Prosegue in Veneto, seppure lentamente, il recupero dei posti di lavoro persi durante la fase più acuta dell’emergenza Covid-19. I dati delle prime due settimane di luglio confermano e accentuano i segnali positivi rilevati nei mesi di maggio e giugno, con un saldo nel periodo di +21.400 posizioni di lavoro dipendente, un valore superiore a quello registrato lo scorso anno. La differenza con il 2019, tra mancate assunzioni e rapporti di lavoro cessati, resta tuttavia elevata e quantificabile in circa 56.100 posti di lavoro in meno, pari al 2% dell’occupazione dipendente complessiva in regione.
I danni occupazionali subiti nella fase di lockdown non sembrano quindi recuperabili integralmente nel breve periodo, ma conforta la constatazione che la flessione occupazionale si sia arrestata e che vi siano indizi di recupero. Restano da valutare gli effetti del blocco dei licenziamenti e dell’estensione della cassa integrazione a buona parte della platea di lavoratori dipendenti, due provvedimenti che hanno contribuito a limitare il numero di cessazioni nel periodo di emergenza e che saranno probabilmente prorogati fino alla fine del 2020.
I miglioramenti registrati negli ultimi due mesi sono dovuti principalmente alla ripresa delle assunzioni che sono state in piena crisi tra il 23 febbraio e il 3 maggio (il 61% in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente), ma a partire da maggio hanno progressivamente ridotto il differenziale con il 2019, toccando -34% in maggio, -19% in giugno e -9% nei primi 12 giorni di luglio.
Le province venete più colpite si confermano quelle con una maggiore incidenza delle attività stagionali: a Venezia si è registrata da inizio anno una perdita di circa 24.500 posti di lavoro rispetto allo stesso periodo del 2019, a Verona di circa 15.800. Calo più contenuto nelle altre province: -6.500 a Padova, -5.300 a Treviso, -4.400 a Vicenza, -2.800 a Belluno e -1.500 a Rovigo. Il saldo di inizio luglio risulta positivo in tutti i territori, ma generalmente più basso rispetto a quello fatto registrare nel 2019 (+1.585 a Belluno).
Il turismo rimane il settore più colpito dagli effetti della pandemia e da solo spiega quasi la metà della contrazione occupazionale complessiva, con una riduzione di circa 26.000 posti di lavoro. Nessun settore è riuscito a recuperare completamente la caduta di posizioni lavorative rispetto al 2019. In maggiore difficoltà restano il settore dei trasporti e del magazzinaggio (-4.500 posti di lavoro dall’inizio della crisi rispetto al 2019), l’occhialeria (-1.000) e l’agricoltura (-1.400 la maggior parte dei quali persi nella fase iniziale della crisi).
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