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venerdì 29 Marzo 2024,

Emergenza Covid, i sindacati: «Stanno emergendo nuove povertà»

Cgil, Cisl e Uil hanno presentato la nuova piattaforma sociale inviata a tutti i sindaci della provincia di Belluno. La preoccupazione è tanta: «Stiamo già testando con mano che c’è e ci sarà una crescente povertà collettiva, che andrà a scaricarsi sulle comunità locali».

La pandemia sta dolorosamente rivelando le disparità esistenti e persistenti nelle nostre società: essa avrà il maggiore impatto sulla vita delle persone che vivono in condizioni di privazione o che affrontano difficili circostanze socio-economiche. Ma quel che è peggio è che sta creando nuove povertà. E nuovi bisogni a cui far fronte. «Il Covid ha modificato alcuni temi e ne ha aggiunto di nuovi ed è per questo che è necessario riposizionare la contrattazione sociale», ha evidenziato Mauro De Carli, segretario generale della Cgil di Belluno, che mercoledì 1 luglio, assieme ai colleghi di Cisl e Uil, ha presentato la nuova piattaforma di negoziazione sociale, elaborata per far fronte alla situazione creata dall’arresto forzato delle attività e dalle disposizioni anti-coronavirus. Una piattaforma che è già stata inviata a tutti in sindaci della provincia di Belluno e a cui faranno seguito incontri con i singoli primi cittadini.

«Stiamo già testando con mano che c’è e ci sarà una crescente povertà collettiva, che andrà a scaricarsi sulle comunità locali», ha fatto presente De Carli. «Sono emersi nuovi bisogni e nuove povertà: per fare un esempio, le disparità nell’utilizzo delle tecnologiche informatiche, la “povertà telematica”, che colpiscono sia i giovani che gli anziani. Per non parlare degli impatti creati dall’emergenza sanitaria sul reddito delle persone. E le conseguenze di ordine psicologico». Insomma, se finora la piattaforma di negoziazione era incentrata su alcuni aspetti, come quelli fiscali (legati alla tariffazione) e socio-sanitari (con Ulss e Comuni), ora ha bisogno di essere rimodulata per poter fronteggiare le nuove criticità. «Si stanno perdendo pezzi del sanitario e così le esigenze si scaricano sul sociale», ha aggiunto De Carli con Maria Rita Gentilin, segretaria dello Spi Cgil, «si sta allargando la forbice tra ricchi e poveri e il Covid ha fatto emergere piccole sacche di illegalità: per esempio, il lavoro nero. Lo testimonia la corsa, nel mese di marzo e prima del lockdown, per legalizzare colf e badanti».

La nuova piattaforma – a cui i sindacati hanno allegato il manifesto “#giustaItalia” promosso, tra gli altri, da Libera con Avviso Pubblico – chiede alle amministrazioni locali di affrontare diverse tematiche: le nuove scelte sulla programmazione delle funzioni principali del Comune anche con l’utilizzo della quota libera di avanzo di amministrazione; la situazione economica osservata durante le fasi della crisi Covid-19; gli interventi da programmare per superare l’isolamento relazionale dei giovani, delle famiglie, degli anziani soli e delle persone portatrici di handicap; le iniziative per eliminare la povertà digitale e il sostegno alle famiglie che devono rimodulare l’attività lavorativa con la cura dei figli e dei familiari non autosufficienti; la riorganizzazione dei servizi socio-assistenziali e l’integrazione del servizio pubblico, viste le criticità riscontrate durante l’emergenza Covid.

L’obiettivo dei sindacati è far sì che «nessuno rimanga indietro». «Siamo consapevoli che la situazione di emergenza ha provocato per i Comuni minori entrate», hanno detto ancora, «però c’è un altro aspetto da segnalare, “strano” se vogliamo, ma certificato: se nel 2015 gli avanzi di amministrazione dei Comuni presentavano, sul fronte delle risorse non spese, una disponibilità pro capite in media tra i 30 e 60 euro, nel 2017 e nel 2018 c’è stata un’esplosione di risorse non utilizzate». Si parla di 66 milioni e 740 mila euro in territorio provinciale, «di cui 22 milioni e 712 mila euro gestibili immediatamente», ha precisato De Carli. «Ora, noi non possiamo di certo pretendere che i Comuni spendano queste risorse come vogliamo noi, ma negli incontri che terremo a breve andremo a far presente questa disponibilità e a sollecitarne un utilizzo che sappia far fronte alla povertà sociale, alla povertà telematica e ai nuovi bisogni, cui si dovrebbe rispondere con nuove forme di economia, di lavoro, che potrebbero essere attivate da parte dei giovani».

Quello della negoziazione sociale è un tema che vede costantemente impegnati i sindacati. «Nel 2019 abbiamo avuto una trentina di incontri con i Comuni, a cui si sono aggiunti i confronti con l’Ulss 1 Dolomiti», ha sottolineato Rudy Roffarè, segretario generale aggiunto Cisl Belluno–Treviso. «A giugno dello scorso anno è stato anche sottoscritto un contratto generale della sanità, fatto proprio dalle amministrazioni locali». Roffarè ha poi ricordato l’impegno sul fronte spopolamento e calo demografico, con la rimodulazione delle tariffe, dell’Isee e delle aliquote Irpef. «Il 2020 sarà l’anno in cui la popolazione residente in provincia di Belluno scenderà sotto la soglia 200 mila», ha aggiunto con preoccupazione, evidenziando il ruolo giocato dal Fondo Welfare Dolomiti, che mette insieme tutte le associazioni, le istituzioni e il volontariato bellunese. «Abbiamo raccolto mezzo milione di euro, distribuito alle famiglie dopo il disastro Vaia. Ma ci sono anche la raccolta fondi per l’emergenza Covid “#aiutiamocibelluno”, il progetto di sostegno psicologico, l’evento live dal Teatro comunale dell’8 giugno con il dj Luca Garaboni, che ha totalizzato 20 mila visulalizzazioni», ha continuato Roffarè. «Ora stiamo studiando una campagna di crowdfunding, oltre a iniziative per il servizio civile, per favorire la permanenza nel territorio dei giovani bellunesi; “Grow”, un progetto di incontro tra bellunesi nel mondo e aziende; continua poi l’impegno per i nidi in famiglia». In prospettiva il fondo non dovrà essere utilizzato come strumento che elargisce fondi a pioggia. «Il nostro obiettivo è infatti avviare progetti di microcredito e fondi di rotazione», ha precisato.

E ce ne sarà bisogno, visti i mesi difficili che ci attendono. «Il Covid ha peggiorato una situazione che già vede i redditi medi bellunesi tra i più bassi a livello veneto», hanno detto la Gentilin e Rino Dal Ben, segretario generale Fnp Cisl Belluno Treviso. «I pensionati sono in difficoltà, ma anche i più giovani e le famiglie, con lavoratori in cassa integrazione chiaramente in situazione critica. Siamo molto preoccupati per il fatto che i centri diurni sono ancora chiusi e per tutta la partita dell’assistenza domiciliare».

«La situazione sociale è allarmante», ha ribadito Gugliemo Pisana, responsabile dell’area Treviso Belluno della Uil. «Coesione sociale credo sia la parola chiave di questa trattativa. Ci sono situazioni difficili da affrontare e per le quali i sindaci possono essere di grande aiuto». Un aspetto evidenziato anche da tutti gli altri sindacalisti: «Ci possono essere scontri tra amministratori di diversi Comuni, ma poi bisogna individuare le priorità, i temi su cui lavorare e spingere su questi, per il bene dell’intero territorio».

Martina Reolon

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