Dossier criticità” nel dicembre scorso a Torino.

«Gli Istituti penitenziari sono macchine articolate, all’interno di esse ci sono alti indici di disagio sociale, con molteplici difficoltà e precarietà che vanno fronteggiate quotidianamente, spesso con scarse risorse e strumenti utili», continua Farina. «Sommosse dei reclusi soffocate dagli agenti – sempre più vittime di violente aggressioni – come quella avvenuta nei giorni scorsi nella Casa Circondariale di Santa Maria Capua Vetere (CE) o le proteste e i tentativi di evasione in più istituti nei mesi di emergenza Covid-19, dove in poche ore i detenuti hanno preso il sopravvento sulla gestione dei presidi detentivi, sono benzina in questo scenario infuocato che da un momento all’altro rischia di esplodere. Ma la cosa più drammatica è la sensazione che lo Stato in carcere non comanda più. Sempre nel periodo del lockdown dovuto dalla pandemia, circa 27 istituti hanno registrato sommosse, rivolte, saccheggi e sequestri di agenti e personale sanitario, liberato dopo ore di trattative».

«Abbandonate le spesse mura delle casa di detenzione, l’attenzione si posa su un altro dato, anch’esso pesantemente drammatico», continua l’approfondimento. «Nel 2019 si sono registrati 18 casi di eventi suicidari tra gli agenti della Polizia di Stato (16 uomini e 2 donne). Le statistiche ci dicono che qualcosa continua a non funzionare. Come continuano a non funzionare gli aiuti fin qui messi in campo. Bisogna affrontare l’argomento perché lo stesso non venga trattato o identificato come un argomento tabù. L’evento suicidario è un fenomeno che non va in nessun modo classificato come “casuale” o archiviato come un problema di carattere psicologico dell’individuo, da ricercare nella sfera privata o familiare. Con questo non si vuol dire che gli atti estremi siano da legare sempre all’ambiente lavorativo o all’organizzazione in cui la persona svolge servizio, ma ci sono delle tangibili testimonianze che ci dicono che qualcosa non sta funzionando come dovrebbe, lo si capisce dal continuo numero di suicidi. Con la proiezione di questi dati, anche il 2020 sarà un anno pesante. Per inciso, se a livello legislativo l’Italia sembra essere un paese all’avanguardia in tema di inclusione, la realtà e la messa in pratica di tali direttive risulta essere assolutamente insoddisfacente. Chiediamoci se una Nazione teoricamente giusta, non dovrebbe tutelare e accudire amabilmente, da buon padre di famiglia i propri figli, i propri cittadini. Chi veste l’uniforme giura, insegnandogli il rispetto prima che per sé stesso, per i propri colleghi, per il proprio Stato e per la propria Bandiera. Se loro giurano di difendere qualcosa di più grande dei propri affetti, chi giura di difendere loro? Quello che chiediamo è un approfondimento deciso, arrivare alle cause prevedendo ogni tipo di azione estrema, dotando il sistema di personale che sappia ascoltare e comprendere eliminando il pregiudizio verso chi richiederebbe un aiuto. Inoltre, chiediamo e auspichiamo la verità ad ogni gesto estremo».

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